Diario
19 giugno 2020
Tra
le maglie delle discussioni politiche e delle relative contrapposizione, emerge,
nelle ultime settimane, una questione non di poco conto: alcuni argomentano che
lo Stato non riesce a far fronte agli impegni assunti con i molti decreti (per
esempio la cassa integrazione) ostacolato dai meccanismi burocratici (di
conseguenza per inattività del governo), altri individuano l’ostacolo nella mancanza
di liquidità (il governo non ha risorse).
È
chiaro che una risposta netta alla questione pone la discussione su binari più
certi. È possibile dare una risposta chiara? Proviamo.
È
certo e documentato che le disponibilità liquidi a disposizione del Tesoro a
maggio 2020 ammontavano a circa 61 miliardi di euro.
Dal
bilancio semplificato dello Stato e calcolando le spese per ciascun mese
(grossolanamente dividendo il totale delle spese per 12 mesi), risulta un
fabbisogno mensile (in media) per spese correnti di circa 52 miliardi, e un
fabbisogno medio per spese totali di circa 75 miliardi mensili.
Se
le cose stessero così apparirebbe evidente che la liquidità è poco superiore al
fabbisogno mensile per spese correnti mensile, e del tutto inferiore al
fabbisogno mensile per spese totali.
Da
questi semplici e semplificati numeri risulta che la versione di chi sostiene l’esistenza
di una carenza di liquidità è maggiormente verificata rispetto a chi assegna la
responsabilità alle deficienze burocratiche.
Questa
situazione dovrebbe suggerire alcune cose: che lo Stato dovrà far ricorso a
prestiti privati (buoni del tesoro) e che questi non devono essere sottoposti a
vincoli (irredimibili) pena il non ottenere i prestiti necessari; ancora che la
discussione circa il prendere o non prendere i soldi della UE è priva di
qualsiasi significato; infine che la tanto proclamata riforma fiscale per
ridurre il carico fiscale deve essere fatto con i piedi di piombo (onde evitare
che il fabbisogno sovrasti abbondantemente le entrate).
La
finanza pubblica è materia delicata e anche molto sensibile, l’indebitamento crescente determina
situazioni di non governabilità (nel contesto politico attuale), ma è anche una
necessità ove si continui a chiudere gli occhi sui processi di accumulazione
finanziaria e sugli ingiustificati processi di arricchimento.
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