Diario
15
giugno 2020
Mi
pare che l’obiettivo di cui si discute, al di la delle affermazione di sburocratizzazione,
fibra veloce, ecc. sia quello di far
ripartire la macchina così come era dal punto di vista sociale. Certo un po’ di
distribuzione di euro a pioggia, alle imprese che piangono, alle famiglie in
condizione precarie, ecc.
Quello
che più preoccupa e il continuo riferimento alla riforma fiscale. Si parla di una aliquota, di due di tre aliquote,
ma lo scopo dichiarato e più spesso sottointeso, è la diminuzione della
pressione fiscale. Mentre non si fa fatica a riconoscere che nel comparto della
fiscalità esistono storture e pasticci che possono essere eliminate, ma non mi
pare sia questo il tema. Per ridurre la pressione fiscale, di cui molti si
fanno paladini, l’unica strada è quella di ridurre le imposte ai redditi maggiori,
operare sui redditi minimi potrebbe essere un atto di giustizia sociale ma con
un effetto minimo sulla pressione fiscale.
A
me pare che una delle maggiori storture del nostro sistema economico-sociale
sia la distribuzione del reddito tra individui e famiglie. Una distorta distribuzione
che, contrariamente a quanto affermato da più parti, non produce tendenza all’investimento
produttivo, ma in chi si appropria della parte maggiore sviluppa investimenti
finanziari (produrre denaro a mezzo denaro e a scapito dei merli e in favore
delle crisi).
Mi
faccio carico della debolezza di questo governo, e di qualsiasi governo che
eventualmente lo sostituisca, nell’aggredire la questione alla base, mettendo
dei drastici limiti ai processi di accumulazione. Diamo per impossibile in questa
fase (ma chi sa in quale?) di colpire il processo di accumulazione distorta e
poniamo il problema di come si possa fare diversamente.
Non
potendo operare sui redditi maggiori si può operare sui rediti minori o sui
senza reddito (per esempio i disoccupati). Partiamo dalla considerazione che ci
sono migliaia di lavori da fare,
compresi alcuni indicati dallo stesso governo, ma perché la realizzazione di
questi lavori possa incidere anche sulla distribuzione del reddito bisognerebbe
promuovere una mobilizzazione di massa,
di uomini, donne e giovani, impegnandorli
in lavori necessari, una mobilizzazione di massa con una prevalenza nel mezzogiorno,
ma non solo. Non elargire sussidi di varie specie ma dare salari equi. Non
distribuire euro alle imprese, che sembrano ormai degli extra-comunitari con la
mano tesa all’uscita dei supermercati, ma offrire loro la possibilità di impegnarsi autonomamente
in questa mobilizzazione di massa e con la concreta prospettiva di una crescita della
domanda. Svincolare quote di popolazione dalla sottomissioni ai caporali, a elargitori
di favori, alla carità, e alla
indignitosa povertà, attraverso lavori dignitosi, in grado si utilizzare saperi
nuovi e tradizionali, saperi riqualificati, lavori sicuri e continuativi è la
strada per aumentare la dignità dei singoli, l’autostima, la sicurezza
familiare, e contemporaneamente innalzare il livello della socialità.
I
lavori sono infiniti come per esempio, infrastrutture e loro manutenzione, manutezione
di edifici pubblici e di scuole, difesa dell’ambiente, attività che possano
scongiurare disastri ambientali, cura dei bambini, istruzione dei giovani ma anche
degli anziani, cura degli anziani, cura dei malati, innovazione energetica,
miglioramento delle città e dei paesi, difesa dell’acqua dallo sperpero, sistemazione di archivi pubblici e di
biblioteche, ecc. Tutti lavori che
possono coinvolgere livelli diversi di professionalità e di capacità operativa.
Per
fare questo sarebbe necessario la costituzione di un Segretariato governativo per
la riqualificazione del paese, che fosse svincolato da molti meccanismi
burocratici e che operasse sulla base di poche ma chiare ed essenziali regole,
che operasse scelte in rapporto diretto
con le autonomia locali, che
fosse diretto da un responsabile coadiuvato da un gruppo di esperti
corresponsabili, e che forse costretto ad una rendicontazione semestrale al
Parlamento. Mentre un gruppo di esperti indipendenti e di valore potrebbe costituire una sorta di comitato di consulenza
e di garanzia.
Si
è detto di una mobilizzazione di massa, ma sia chiaro quello a cui ci si
riferisce è un grande processo politico, partecipato e dominato da obiettivi
chiari sia sul piano politico-sociale che su quello tecnico realizzativo,
mentre la partecipazione degli enti locali potrebbe costituire un buono strumento
per l’individuazione di specifici obiettivi.
Un Segretariato che abbia capacità politica e organizzativa e non si
affossi sul piano burocratico.
Solo
così nemmeno un euro andrebbe sciupato. Come piace dire.
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