Diario n. 277
Viva Mario Draghi.
L’illusione monetaria
La “finanza” è materia complessa per effetto dei soggetti
che vi operano, per i giochi di potere che la caratterizzano, per la dimensione
raggiunta e per gli opaci obiettivi specifici che si pone di volta in volta.
L’economia monetaria è tra le branche dell’economia una
delle più controverse, con “leggi” che tramontano e risorgono.
La macroeconomia forse è più semplice.
Da marzo (c’è tempo, ciascuno prenda posizione) il bazooka
di Mario Draghi inizierà a sparare con l’acquisto,
nel mercato secondario, di titoli per 60 miliardi di euro al mese, da allocare
tra i diversi paesi. Tanta sorpresa, non per la cosa in sé, da molti dichiarata
tardiva (ma è sempre colpa della Germania) ma per la dimensione dell’intervento.
È un intervento che avrà effetto sul debito sovrano del
nostro paese? No! La BCE non compra infatti “debiti”, ma “crediti”. Il debito
resterà intatto così come gli impegni assunti per la sua diminuzione (come e
quando non si sa), per il bilancio statale, ecc. Affinché non ci siano dubbi,
per l’80% dei crediti acquisiti sarà responsabile la Banca d’Italia. Così dopo
il divorzio Banca d’Italia/Tesoro del 1981, voluta dal ministro del Tesoro dell’epoca,
Nino Andreatta, si torna ad una nuovo matrimonio (parziale).
È un intervento che avrà effetto sulla riduzione del
potere di libertinaggio della finanza internazionale? Scherziamo l’enorme cifra
messa a disposizione dalla BCE è pari a circa l’1% dell’insieme della finanza
internazionale.
Ma non erano questi gli scopi di Draghi, anche se si
tratta di questioni messe sempre in primo piano a proposito della crisi e del
disordine internazionale. La missione del bazooka è quella di abbattere da
deflazione e far emergere lo sviluppo.
Da chi acquista i crediti la BCE? Fondamentalmente dalle
banche, fatto questo che dovrebbe attivare il circolo virtuoso dello sviluppo.
Infatti le banche disponendo di maggior liquidità potranno allargare le maglie
del credito. Una domanda sorge spontanea: sono le banche a corto di liquidità? La
cosa non sembra, le banche sono molto caute ma non soffrono di assenza di
liquidità, ma piuttosto di domanda ritenuta solvibile. Ma anche ammesso una
carenza di liquidità, la nuova ignizione potrebbe alimentare l’insorgere di una
nuova domanda? Il richiamo inevitabile è ai mutui-edilizi. Ma c’è un cavallo
che scalpita per avere biada? Il nostro è il paese nel quale circa 75/80% vive
in casa in proprietà, dove le politiche territoriali stanno subendo un nuovo
indirizzo antiespansivo, ma certo ci sono le nuove famiglie (spesso di membri
senza occupazione e reddito) e,
soprattutto, esiste un grande patrimonio bisognoso di riqualificazione ma
spesso in possesso di famiglie con scarse disponibilità. In sostanza qualcosa
può venire da questo settore, ma si tratta di quantità misere (non è un caso se
tutte le recenti politiche di rilancio del settore sono risultate fallimentari).
È il settore produttivo che dovrebbe entrare in gioco.
Sicuramente la svalutazione facilita le esportazioni, le imprese di questa
filiera produttiva (poche) sono già sulle barricate. Ma, si sostiene, maggiore
liquidità e riforma del mercato del lavoro (con tutto il negativo che si porta
appresso) dovrebbero incentivare nuove imprese. Si ci sono le imprese
tecnologiche messe insieme da giovani brillanti di cui i giornali parlano, ma è
poca cosa. Nuovi prodotti, nuove tecnologie, nuovi mercati hanno bisogno di
cultura professionale, hanno bisogno di investimenti in istruzione, hanno
bisogno di sostegno (non solo bancario). La
dimensione della disoccupazione e inoccupazione è tale quantitativamente
e qualitativamente che cu vuol altro che la benevolenza delle banche. Ma certo
qualcosa, non risolutiva potrà venire anche da questo settore.
Si scrive, e si spera molto, che questa maggiore liquidità
immessa in circuito determinerà anche:
-
Un abbassamento dei rendimenti dei titoli;
-
Un aumento dell’inflazione.
Secondo il primo esito i possessori dei titoli di stato
(tra il 70 e l’80% sono posseduti da famiglie italiane) riceveranno minori entrate.
Mentre le famiglie, quelle a reddito fisso dovranno spendere una cifra maggiore
per avere le stesse merci o avranno una quantità inferiore di merci spendendo
la stessa cifra. Data la situazione
degli stipendi e delle pensioni, a meno dell’introduzione di una nuova scala
mobile, da questo settore non c’è da attendersi un aumento della domanda.
Se volessimo concludere potremmo dire:
a) Se
la finanza non mettesse in atto le sue speculazioni (anche se adesso sembra in
sonno, si sveglierà);
b) Se
le banche si comportassero come dice la vulgata e non facessero dei giochetti
come al tempo del Tltro, quando prendevano prestiti dalla BCE a bassissimo
tasso per impiegarlo in acquisti di titoli di stato;
c) Se
esistessero dei programmi e progetti di investimenti produttivi;
d) Se
esistesse un certo numero di famiglie disposto a contrarre mutui sia per la
casa che per l’acquisto di beni durevoli;
e) Se
le nostre imprese fossero in grado di competere sul mercato mondiale;
f) Se
si manifestassero degli investimenti stranieri non di acquisizione di imprese
esistenti (lusso), ma per nuove iniziative;
g) Se
una sorta di euforia mal posto determinasse un andamento della domanda interna
tutta a debito;
h) Se
……
Allora il bazzoka di Draghi qualche effetto potrebbe ottenerlo per alleggerire
la situazione ma non per rilanciare lo sviluppo.
Ma soprattutto in assenza di investimenti pubblici e di
una adeguata politica industriale, non solo i
se sembrano troppi,
ma è difficile anche ... sperare.
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