domenica 27 maggio 2012

Diario 175


Diario 175
14 – 27 maggio 2012

  • La finanza
  • La speculazione finanziaria non crede alla crescita
  • Elezioni amministrative                                                                                                                                                                                                                                                                                
  • L’estremo tentativo di uno che ha perduto ma non si adatta
  • Citazioni: nel bene e nel male


La finanza
Le parole sono importanti, quindi quando si dice che la finanza mondiale è sette volte il valore del Pil mondiale, tutti capiscono, ma non è chiaro che “capire” significa avere una chiara rappresentazione del fenomeno, forse un disegno aiuta. Il Pil, cioè la produzione mondiale di “cose” e “servizi” naviga in un mare economia di carta, piccola barca in un mare tempestoso e incerto.
Ma la trasformazione strutturale del fare ricchezza con i soldi (D-D-D) piuttosto che producendo delle merci, più o meno utili (D-M-D), non può essere indifferente alla costituzione della società.  Il capitalismo è una forma di società, esso ha caratterizzato per alcuni secoli la nostra società, non solo dal punto di vista produttivo, ma anche dal punto di vista culturale, ideologico, dei rapporti tra le persone. L’insorgere di un pensiero “antagonistico” (democratico, radicale, socialista, comunista, anarchico, ecc.) sta dentro il “fare” società da parte della forma di produzione capitalista.
Ma se la natura della struttura attraverso la quale si fa ricchezza e ci si appropria della stessa cambia, non è irrilevante rispetto alla costituzione della società.
Vale la pena di sottolineare che il motto, tipico dell’era moderna, “chi non lavora non mangia”, che è stato costitutivo dentro la formazione capitalista dell’etica del lavoro, oggi non pare più un elemento costitutivo della società. È la ricerca del “guadagno” facile che oggi tende a prevalere, per cui la stessa “morale borghese” precipita nella ricerca di partecipazione alle forme di arricchimento anche illegali e in qualche caso propriamente criminali.
Non faccio l’elogio del sacrifico del duro lavoro, liberarsi dal lavoro deve costituire un’aspirazione della specie umana ma nell’ambito di una trasformazione della società, non nell’opportunistica ricerca individuale, che poi significa sempre e comunque a spese di qualcuno altro.
Ma, si potrebbe dire,  beati i mercanti che hanno le orecchie apposite.

La speculazione finanziaria non crede alla crescita
I segnali, per così dire, che la speculazione finanziaria invia verso la poco credibile “politica per la crescita” della Comunità Europea, incita sempre di più  i capi di stato favorevoli al rilancio della crescita a fare più e seriamente. Quelli dei mercati e una voce che si invoca.
Ma quale è il significato di queste pressioni? Non sono contraddittorie con quanto più volte scritto in queste mie note, circa una sorta di indifferenza della speculazione per le sorti dei “popoli”?
Il problema va visto da due diversi punti di vista.
Da parte della speculazione finanziaria l’indifferenza verso il destino dei popoli è permanente e rimane, ma l’attenzione riguarda la possibilità che si mantenga una regime economico in grado di permettere di continuare a tosare il popolo. In sostanza la crisi dei singoli paesi non deve giungere al punto della Grecia, dove il rischio per il capitale finanziario è non solo quello di perdere lo sperato guadagno ma anche il capitale.  I popoli devono essere messi nella condizione di poter continuare a pagare la “tassa finanziaria”, quindi la crescita diventa essenziale per poter continuare a speculare. La critica, per così dire, all’inefficacia delle politiche UE per la crescita quindi preoccupano i “mercati”, come si dice, in sostanza significa che la speculazione finanziaria vorrebbe essere garantita che ci sia sempre cibo per i propri denti. Gli Stati (i popoli) devono soffrire ma non fallire, per questo loro abboniscono il fallimento. 
Da parte dei popoli sembrerebbe ovvio un interesse per la crescita, per una crescita che alleggerisse la situazione drammatica della disoccupazione, della riduzione delle risorse familiari, della crescente povertà diffusa. Ma attenzione che non è tutto ora quello che luccica. Si può sostenere una politica della crescita se questa è collegata ad un mutamento sociale.  Intendo dire che non possono essere rigettati, ma anzi richieste politiche di sviluppo, ma non bisogna illudersi che queste siano risolutive che cioè possano eliminare il prelievo e la tosatura imposta dalla finanza internazionale. Possono alleviare le situazioni più drammatiche, e quindi vanno bene, ma non ci liberano. L’oppressione del capitale ha aggiunto alla vecchia una nuova forma, e di ambedue è necessario liberarci. Tagliare le unghia alla speculazione finanziaria deve essere l’obiettivo principale e prioritario, come pure una modifica della natura dello sviluppo. Pensare a questa ultima opzioni senza la prima costituisce una della illusioni “progressiste” più recenti. Il come farlo è materia …. di discussione, intelligenza, partecipazione e mobilizzazione collettiva.
Non si tratta di avversare soltanto un “modello di sviluppo”, ma è necessario avversare la formazione sociale nelle sue espressioni antiche e nuove.
Quello che sta avvenendo indica una strada diversa. Per esempio si è ridotto drasticamente il peso dei possessori di titoli di Stato italiani in mano a “stranieri”, ma siccome l’ammontare di tali titoli  non è diminuito questo vuol dire che la quota dei titoli prima in mano straniera è ora in mano italiana. Premesso che è ragionevole pensare che siano molto pochi i risparmiatori privati (la vedova sempre invocata, il piccolo risparmio familiare, che si assottiglia sempre più, ecc.) che hanno acquistato titoli italiani, nonostante i buoni tassi d’interesse, e pensabili che essi siano finiti in mano alle banche, che hanno utilizzato a questo scopo i prestiti, a basso tasso d’interesse, della Banca europea. La soddisfazione che il governo manifesta per il successo di domanda di ogni nuova emissione di titoli in realtà dipende  dalle convenienze delle banche, che magari resistono poco ad eventuali pressioni politiche. Ma così operando vengono sottratte risorse ad impieghi produttivi e il governo fa finta di lamentarsi perché in realtà sa che questa sottrazione agli impieghi produttivi e fondamentale per la domanda di nuove emissioni di titoli.. Il nostro governo fa la voce grossa per coniugare rigore e crescita ma poi non si occupa, o fa finta di non vedere (che tecnici sono altrimenti),  quello che avviene sotto i propri occhi (e a suo favore).

Elezioni amministrative                                                                                                                                                                                                             
Si è letto di tutto, e mi sembra inutile con tanto ritardo fare qualche considerazione. Non sono andate male, questo mi pare il giusto commento. Quello che interessa è la prospettiva futura, ma su questo conviene riflettere con più calma. Le manovre sono tante, da Montezemolo a Berlusconi, i rotamatori, i nuovissimi, le 5 stelle, ecc. Sulla scena si affastellano vecchi e nuovi attori, di molti dei quali è nota l’inconsistenza insieme alla prosopopea, di altri la pericolosità, tutti a parole volano alto, molti  propongono il “nuovo” senza sostanza, ecc. insomma c’è da pensare e anche un po’ da tremare.

L’estremo tentativo di uno che ha perduto ma non si adatta
Ecco la grande trovata molto promessa da Berlusconi e dal segretario del PDL. La proposta dell’elezione diretta del presidente della repubblica. Guardando a  Berlusconi la proposta ha due risvolti: il primo riguarda il tentativo di rientrare al centro della scena, il secondo è l’espressione del riconoscimento che il PDL è perdente e sentendosi lui vincente con questa trovata si vuole liberare della zavorra PDL. Speranza che la proposta vada in porto zero, per ragioni di tempo, e perché gli altri partiti non vogliono correre il rischio di vederlo al Quirinale. Non è sbagliato il suo calcolo, infatti, gli Italiani potrebbero portarlo a quel palazzo proprio in virtù dei suoi difetti. Il vero pericolo, tuttavia, è che si vada alle elezioni con la stessa legge elettorale, questo si che sarebbe grave (anche se a sinistra qualcuno pensa sia conveniente).

Citazioni: nel bene e nel male

Michele Serra, La Repubblica, 15 maggio 2012
“Si dice ‘bocciato dai mercati’ o ‘promosso dai mercati’ come se un superiore magistrale vaglio tecnico intervenisse a decretare la sapienza o l’insipienza di ogni mossa politico-economica. Poi però accade che i mercati commentino con un certo vigore … un esito elettorale. Si capisce allora che i mercati non sono giudici imparziali, ma attori politici tanto quanto i governi che tremano al loro cospetto. … Dovrebbe suggerire alla politica un poco di indipendenza e di coraggio in più” (questa si che è una dissonanza rispetto all’indirizzo del quotidiano dove è apparsa l’amaca di Serra)  

Giovanni Falcone, Il Manifesto 24maggio 2012 (citato da Umberto Santino)
“Ad un impegno straordinario della magistratura in un determinato periodo, non vi era stato un pari impegno da parte di altri organi statuali. Questa è una tesi che meriterebbe approfondimento e che sicuramente ha un fondamento di verità. Io ricordo ancora quella volta in cui un ministro dell’Interno, proprio qui a Palermo, ebbe a dirci che la mafia non era il problema prioritario dell’ordine pubblico in Italia”

Umberto Santino, direttore del Centro di documentazione Giuseppe Impastato, Il Manifesto, 24 maggio 2012
“ L’Italia è un paese senza memoria o con una memoria programmata, che produce icone e cancella o sbiadisce la realtà. È successo per i fondatori dello Stato unitario, affratellati nelle celebrazioni dello scorso anno, succede per Falcone e Borsellino e per tutti coloro che la lotta alla mafia l’hanno fatta, pagando di persona, dai protagonisti delle lotte contadine ai nostri giorni. Sono ormai delle fotine di un memoriale rassicurante. Ma se si vuole andare oltre le liturgie ufficiali, bisogna recuperare per intera una storia che è fatta più di conflitti che di osanna”.  

Angelino Alfano, Il Manifesto 26 maggio 2012
“Questa proposta rappresenta il nostro pensiero in purezza” (parla della proposta dell’elezione diretta del presidente della repubblica. “Purezza”, che vuol dire? Che il suo pensiero è rimasto vergine dopo l’imbeccata del padrone, non c’era bisogno di dichiararlo e a tutti noti che il delfino (il trota?) è di mente pura, mai una sua idea l’ha attraversata. Si mantenga puro in attesa di chi lo sostituirà)

Diego Novelli, Il Manifesto 26 maggio 2012
“Montezemolo, prima di assumere la presidenza di Confindustria e successivamente passare alla Ferrari, si è fatto le ossa in questo ambiente rappresentativo dell’impresa FIAT. Ecco perché qualcuno pensa che abbia il pedigree adatto per fare il presidente del consiglio” (c’è proprio bisogno di uno come lui?)

Benedetto XVI, La Repubblica, 27 maggio 2012
“Il vento scuote la casa di Dio” (ma quale vento? Si tratta di corruzione, lotte di potere, riciclaggio, ecc.)

Nichi Vendola e Antonio Di Pietro, Il Manifesto 27 maggio 2012
“Bisogna far ripartire il centrosinistra, se Bersani non ci risponde noi andiamo avanti comunque” (sembra una strana coppia sul piano programmatico, più il centro sinistra si restringe, più tendono ad emergere le differenze. Bersani ha le orecchie apposite come i mercanti, questo non è bene, sollecitarlo, tampinarlo, premerlo è cosa giusta e utile, ma anche qualche scampolo di programma pare necessario)

Roberto Formigoni, Corriere della Sera, 27 maggio 2012  
“ Mi dimetto se saranno dimostrati vantaggi per Daccò” (Il presidente della Regione Lombardia non capisce che politicamente quello che sarebbe rilevante e se egli avesse avuto dei vantaggi da Daccò. La cosa pare fuori discussione, quindi le dimissioni sarebbero una pratica necessaria; ma ovviamente, secondo la prassi del suo partito, non se ne parla e si piglia tempo. Se Daccò ha avuto vantaggi appartiene alla sfera giudiziaria, ma prima c’è la sfera politica)

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