martedì 11 novembre 2014

Presidente della Repubblica: la falsa notizia e il finto dibattito


Presidente della Repubblica: la falsa notizia e il finto dibattito

Diario 273

Un finto scoop giornalistico (mi pare de La Repubblica) ha promosso due giorni di dibattito sul nulla. Lo scoop riguarda la possibilità che entro l’anno il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, avrebbe abbandonato la sua carica. Una cosa che era nota dal discorso di insediamento per il secondo mandato e che  lo stesso presidente aveva ribadito in altre occasioni.
Ma su questa finta novità si è scatenato il dibattito giornalistico, sia della carta stampata che della TV; attenzione spasmodica sull’interpretazione del “perché”, del “perché ora”, del “senso” da attribuire a quella che veniva presentata come una decisione improvvisa. Dal richiamo all’età, agli acciacchi della stessa, alla indisponibilità a sciogliere eventualmente le Camere, ecc.
Un’altra ridda di interpretazione sul comunicato del Colle, le virgole, le parole, ecc. Tutta aria fritta su un problema previsto, prevedibile e serio.
Renzi ha goduto, in tutti questi mesi dell’appoggio autorevole del Presidente della repubblica (comunque  si valuti questa presidenza). Le dimissioni di Napolitano indebolisce Renzi a meno che al colle non ascenda qualcuno dei fedelissimi, ma fedelissimi e autorevoli non vanno molto d’accordo.
Collateralmente è iniziata la discussione sui “nomi” dei possibili candidati. Categorie: donne; leader; politici di lungo corso; imprevedibili, ecc.
La carica del Presidente della repubblica, nel nostro ordinamento, non ha  caratteristiche pari a quelle di un repubblica presidenziale, ma riveste un’importanza molto notevole, che è possibile definire di “equilibrio” e di “vigilanza”. È inutile fissarsi sulla natura “neutra” e non di parte, tutti si è di parte, dipende come si fa valere e pesa questa parte. Per questo il riferimento all’equilibrio e all’autorevolezza, non possono che essere riferimenti pesanti. Equilibrio e autorevolezza devono anche corrispondere ad apertura politica, nel senso di saper assecondare i punti di innovazione sociale e politica che il paese esprime.
Una cosa mi sembra certa, la scelta del nuovo capo dello stato non sta in mano a Renzi. Camere riuniti, senatori a vita, rappresentati regionali, non sono un insieme manipolabile molto facilmente. Mi pare che si tratta di un elettorato forse poco sensibile ai giochi ma disponibile a considerare la qualità richieste alla carica, senza mitologie.
Si può essere critici verso la “carica”, ma va detto che non tutti i Presidenti del passato sono assimilabili. Mettendo in fila gli undici presidenti della nostra Repubblica e rinvigorendo la nostra memoria, sono evidenti differenze, capacità, significatività e fede repubblicana: De Nicola, Einaudi, Gronchi, Segni, Saragat, Leone, Pertini, Cossiga, Scalfaro, Ciampi, Napolitano.

Si può solo sperare che il prossimo presidente corrisponda alle nostre migliori scelte. Nel clima attuale sarebbe un miracolo.   

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