Diario 9 dicembre 2019
Quando un movimento (o anche un individuo) dichiari di non essere né di destra né di sinistra, non sottintende di essere di “centro”, cioè un moderato (qualsiasi cosa questo significhi), ma piuttosto di essere un opportunista. Rende esplicito che non ha ideali da seguire, né principi ai quali legare i propri comportamenti, ma, piuttosto, che persegue la ricerca di occasioni da cogliere nell'interesse proprio o della propria parte anche se, a questo punto, scatti una seconda mistificazione, affermando che si tratti di un interesse di tutti. Un tutto omogeneo senza articolazioni e differenziazioni interni e con interessi molto diversificati.
Non si confondi l’affermazione né di
destra né di sinistra, con una possibile e ammissibile critica (e anche indifferenza)
nei riguardi dei partiti esistenti. L’affermazione in realtà non riguarda tanto
i partiti ma piuttosto due modi diversi di immaginare la società e la sua
trasformazione.
Insomma affermare di non essere né di destra né di sinistra non è tanto una
dichiarazione di collocazione politica, ma, piuttosto, esplicitare un progetto di “mani libere”, disponibile ad ogni
evenienza, appunto pronti a cogliere le occasioni che si presentino per
perseguire interessi propri travestiti
da generali. Gli interessi propri nel caso specifico riguardano la possibilità
di rafforzare la propria presenza nelle istituzioni, e goderne i vantaggi. Ma,
attenzione, non si tratta di un atteggiamento che scruta le opportunità per
coglierle, ma piuttosto questi movimenti possiedono una forte verve “costruttiva” nel creare
quelle opportunità che possano permettergli di sfruttare la situazione a
proprio favore. Tale atteggiamento rende questi movimenti alleati di governo non
affidabili, essi, infatti, sono poco capaci di costruire un progetto in comune,
temono che questo possa rafforzare altri partiti e movimenti. L’inaffidabilità
dei partner di governo, va detto, non riguarda solo questo tipo di movimenti ma, da un certo punto di vista, tutti gli alleati, la peculiarità dei primi, tuttavia, consiste nell'incapacità di seguire
un percorso, per quanto possibile, comune. Nella creazione di “occasioni” utili
allo scopo, infatti, non hanno scrupoli a crearle in contrasto con gli
indirizzi assunti dal governo di cui fanno parte.
Mi fa specie, ma il mio atteggiamento verso M5* è stato altalenante,
diffidenza verso le dichiarazioni politiche che negavano una precisa posizione,
mentre un blando apprezzamento per alcune battaglie e proposte. Ma ora mi pare che
il velo si sia squarciato. Di Maio cavalca e crea tutte le occasioni che pensa dovrebbero
far recuperare qualche posizione al suo movimento in crisi di consensi (soprattutto
dovrebbero garantire la sua personale posizione di capo del movimento). Del resto
il marchio di origine non può essere smentito. Scalpita, dichiara, afferma,
propone, ecc. portando continuamente il governo ogni volta sull'orlo della
crisi, ma mai andando fino in fondo. Teme le elezioni (come pure Italia Viva,
che non facendo dichiarazioni “né…né” si conforma a quello nei comportamenti).
Non fermarlo (li), sovrapponendo un ulteriore punto di opportunismo (salvare il
governo) potrebbe non ottenere l’obiettivo ma peggiorare la situazione del paese.
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