giovedì 23 agosto 2012

Diario 185


Diario 185
6 - 19  agosto 2012

·        Gratta, gratta, cosa trovi sotto il tecnico?
·        Alesina e Giavazzi: l’uovo di Colombo Provincie: la fortuna del lessico    
·        Bancarotta privilegiata e il governo della finanza     
·        Ilva di Taranto, puntini sulle …i
·        Provincie: la fortuna del lessico    
·        Citazioni: nel bene e nel male (Charles Simic, Elsa Fornero, Luca Zaia, Guido Rossi, Amleto Trigillo, Nichi Vendola, Gustavo Zagrebelsky, Mario Monti, Massimo Riva, Nadia Urbinati)

Gratta, gratta, cosa trovi sotto il tecnico?
Gratta, gratta sotto il tecnico trovi sempre un autoritario.
Il nostro Presidente del consiglio ha espresso, in una sua intervista ad un giornale tedesco, concetti non accettabili: “Ogni governo ha il dovere di guidare il proprio Parlamento” e continua con un concetto contingente “se i governi seguissero esclusivamente le decisioni dei Parlamenti, la rottura dell’Europa sarebbe più probabile della sua integrazione”. Si, era un invito alla Cancelliera tedesca a seguire poco il suo Parlamento per un bene superiore che sarebbe l’Europa; anche in questo caso una posizione inaccettabile.
Anche Monti porta il suo contributo alla svolta autoritaria della governabilità. Il nostro Parlamento di fatto non esiste: ieri è stata votata la 34° fiducia al governo Monti.  È chiaro il governo non si fida del parlamento e sulla base del ricatto “dopo di me il diluvio” impone la sua legge. Per non ricordare con quale ardore di discussione è stata approvata l’introduzione in Costituzione del Pareggio di bilancio, o con quale altrettanta ardita discussione è stato approvato il Fiscal Compat. Neanche questo Parlamento, eletto come sappiamo, campo di compra vendita, merita di essere trattato in questo modo.
Quello che sconcerta è l’assenza di ogni reazione, chi ha reagito più duramente sono stati i tedeschi, non ci piacciano, ma qualche ragione l’avevano. In Italia, oltre le lodi della destra, spiegazioni, giustificazioni, e qualche preoccupazione, messa subito a tacere dalla “correzione” dello stesso Monti, secondo il quale la “legittimazione democratica del parlamento sia fondamentale”. Secondo questa versione Monti rivendicava una certa liberta di manovra nelle trattative internazionali (qualcuno gliela aveva negata?). Anche il silenzio del Presidente della repubblica, custode delle nostre istituzioni e dei suoi ruoli pesa, pesantemente.
In realtà Monti scopre un nervo dolente: la rivendicata completa autonomia del Governo dalle inefficienze delle discussioni parlamentari, ritenute inutili e … dannose. Non solo bisogna garantire la governabilità (ecco la difficoltà di una riforma elettorale) ma tale governabilità deve essere libera da ogni vincolo politico e sociale. Il governo dei tecnici e delle lobi è il modello. Ma a noi non piace.

Alesina e Giavazzi: l’uovo di Colombo
Ecco la ricetta a cui nessuno aveva pensato (Coriere della Sera, 12 agosto 2012): il problema del debito sovrano non è questione di entità, ma di suo rapporto con il Pil, come lo si risolve? Ma ovvio aumentando il Pil. Il ragionamento non fa un grinza. Ma per portare tale rapporto al 60% in venti anni,  come ci siamo impegnati con il Fiscal Compat, il Pil nello stesso lasso di tempo dovrebbe raddoppiare.  Impossibile?  Certo che no, c’è chi fa molto di meglio (vedi Cina), ma non facile, anzi si potrebbe dire difficilissimo. Anche perché il corollario dei due illustri commentatori e il “liberismo” (cioè quella forma di gestione economica che tutti riconoscono essere la causa della crisi). Lo sviluppo e la crescita economica del paese (secondo indirizzi innovativi) è sicuramente una priorità a prescindere dal rapporto debito/pil, per la salute sociale del paese. Ma non pare che si sia imboccata qualche strada fruttuosa, solo annunzi, nella tradizione della peggiore politica e con il liberismo non si va da nessuna parte.
Così si può leggere sullo stesso editoriale una tirata contro ogni patrimoniale (ormai si contano sulle punte delle dire di una mano chi è a favore di una tassa straordinaria e corrente sui patrimoni), secondo i nostri autori una tassa patrimoniale sarebbe depressiva e inutile. Il governo inglese che ha premiato fiscalmente i redditi alti, nella speranza che questa scelta aiutasse la ripresa si trova in piena depressione, ma questo non interessa ai nostri illustri economisti. Ridurre la spesa pubblica e vendere, senza pregiudizi (trovano insopportabile l’idea che ci possano essere settori strategici da salvaguardare, ironicamente affermano chi pensa di smontare i pali dell’alta tensione o i tubi e portarli in Cina, come se questo fosse l’unica possibilità di mettere in crisi settori strategici una volta acquisitane la proprietà). La spesa pubblica è il tema ricorrente e risolutivo, e non solo per i due professori. Il settore pubblico merita di essere ristrutturato e riorganizzato, con criteri che guardino alla realtà del paese, e questo per migliorare il servizio rispetto ai cittadini e rendere più efficace il settore. La spesa pubblica è un’altra faccenda, tagliare per fare cassa porta al macello sociale e alla depressione economica (questo non vuol dire che a ragion veduta non si possa tagliare), la spesa pubblica è soprattutto lavoro e servizi, la sua riduzione può produrre solo effetti depressivi.

Bancarotta privilegiata e il governo della finanza     
È un po’ imbarazzante usare una terminologia del secolo scorso, ma sarà difficile opporsi all’idea che il governo tecnico in Italia, la troika che impone tagli e sacrifici ai vari stati, i governi che accettano limitazione alla loro autonomia, la stessa UE con gli accordi sul pareggio dei bilancio e sul fiscal compat , nonché la Banca europea non siano l’espressione degli interessi della finanza. Potrebbe essere diversamente? Potrebbe, potrebbe, ma c’è qualcosa che manca e sappiamo cosa è. Non già l’economia, come tutti la immaginano (capitalisti, fabbriche, sfruttamento, ecc.) governa il mondo ma la finanza. E facciamo finta di niente.
Così come continuiamo a fare finta di niente di fronte alla politica economica del nostro governo che si può configurare come “bancarotta privilegiata”, che è un reato, una fattispecie  nella quale un debitore (lo Stato) privilegia alcuni debiti (verso la finanza) disconoscendo altri debiti contratti (verso i pensionati, gli ammalati, gli studenti, i disoccupati, ecc.). Ma chi osa accusare il governo di un simile reato? Neanche l’on. Di Pietro che non ha più freni nella lingua.

Ilva di Taranto, puntini sulle …i
In questa orgia infinita di accuse e contro accuse a proposito della vicenda dell’Ilva di Taranto, vale la pena fissare qualche punto fermo.
Il maggiore responsabile del disastro ambientale è il padrone dell’Ilva, la famiglia Riva, che ora si scopre,  abbia anche corrotto funzionari e tecnici  per avere responsi fasulli sul livello di inquinamento e continuare tranquillamente ad inquinare.
Una seconda responsabilità è degli organi di controllo, tipo l’Arpa, che non hanno controllato nulla, anzi pare abbiano falsificati i dati.
Un terzo livello di responsabilità è da individuare nel Governo, e principalmente nel ministero dell’ambiente e nei ministri che si sono susseguiti (responsabilità politica) ma soprattutto sui dirigenti del ministero, responsabilità tecnica (penale?).
Inoltre l’intervento del tribunale sembra tardivo, ancorché giustificato.
La Regione Puglia ha cercato di fare degli accordi sulla base della bonifica e della salvaguardia del lavoro, è stata flebile, forse, ma sicuramente è stata ingannata dalla direzione dello stabilimento e dalla corruzione messa in opera.
Per quanto se ne sa il Sindacato ha posto a più riprese e con forza la questione, certo senza mettere in discussione l’occupazione. Ci mancherebbe.
Le anime candide che oggi vogliono la chiusura, si dice temporanea ma si sa che sarebbe per sempre, dello stabilimento, impugnano la salute contro il lavoro e contro gli interessi economici del paese. 
Il governo cincischia, mentre le cose da fare sono molto semplici (come ho scritto nel precedente diario): sequestro cautelativo dello stabilimento e dei beni dei Riva; avvio immediato delle bonifiche e continuità della produzione con i provvedimenti immediati, anche se tamponi, per l’abbattimento degli inquinanti, introduzione delle innovazioni tecnologiche necessarie; risarcimento alle vittime e alla città. Pagamento di queste operazioni a carico della proprietà (con eventuale contributo UE). Riconsegna dello stabilimento innovato e bonificato alla proprietà o acquisizione da parte dello stato come settore strategico.

Provincie: la fortuna del lessico    
 La cancellazione delle Provincie che non rispettano alcuni parametri e il loro accorpamento non si farà, ma al suo poto entra in gioco il riordino promosso dalla singola Regione. Quello che può fare il lessico se ben utilizzato.
Si può sostenere che il governo tecnico è passato da una buona idea, l’abolizione delle provincie, ad un pasticcio. Tra comuni e regioni non è necessario nessuna istituzione intermedia generale e generica, i territori si sono e si stanno riorganizzando (auto organizzando) in assenza di un indirizzo politico, quindi non sempre in modo razionale e salvaguardando gli interessi delle popolazioni, le provincie a questo scopo sono un ostacolo se non altro per il loro disegno che non segue una logica territoriale.   
Per finire in un nuovo fallimento si rilanciano le città metropolitane, senza sapere che cosa sono, quali i poteri e le funzioni. Insomma un pasticcio per realizzare il quale non erano necessari i dotti della Bocconi, ma sarebbero bastati le bestie della politica.

Citazioni: nel bene e nel male
Charles Simic, da Il mostro ama il suo labirinto, Adephi, 2012
“È in corso una feroce competizione per stabilire chi tra noi è la vittima maggiore. In questo momento stanno vincendo i figli del privilegio, e i poveri e gli analfabeti sono i perdenti. Il denaro compra perfino il titolo di vittima”.

Elsa Fornero, Corriere della Sera, 9 agosto 2012
“L’autunno non sarà facile. Questa crisi è molto pèesante e mette a rischio il futuro industriale del Paese. E l’assenza di industrie mette a rischio il lavoro” (un miracolo, chi ha illuminato la feroce ministra? Non poteva farlo prima, quando predicava che le difficoltà per il lavro dipendevano dalla rigidità del mercato del lavoro?)

Luca Zaia (presidente della regione Veneto),  Corriere della Sera, 11 agosto 2012
“Vogliono salavare solo i tribunali del Sud? se li paghino con i loro soldi e non con quelli dei veneti” (Viva la nuova Lega!)

Guido Rossi, Il Sole 24 Ore, 12 agosto, 2012
“e in questo sonno della ragione si va verso la deindustrializzazione del paese, l’aumento della disoccupazione, nonché i peggiori disagi sociali…. Alle ormai quotidiane ricette che vengono proposte, a dritta e a manca, per uscire dalla crisi, non varrebbe forse allora la pena di stimolare un più semplice opportuno risveglio sul maggiore dei nostri mali: il conflitto di interessi epidemico? Né sarebbe necessario il conbtinuo affannoso caleidoscopio di soluzioni più o meno fantasiose, ma una sempile e questa volta sì rigoroso ritorno alla regola della trasparenza e ala sostituzione del principio di utilità con quello del diritto, così a lungo dimenticato e sottratto alla nostra cultura democratica”.

Amleto Trigillo, neo assessore alla cultura Regione Sicilia, Corriere della Sera, 15 agosto 2012
“Una gara di idee internazionale, che coinvolga i migliori architetti del mondo, per progetti di copertura dei teatri di pietra siciliani: da Siracusa a Taormina, passando per Selinunte e Morgantina.” (bello quel “teatri di pietra”, e poi perché non fare su queste coperture delle piste di gokart?) 

Nichi Vendola, L’Unità, 15 agosto 2012
“Io sono impegnato a trovare una via d’uscita che possa essere anche una svolta storica. Non bisogna lodare la magistratura per una sorta di zelo istituzionale, bisogna farlo perché in questo caso la magistratura ha sanzionato qualcosa che è finalmente percepito come un fatto insopportabile. Abbiamo vissuto in un’epoca nella quale all’interno del ciclo produttivo la salute e la vita umana avevano sempre di più un peso e sempre di meno un valore. Oggi la magistratura restituisce valore a quel diritto alla vita e qalla salute che era stato confinato in uno spazio quasi privato”

Gustavo Zagrebelsky,  La Repubblica, 17 agosto, 2012
“Che cosa impedisce, allora, nello spirito della tente volte invocata leale collaborazione, di raggiungere lo stesso fine cui, in ultimo, il conflitto mira – la distruzione delle intercettazioni, per la parte riguardante il presidente della Repubblica – attraverso il procedimento ordinario e con le garanzie di riservatezza previste per tutti? Che bisogno c’è di un conflitto costituzionale, che si porta con sé quella pericolosa eterogenesi dei fini, di cui sopra si è detto? Forse che i magistrati di Palermohanno detto di rifiutarsi d’applicare lealmente la legge?” (un articolo molto importante sui possibili effetti del contenzioso aperto dalla presidenza della Repubblica davanti alla Corte Costituzionale, a proposito delle intercettazioni. Chi non l’avesse letto suggerisco una lettura integrale)

Mario Monti, Corriere della sera, 17 agosto 2012
“Non ho voluto smentire il giorno stesso per non amareggiare il Ferragosto degli italiani. Per serietà devo però precisare  che il governo non ha attualmente allo studio un provvedimento di questo genere” (Il presidente del consiglio fa riferimento alle notizie di stampa circa la possibilità di un alleggerimento del carico fiscale. La sensibilità verso il ferragosto degli italiani … commuove. A noi sarebbe piaciuto uno studio che ristrutturasse non il totale del carico fiscale, ma la sua distribuzione. Ci sarebbe piaciuto che il governo presentasse un decreto legge sulla confisca dei valori (sotto qualsiasi forma) scoperti nei trasferimenti clandestini)

Massimo Riva, La Repubblica, 18 agosto 2012
“Da un vertice europeo all’altro, con l’intermezzo di una Corte costituzionale tedesca assurta a giudice supremo dell’Europa, si sta scivolando in una situazione nella quale la politica dettata da Berlino – ribaltando Von Clausewitz – assomiglia ogni giorno di più alla continuazione della guerra con altri mezzi”

Nadia Urbinati, La Repubblica, 18 agosto 2012
“Ma se conflitto c’è questo è un conflitto questo è un conflitto di interessi che ha per protagonisti cittadini molto ineguali in potere e che la legge cerca di riequilibrare nel dovere di non arrecare danno o di riparare ai danni fatti”.

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