Diario 26 gennaio 2020
Siamo arrivati alla
conclusione, le dimissioni di Conte. Ma dopo? Il dopo è incerto, oscuro e anche
melmoso. Ma vediamo con ordine:
1.
È una scelta molto pericolosa lasciare il paese senza un
governo o con un governo che ci porti alle elezioni. Questioni sanitarie, soprusi
delle case farmaceutiche, difficoltà economiche, impegni con UE, ecc.
sconsigliano fortemente questa soluzione. Detto questo le elezioni non sono uno
scandalo, il confronto con la destra va consumato. Sappiamo che nel paese le pulsioni
di destra sono robuste ma non si può sfuggire al confronto e nel confronto si
può avere fortuna.
2.
Conte punta ad un suo terzo governo, con una maggioranza
che ancora non si vede ma che non si esclude si possa concretizzarsi. Una
maggioranza che escluda Renzi o lo includa in una situazione tale da renderlo innocuo
e non in grado di imbastire altri processi degenerativi perché compensato da
gruppi definiti Europeisti-democratici-progressisti-….. Gruppi che si
genererebbero proprio per permette a Conte di formare il governo. Se dobbiamo
chiamare le cose con il loro nome diciamo che si tratta di gruppi
opportunistici (sicuramente per difendere le posizioni acquisite), ma che
diventano sgraditi se comprendono, per esempio, la senatrice Binetti,
integralista cattolica, che si è distinta per le sue posizioni anacronistiche,
per usare un eufemismo, su omosessualità, famiglia, aborto, ecc. A tale senatrice,
con assoluto spregio di ogni ragionevolezza e dignità, sembra essere stato
promesso il ministero della famiglia.
Il Conte ter è l’opzione
più gettonata e quella sulla quale si sono attestati i maggiori partiti della
maggioranza, ma
3.
Ma se la soluzione del Conte ter fallisse (non importa perché),
allora soluzione infinite, ma restringendo
a)
Un governo con una personalità espressa da uno dei due
partiti maggiori, difficile, il partito che si candiderebbe pagherebbe un forte
prezzo elettorale;
b)
Un governo con un nome terzo indicato dall’attuale
maggioranza, difficile, i partiti di questa maggioranza non possono affidarsi
ad un terzo senza controllo;
c)
Un governo istituzionale, per esempio con l’attuale ministro degli interni, per
portare il paese alle elezioni.
Personalmente penso
che prevarrà l’opzione 2, cioè un Conti ter. È la soluzione che garantisce
meglio tutti. Non lacera i due partiti maggiori, permette il consolidarsi dei
gruppi europeisti ecc., garantisce i singoli membri di questi gruppi nella
stabilità del loro attuale status, riduce la prepotenza renziana. Conti ne esce
con una maggiore caratura politica, non poteva fare altro che dimettersi, l’ha
fatto e si è costruita un’alternativa. Garantisce il paese: questo governo ha
saputo in qualche modo combattere la pandemia, ha programmato, al netto dello
sgambetto delle case produttrici, un piano di vaccinazione, ha avviato un piano
per le risorse che arriveranno dalla UE, ecc.
Ma come sarà questo governo dipenderà dalle obbligazioni che Conte dovrebbe
pagare ai nuovi arrivati nella maggioranza. Ma del resto quando mai i nostri
governi sono stati lindi e senza compromessi. Inoltre potremmo scampare all’ipotesi
di vedere Berlusconi presidente della repubblica e preparare una decente legge
elettorale. In questa soluzione Conte avrà da affrontare dei passaggi stretti,
ma forse li può attraversare, dico questo senza nessun desiderio di sposare politicamente
l’avvocato del popolo.
Nessun commento:
Posta un commento