martedì 28 gennaio 2014

Renzi: la palude e il suicidio



Diario 244


Renzi: la palude e il suicidio

Matteo Renzi, segretario del PD, ha avuto un merito, magari raggiunto con mezzi non proprio condivisibili, aver decantato la discussione sulla legge elettorale dai “modelli” a un testo “base”. Un testo sicuramente, dal mio punto di vista non condivisibile per le seguenti ragioni: la bassa percentuale per accedere al premio di maggioranza (35%); l’alta percentuale di esclusione (5%, 8%, 12%, secondo i casi) per le liste minori; la possibilità della coalizione di usare i voti dei partiti, della stessa coalizione, che non avessero raggiunto la quota di inclusione; l’assenza di ogni alternanza tra i due sessi.

Se il testo “base” venisse approvato nella forma nella quale è stato predisposto, non è neanche sicuro che il Capo dello stato potesse firmarlo data la sentenza della Corte Costituzionale, inoltre un possibile ricorso alla Corte Costituzionale non potrebbe avere esito diverso dal giudizio sul porcellum.

La riforma elettorale deve essere condivisa, ovviamente non all’unanimità, ma da una robusta maggioranza. Su questo si può essere d’accordo. Ma un testo è appunto di “base” perché sottoponibile a verifica e anche a modificazioni.

In Parlamento sono state avanzate le seguenti modifiche: innalzamento della percentuale per accedere al premio di maggioranza al 38-40% (personalmente è ancora troppo basso e mette in discussione l’eguaglianza dei cittadini votanti); l’abbassamento della percentuale senza raggiunta la quale le liste minori sarebbero escluse (al 3%), che, anche se non completa, garantisce al minimo la rappresentanza; lo “scorporo”, che si traduce nel fatto che una coalizione non potrebbe usare a proprio vantaggio i voti ottenuti da liste collegate che non avessero ottenuto la minima percentuale per essere rappresentata in parlamento, e questo contro le liste civette; forme di alternanza uomo donna; la reintroduzione del voto di preferenza.

Mi sembrano tutte proposte ragionevoli da discutere e da verificare circa la loro consistenza di consenso parlamentare.

Questa possibilità da Renzi è definita “palude”. Mi sembra un errore, un partito forte e un segretario forte non hanno paura né della discussione, né del miglioramento da apportare alla legge. Non mi pare che ci sia qualche gruppo che voglia tornare alla discussione dei “modelli” elettorali (quella si che sarebbe la palude), il modello (“base”) predisposto è accettato e tutti propongono ragionevoli miglioramenti.

Se invece il modello di “base” fosse immodificabile fino al consenso di Berlusconi (neanche Forza Italia, allora saremmo di fronte, non tanto ad un modello “base”, ma un modello berlusconiano (non è un caso che Berlusconi faccia il “bauscia” come dicono a Milano, affermando che la riforma è la sua non di Renzi).

Berlusconi pare non accettare nessuna modifica (nonostante le aperure di Verdini), forse potrebbe accettare (forse) l’abbassamento della percentuale per evitare l’esclusione delle liste minore (con lo scorporo o senza?). Se Berlusconi non vuole il cambiamento allora anche Renzi non è disposta e nessuna modifica.

Così facendo il segretario del PD mi pari si impicchi con le proprie mani, e soprattutto non mi pare comprenda il ricatto e il bluff di Berlusconi. Nonostante quello che dice Brunetta, Berlusconi non vuole andare a votare subito, non è pronto, personalmente sarebbe “fuori”, al nuova FI è piena di problemi, non ha un candidato da contrapporre a Renzi, ecc.

Cosa farà Renzi se il parlamento gli disubbidisce e approva delle modifiche? Mette in crisi il governo? si predispone alle elezioni (con il proporzionale o con la nuova legge corretta?). Dopo tutto quello che ha detto questo evento sarebbe una sconfitta, e anche se vincesse le elezioni (forse) il suo smalto di cavaliere coraggioso diverrebbe opaco soprattutto all’interno del suo partito. Ma dopo le elezioni sarebbe ancora il candidato alla presidenza del Consiglio? Il suo progetto di rinnovamento dove finirebbe? Le riforme costituzionali per le quali si è impegnato che fine farebbero?

La democrazia non comando, è un paziente lavoro di convincimento e anche di mediazione, un’attitudine che il nuovo segretario del PD proprio non ha, a lui piace fare di testa propria e, soprattutto, di comandare. 


Il caso Passalacqua e la burocrazia tra corruzione e incapacità

Il caso del presidente dell’INPS mette a nudo come i grandi burocrati dello Stato non perseguano il bene comune ma il proprio. Forse una riforma del “lavoro” dovrebbe riguardare proprio la burocrazia (a tutti i livelli). Questa sarebbe al vera riforma della pubblica amministrazione non i “tagli”.

Quello di cui si ha esperienza, a tutti i livelli (nazionali, regionali e locali), e che la burocrazia appare per una quota non piccola corrotta (dal direttore generale, al vigile, dalla guardia di finanza, al direttore dell’ASL, al geometra del comune, ecc.). Di tutta un’erba un fascio? No, ma i fiori rischiano di essere fortemente inquinati dall’erbaccia.

Ma va detto con chiarezza non si tratta soltanto di corruzione, la cosa altrettanto importante è l’incapacità. La burocrazia pubblica è il pilastro di uno stato moderno se essa appare incapace è tutto l’edificio che traballa. La cosa che emerge è una spesso inadeguatezza di tale burocrazia a svolgere il proprio compito con media maestria.

Anche in questo caso si fa di tutta un’erba un fascio, no! Ma in questo caso i fiori sembrano ancora minori. Vorrei significare che leggendo le cronache e facendo aggio sulle esperienze la burocrazia è meno corrotta di quanto non sia incapace. 

Lista per Tipras

Ho aderito alla campagna per una lista alle elezioni europee del 25 maggio per Alexis Tsipras, leader del partito unitario greco Syriza. 

Per adesioni collegarsi con bit.ly/listatsipras







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