mercoledì 15 gennaio 2014

ll potere

Diario 241

Il potere

Chi mena scandalo per la “faccenda” che riguarda il ministro dell’agricoltura sottolinea fortemente il disprezzo per un ministro che usa un linguaggio non proprio consono; chi la difende sostiene che in casa propria ciascuno può usare il linguaggio che vuole e poi la ministra non è (ancora?) indagata. Il linguaggio sembra la chiave dell’accusa (da strada) e della difesa (ciascuno parla come vuole (e sa).

Ma è questo il problema che emerge? Al di là di ogni e possibile addebito penale, la vicenda è scandalosa perché appare come l’espressione di un potere senza principi. Certo tutta la storia governativa e no dell’ex senatore Silvio Berlusconi è stata una potente levatrice; ci ha abituati (assuefatti) a queste espressioni di potere. Ma non bisogna arrendersi, ogni volta ogni volta deve farci scandalizzare.

Da gradino a gradino siamo scesi in una fossa di serpenti e ratti, nella quale ogni minimo potere diventa fonte di arbitrio, manifestazione di puri interessi personali. La lingua usata dalla ministra ci parla di questo, non di un potere responsabile e democraticamente gestito, ma di una concezione feudale condita con le volgarità della nostra epoca.

Questo no, questo si, questo li, quest’altro qui, chi non si acconcia è scacciato come inconsistente, petulante e vano avversario.

L’autorità vuole autorevolezza, ma quello che ammanta le nostre autorità è solo meschina messa in scena di pressioni e di ricatti, di impotenza culturale e sociale riscatta da prepotenza e volgarità.

Fosse un caso quello del ministro si potrebbe metabolizzare, ma non è così, ogni giorno ci tocca la nostra parte di prepotenza, di uso arbitrario del piccolo o grande potere. Questo rosario delle incriminazione di consigliere regionali che si sono fatti pagare dai soldi pubblici financo le mutande verdi e gli assorbenti, non finisce mai; come continui sono i casi di corruzione dei nostri funzionari, dove sicuramente qualcuno ha chiuso gli occhi (cerchiati d’oro) e non ha visto lo stoccaggio di rifiuti pericolosi sotto il manto dell’autostrada.

Ma attenzione questa patologia del potere non solo risparmia pochi, ma si annida anche in ogni forma che va assumendo la politica. L’uomo solo al comando, la finzione di discussione democratica e trasparenza, forme insulse di partecipazione, imposizioni di soluzioni non meditate e non verificate sono l’ambiente di coltura di una potere che si degrada, ma che diventa sempre più forte e autoritario.

E questo riguarda la politica ma non solo, riguarda l'economia, la stampa, ecc.







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