Presidente della
Repubblica: la falsa notizia e il finto dibattito
Diario 273
Un finto scoop giornalistico (mi pare de La Repubblica ) ha promosso
due giorni di dibattito sul nulla. Lo scoop riguarda la possibilità che entro
l’anno il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, avrebbe abbandonato
la sua carica. Una cosa che era nota dal discorso di insediamento per il
secondo mandato e che lo stesso
presidente aveva ribadito in altre occasioni.
Ma su questa finta novità si è scatenato il dibattito giornalistico,
sia della carta stampata che della TV; attenzione spasmodica
sull’interpretazione del “perché”, del “perché ora”, del “senso” da attribuire
a quella che veniva presentata come una decisione improvvisa. Dal richiamo
all’età, agli acciacchi della stessa, alla indisponibilità a sciogliere
eventualmente le Camere, ecc.
Un’altra ridda di interpretazione sul comunicato del Colle,
le virgole, le parole, ecc. Tutta aria fritta su un problema previsto,
prevedibile e serio.
Renzi ha goduto, in tutti questi mesi dell’appoggio
autorevole del Presidente della repubblica (comunque si valuti questa presidenza). Le dimissioni
di Napolitano indebolisce Renzi a meno che al colle non ascenda qualcuno dei
fedelissimi, ma fedelissimi e autorevoli non vanno molto d’accordo.
Collateralmente è iniziata la discussione sui “nomi” dei
possibili candidati. Categorie: donne; leader; politici di lungo corso;
imprevedibili, ecc.
La carica del Presidente della repubblica, nel nostro
ordinamento, non ha caratteristiche pari
a quelle di un repubblica presidenziale, ma riveste un’importanza molto notevole,
che è possibile definire di “equilibrio” e di “vigilanza”. È inutile fissarsi
sulla natura “neutra” e non di parte, tutti si è di parte, dipende come si fa
valere e pesa questa parte. Per questo il riferimento all’equilibrio e
all’autorevolezza, non possono che essere riferimenti pesanti. Equilibrio e
autorevolezza devono anche corrispondere ad apertura politica, nel senso di
saper assecondare i punti di innovazione sociale e politica che il paese
esprime.
Una cosa mi sembra certa, la scelta del nuovo capo dello
stato non sta in mano a Renzi. Camere riuniti, senatori a vita, rappresentati
regionali, non sono un insieme manipolabile molto facilmente. Mi pare che si
tratta di un elettorato forse poco sensibile ai giochi ma disponibile a
considerare la qualità richieste alla carica, senza mitologie.
Si può essere critici verso la “carica”, ma va detto che non
tutti i Presidenti del passato sono assimilabili. Mettendo in fila gli undici
presidenti della nostra Repubblica e rinvigorendo la nostra memoria, sono
evidenti differenze, capacità, significatività e fede repubblicana: De Nicola,
Einaudi, Gronchi, Segni, Saragat, Leone, Pertini, Cossiga, Scalfaro, Ciampi,
Napolitano.
Si può solo sperare che il prossimo presidente corrisponda
alle nostre migliori scelte. Nel clima attuale sarebbe un miracolo.
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