Diario 213
25 febbraio
-3 marzo 2013
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La prova
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Il
referendum
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Due, tre
cose che sapevo e di cui ora dubito e non solo ….
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Il
prossimo Presidente del consiglio
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La
corruzione
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Le griffe, per chi?
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Citazioni: nel bene e nel male: (Dario Fo, Silvio
Berlusconi, Mario Monti, Antonio Ingroia, Nichi
Vendola)
La prova
I rappresentanti politici, vecchi e nuovi, sono davanti
alla prova della loro vita, della loro
credibilità e per la speranza del paese. Il paese si aspetta soluzioni ai suoi
guai, che si chiama recessione. Il modello di produzione si può correggere, ma
abbiamo bisogno di lavoro per i giovani e i disoccupati, ricerca scientifica e
tecnologica per il futuro, salvaguardia del territorio per la sopravvivenza, possibilità
di far contare la gente attraverso un intreccio fecondo di democrazia delegata
e diretta, la crescita del mezzogiorno, la ristrutturazione del debito sovrano,
un welfare più ampio ed equilibrato, un impegno a modificare lo stato della UE.
Questo gli italiani si aspettano, per chiunque hanno
votato, sia per chi si è fatto influenzare da proposte false del centro destra
(anche loro hanno i figli senza prospettiva), sia per chi ha votato per un
centro sinistra, forse poco risoluto, ma centrale per il cambiamento, sia per
chi ha votato per un cambiamento, almeno a parole, più radicale. Questa
osservazione non si spende per una “grande coalizione”, impossibile e
deleteria, ma per una soluzione di governo che affronti le questioni strutturali
e sovrastrutturali.
Abbiamo bisogno di maggiore e migliore democrazia,
aspiriamo a maggiore libertà, crediamo nella possibilità di una equità sociale
ed economica.
Se questo sbocco non sarà garantito, sia per vecchi vizi
e giochetti, sia per nuove ambizioni, vedo nero sul piano economico, sociale,
istituzionale e culturale. Le deriva autoritarie non sono mai tramontate,
esorcizzarle, prevenirle, combatterle sta nel dna della democrazia.
Credo che ci sia l’intelligenza per superare la prova, se
così non fosse, poveri noi.
Il referendum
Al referendum lanciato nel “diario eccezionale”, che
proponeva Vendola come capo del governo, come forse l’unico del centro sinistra
in grado di dialogare con il Movimento 5 stelle, ha risposto il 30% degli amici
che ricevono il diario. Sono state risposte molto articolate soprattutto di chi
ha votato per il no (alcuni di voi hanno ricevuto le risposte ma non tutti,
infatti la lista è divisa in 8 gruppi,
perché alcuni hanno dei programmi che
rifiuta la posta inviata con molti indirizzi).
Le risposte sono state spesso accompagnati con
ragionamenti politici interessanti. Ringrazio tutti; i risultati sono:
40% per il SI; 40% per il no e 20 % risposte molte articolate ma senza
prendere posizione.
Ringrazio tutti
Due, tre cose che
sapevo e di cui ora dubito e non solo ….
1. Sempre
più sento parlare di un cambiamento politico fondato sull’impegno dei cittadini
organizzati in molteplici e differenti gruppi, comitati, consigli, ecc. Da una
parte sono totalmente d’accordo, ma trovo che quelli con i capelli bianchi
hanno corta memoria. C’è stato un tempo
nel quale il tessuto politico italiano brulicava di comitati e consigli e anche
di gruppi che arrivavano alla “pratica dell’obiettivo” (autoriduzione,
controllo dei ritmi di lavoro ecc.). Una forza notevole spazzata via, a ragione
del fatto che per sordità dei “corpi intermedi” (i partiti) questi ultimi non
si sono riformati e non hanno accolto la “pretesa” di democrazia che veniva da
tutte queste forme di organizzazione spontanee.
Deduco che l’attenzione ai
corpi intermedi non sia risolvibile nel “tutti a casa”, né nella resistenza
degli stessi. Si tratta di un passaggio fondamentale, adatto a promuovere
l’intreccio stretto tra democrazia delegata e democrazia diretta.
2. L’indicare
la necessità di riformare il “costo”
della politica e i privilegi della così detta “casta”, è importante, ma per
quanto importante c’è dell’altro a cui pensare. Ma mentre su questi temi si è
molto precisi (si fa per dire) sugli altri solo vaghezze. Nel mentre i dati
economici: occupazione, disoccupazione, Pil, consumi, ecc. ci parlano una
lingua drammatica.
3. Dai
discorsi che sento sembra che tutto il
potere nel nostro paese sia concentrato nel Parlamento. Ma è proprio così?
O ci sono altri e più forti poteri? Se si come si aggrediscono?
4. Del
debito sovrano si parla molto poco. La sua ristrutturazione è fondamentale. Le
strade, a parte quella di ”non pagare”, che non mi pare raccolga neanche una minoranza consistete, sono due:
a) rinnovare automaticamente il debito alla scadenza, senza il giochetto di
acquisire un nuovo debito per pagare quello vecchio; b) bloccare il rimborso del debito e degli interessi per i prossimi
3-5 anni. Non si capisce perché la situazione deve colpire i pensionati, gli
impiegati pubblici, come si dice, i disoccupati, ecc. e non chi ha fatto un
investimento … improvvido.
Il prossimo
Presidente del consiglio
La politica italiana non è stata mai nelle spine circa il
“prossimo” presidente del consiglio. Oggi assomiglia molto al Conclave per
l’elezione del papa. I candidati si
sprecano, messi in fila non promettono niente di buono: Bersani (il naturale);
Grillo (il finto pretendente, o no?); Monti (legato alla poltrona); Vendola
(l’improbabile); Renzi (dice no, ma gli piacerebbe); Amato (povero, non manca mai); un “tecnico”
(del mistero); Napolitano (attraverso un giro molto improbabile); Barca (pulito
e serio); …
Potrei continuare, ma sembra uno scherzo, mentre la
situazione è preoccupante. C’è la sofferenza della gente, i giovani che
aspirano a qualcosa, ecc.
Tutti si dicono angosciati, preoccupati, si richiamano
alla necessità di fare presto, ma l’unica cosa che succede è … incertezza.
La corruzione
Berlusconi ha corrotto il senatore De Gregorio per fare
cadere il governo Prodi. Ma no! Non ci posso credere che venga fuori ora; era
noto, si era detto e stradetto, e non è il solo. Oggi il senatore confessa e il
PDL grida contro i magistrati. Un film visto e rivisto, fino a quando, no ne
possiamo più.
Le griffe, per
chi?
La moda è un settore
rilevante dell’economia, e per quanto riguarda il ostro paese è l’unico settore che cammina e che
esporta. Bene. Ma il settore nel suo
complesso chi “serve”? Il rischio di moralismo è molto forte, ma nel momento in
cui da più parti si discute delle finalità del sistema di produzione, della
necessità di rivedere i determinanti del sistema economico e sociale; nel momento
in cui appare socialmente e politicamente insopportabile una società divisa tra
un 1% che tutto può e tutto può avere e un 99% sottoposto a continue
vessazioni, a continue tosature della proprie possibilità, forse una qualche
riflessione si può fare.
Volevo elencare,
assumendole dai due supplementi dedicate alle “donne” dai due maggiori
quotidiani italiani, ma mi sono accorto che ci volevano due pagine di questo
diario, allora ripiego solo sui numeri.
Le griffe, destinate
esclusivamente alla produzione di abiti e accessori, quindi escludendo i
produttori puri di profumi, belletti, creme, ecc., risultano, dalla pubblicità
apparse in queste due supplementi ben 81. Di queste solo 4 appartengono a
griffe che producono oggetti accessibili ai più, mentre tutta la restante
produzione è esclusa che possa essere acquistata dalla segretaria d’azienda,
anche da una media professionista, per non parlare delle altre categorie
sociali. Certo si può fare un sacrificio per un acquisto fuori del proprio
bilancio, ma appunto un’eccezione.
La concorrenza nel settore
è spietata, ma non avviene sul prezzo, che invece riveste un carattere
marginale, ma sull’estetica (non poche volte volgare e banale) e soprattutto
sulla capacità di richiamare l’attenzione, di fidelizzare la clientela (con
scarso esito in generale), e questa è la benedizione per le riviste di moda che
si riempiono di annunzi pubblicitari.
Una schiera di stilisti,
di modelliste, di operai/e altamente specializzate si dedicano a soddisfare
l’esigenza di esibirsi di una modesta schiera (di numero, ma spesso anche di
altro) di persone.
Ma come se non bastasse
nel settore si nasconde una grande quantità di lavoro nero e di sfruttamento,
un costo eccessivo di pubblicità, ecc.
Un tempo l’Italia la
faceva da padrone, oggi i nomi sono rimasti ma la proprietà è trasmigrata in
altre casseforti.
Ha senso? Non propugno un
popolo in divisa, né un’omogeneità di vestiti, ciascuno si vesta (e si svesta)
come vuole, ma è necessario un apparato produttivo di questa dimensione? Del resto
una certa quota di quel 99% che non può
accedere alle griffe si veste (anche con poca spesa) come pensa sia
meglio, come crede di esprimere meglio
la propria personalità. Riferirsi alle griffe è proprio mancanza di fantasia,
di personalità e di creatività. Non sto sostenendo che tutta la produzione
griffata è banale o esagerato, ci sono anche delle cose” belle” e attraenti, ma
mi pare che nel momento in cui si parla di un nuovo sistema di produzione,
questo non può riguardare solo l’energia rinnovabile, a ma forse anche questo
settore e la strada è la distribuzione del reddito.
Che questo settore non
senta la crisi, anzi si espande, è una dimostrazione della stortura della crisi
stessa: punisce la maggioranza ma arricchisce una minoranza, che non trova di
meglio che vestirsi griffata. Per questo è necessario combattere la crisi e i
suoi effetti.
Citazioni: nel bene e nel male
Dario Fo, La
Repubblica, 26 febbraio 2013
“Cinque stelle è pronto a
ragionare con la sinistra per fare le cose che gli italiani chiedono da anni”
Silvio Berlusconi, La Repubblica, 26 febbraio 2013
“è chiaroi che le carte a
questo giro le do io” (i bari sempre vogliono dare le carte)
Mario Monti, La
Repubblica, 26 febbraio 2013
“Considerando il quadro
attuale abbiamo acquisito se possibile più rilievo” (capisco lo sconforto, ma la realtà gli è indifferente?)
Antonio Ingroia,
La Repubblica, 26 febbraio 2013
“La nostra sconfitta è
frutto delle scelte suicide del centro sinistra” (e va bene, ma un poco, un poco solo di autocritica no, quella no)
Nichi Vendola, La
Repubblica, 26 febbraio 2013
“Grillo è un interlocutore
necessario. L’Italia crepa e con il Movimento 5 stelle è possibile una
discussione feconda”
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