lunedì 17 novembre 2014

La tecnica di potere di Matteo Renzi e i possibili esiti

La tecnica di potere di Matteo Renzi e i possibili esiti

Diario 273
Matteo Renzi ci (mia) ha stupito: ha messo in campo una tecnica di governo, o meglio di potere, abile, efficiente, spregiudicata e spiazzante. Il suo capolavoro è la questione dell’art. 18; è sembrato, ha fatto credere, ha testimoniato, che non c’era niente da fare, doveva essere cancellato o almeno reso inoperativo. Contro questa ipotesi ha  fatto schierare l’opposizione interna al PD, che ne ha fatto una questione di principio e sulla quale Renzi non poteva passare,  ha dichiarato che era pronta a morire (si fa per dire). Poi cosa fa il nostro, va in direzione del PD e fa sua la proposta dell’opposizione, lasciandola in brache di tela e con forti fermenti di spaccatura. Inoltre acquista il “merito” di un cedimento a sinistra. Un capolavoro.  
Il prossimo passo sarà quello di scaricare sull’opposizione interna il calo di consenso al partito, al governo e a lui stesso. Il discorso che articolerà avrà grosso modo questo contenuto: è la divisione interna al PD che determina il calo di fiducia, una divisione che fa apparire il governo impossibilitato ad agire. Corollario: se non si vuole perdere il consenso al partito e se si volessero vincere le prossime elezioni, tutti compatti e decisi dietro il segretario (certo che si potrà discutere, ma in modo sincopato e senza echi esterni!).  
Abile, efficiente e spregiudicato, ma forse i dati del sondaggio della Demos devono essere analizzati con attenzione. È vero i sondaggi valgono per quello che valgono, ma essendo ripetuti nel tempo quello che interessa è la tendenza.
Così possiamo notare che il giudizio positivo sul governo tra settembre e novembre (tre mesi) tra gli operai perde 21 punti; tra impiegati e dirigenti, la perdita è di 15 punti; tra gli studenti di 6 punti; tra le casalinghe di 12 punti; tra i disoccupati è di 14 punti e 13 tra i pensionati. Guadagna invece 2 punti tra i liberi professionisti e 1 punto trai lavoratori autonomi e imprenditori. Be! non direi che ci sia da stare contenti soprattutto se si osserva che  a settembre l’apprezzamento complessivo si attestava al 54% e a novembre scende al 43%. Inoltre se il premio di maggioranza alle prossime elezioni dovesse scattare per la sola lista solo e solo se superasse il 40%, allora a novembre saremmo ben lontani da questo dato:  il PD risulta al 36% (essendo contrario ad ogni maggioritario questo dato un po’, molto poco, mi conforta).
Gli annunzi senza realizzazione non pagano, inoltre le speranze che dalla crisi si possa uscire con una nuova legge suo mercato del lavoro pare fondata sul nulla. Neanche gli investimenti pubblici, di cui si sente parlare, a prescindere dalla loro reale consistenza, potranno essere un sollievo passeggero ma non ci faranno uscire dal tunnel, come si dice.
La stessa tecnica adottata con il suo partito Renzi l’ha adopera con Berlusconi. Ma qui le cose si complicano, per due semplici motivi: Berlusconi, di suo, è politicamente inaffidabile (è noto che fine hanno fatto tutti quelli che di Berlusconi si sono fidati a cominciare di D’Alema) ed inoltre dentro Forza Italia sti sta combattendo una battaglia di potere che non esclude nessun colpo basso, anzi  li prevede tutti in modo irresponsabile  (vedi elezione dei giudici costituzionali), né Berlusconi ha grande potere sui suoi senatori e deputati, anzi dietro l’indisciplina di questi si schiererà quando sgambetterà Renzi (e lo farà).
Inoltre il rinsaldato accordo del Nazareno, per Renzi è tutto in perdita, questo infatti gli alienerà qualsiasi possibilità di ricorrere ad altre forse politiche (M5*) come ha fatto ultimamente per i giudici della Corte costituzionale e per il Consiglio superare della magistratura. Le simpatie per FI sono infatti incompatibili con 5*.

Abile, spregiudicato ma efficiente solo se mi sbagliassi.     

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