Diario 274
Elezioni regionali. Deserto politico, o no?
L’astensione dal voto
nelle elezioni regionali di Emilia e Calabria disegnano un panorama politico
che non può non preoccupare. Solo i miei amici anarchici potrebbero essere
contenti, ma forse neanche loro. Si tratta di un’astensione di protesta, così
ottimisticamente ci piace interpretarlo, o piuttosto il motivo che la
caratterizza è quello del disinteresse, giudizio fortemente pessimistico, e
foriero di previsioni future molto preoccupanti.
La prima impressione è
quella del deserto politico: in Emilia il 62,3% degli aventi diritto non si è
presentato ai seggi, dato mai raggiunto non solo in Emilia ma neanche in
Italia; in Calabria è andata un po’ meglio gli assenteisti sono stati il 55,9%.
Un popolo schifato dai
continui scandali, un popolo arrabbiato per l’incapacità del governo di dare
soluzione alle drammatiche situazioni sociali, un popolo stanco delle continue
dichiarazioni della “luce in fondo al tunnel”, un popolo che non ne può più, piglia cappello
e non va a votare. Fosse tutto così, come dire, si potrebbe dare un significato
positivo a questa fuga dalle urne. Ma c’è anche un popolo che reputa inutile
votare, votare in generale, non solo per questo o per quello, una disaffezione
alla politica che in generale non ha portato niente di buono, se non
autoritarismo. Inoltre una democrazia, per quanto in disagio non vive senza
istituzioni, e se queste sono malate la soluzione non è lasciarle a se stesse.
A me pare che il commento
di “indifferenza” per questa scarsa affluenza alle urne di Matteo Renzi,
indichi non solo la solita
arroganza del personaggio ma la sua assoluta inadeguatezza a svolgere il ruolo
al quale il popolo delle primarie, prima, e il Presidente della repubblica,
dopo, lo hanno chiamato.
Tuttavia non siamo al
cospetto di un deserto politico, e questo non elucubrando sui motivi
dell’astensione, ma tenendo conto della grande partecipazione nei giorni scorsi
alle manifestazioni sindacali dei metalmeccanici, del mondo della scuola, della
CGIL, ecc.. C’è un popolo vivo, vitale e reattivo. Si potrebbe far riferimento
a questa combattività in modo consolatorio. Credo che non sia una mera
consolazione porre attenzione a questa combattività, ma contemporaneamente queste
manifestazioni non risolvono il problema politico del governo (regionale e
nazionale). Anche perché come si ricorderà l’inadeguato Renzi ha dischiarato “è
finito il tempo quando uno sciopero faceva cadere il governo”, che non è una
dichiarazione di autonomia, né soltanto di arroganza, ma indice di assoluta
indifferenza per la società, i suoi problemi, le sue crisi. Renzi è convinto
che la sua guida porterà il paese fuori dalla crisi, che i suoi provvedimenti
saranno un toccasana per la disoccupazione, che la sua visione del futuro sia
il sole dell’avvenire, in più crede di essere di sinistra e socialista. Non si
sono mai viste tante favole insieme, anche il libro delle favole dei fratelli
Grimm ne conteneva meno. Ormai si ha l’impressione che Renzi viva in una
proprio mondo immaginato, un castello di cioccolata, non si affaccia neanche ai
bastioni per vedere cosa succede nel mondo. Tipica è la reazione ai risultati
delle recenti elezioni, invece di essere preoccupato come un pastore che perde
le sue pecorelle, dichiara che quello che gli importa è il 2 zero (ma contro
chi?).
Non voglio attribuire la
responsabilità del disamore dell’elettorato verso le regioni a Renzi, egli con
gli scandali non c’entra, ma quello che mi sento di addebitare a Renzi è la sua
incapacità di mobilizzazione del “suo” popolo, il fatto che ai disastri regionali
si accomuna l’incredulità verso le azioni di questo governo. Questo è tutta
colta del Presidente del Consiglio, del Segretario del PD e della sua corte.
Ma vale la pena di vedere
cosa veramente è successo in Emilia, regione emblematica per la sinistra, lo
faremo riferendoci ai voti effettivi non
già alle percentuali che nella situazione sarebbero forvianti e non
metterebbero in luce le effettive dinamiche.
Emilia
A) Reg. 2010 B) Europ. 2014 C)Regionali
2014 differ C-A C-B
PD 857.613 1.212.392 535.109 - 322.504 -
677.283
FI 518.108 271.951 100.478 - 417.630
- 171.473
Lega 288.601 116.394 233.439 - 55.162
+ 117.045
M5* 126.619 443.936 159.456 + 32.
837 - 284.480
Il patto del Nazareno, da
qualsiasi punto lo si guarda mostra di non essere stato assolutamente premiato
dagli elettori. Il PD anche se risulta ancora il primo partito ha perso centinai
di migliaia di voti sia rispetto alle europee che alle regionali precedenti.
Forza Italia è ridotta la lumicino. Meno chiara è la situazione della Lega e
del M5*, il primo guadagna rispetto alle europee ma perde voti rispetto alle
precedenti regionali; M5* al contrario guadagna pochi voti rispetto alle
regionali ma perde molto più della metà
dei consensi rispetto alle europee. Se si guardasse ad elezioni omogenee,
regionali, allora la palma della perdita dei voti in valore assoluto e in percentuale
(-80%) spetta a Forza Italia, seguita dal PD, che in percentuale perde il 38%.
Segue la Lega (-19%), mentre a guadagnare è solo il M5* (+ 25%, per il quale va
anche considerato la perdita del 64% del proprio elettorato rispetto alle
europee).
Al posto di Renzi piuttosto
che esaltarmi per il 2 a zero, sarei molto, molto preoccupato, soprattutto
sarei preoccupato che sia andato in fumo il capitale di energie e di partecipazione
come si erano manifestate alle primarie.
E rifletterei ancora che forse non sono le Leopoldo o le primarie la strada per
riportare la politica tra la gente. Ma come sappiamo Renzi riflette poco; è
tutto … azione.