domenica 15 gennaio 2012

Diario 157 6-15 gennaio 2012

.Diario 157
6-15 gennaio 2012

- Di liberismo si muore
- Le agenzie di rating
- L’acqua no!
- La legge non è uguale per tutti
- La legge elettorale … quando?
- Controlli della Finanza a Cortina
- Alesina e Giavazzi e … l’equità
- Non è colpa di Monti
- I Bot vanno a ruba
- Quanto si può essere ridicoli? Tantissimo!
- Esiste un caso Vattani ?
- Citazioni: nel bene e nel male



Di liberismo si muore
Il governo dei professori, come era chiaro nella ideologia di molti di loro, vogliono imporre una cura liberista al nostro paese. È difficile fare loro capire che il liberismo non è la cura ma la malattia; quello che fa specie e che non lo capisce neanche il PD che di questo governo è uno dei grandi sostenitori.
Si sbracciano a calcolare quando risparmieranno i cittadini con le annunziate liberalizzazioni. Eppure qualche settimana fa, mi pare La Repubblica, aveva pubblicato una tabella, da me riportata in un precedente diario, dal quale risultava evidente che tranne per i telefoni, tutte le altre liberalizzazioni passate avevano comportato un aumento dei prezzi (come è noto l’ideologia è più forte dei fatti).
Come poi la liberalizzazione di taxi, farmacie, orari dei negozi, ecc. costituiscano un contributo alla crescita economica del paese resta uno dei maggiori misteri montiani. Questo non vuol dire che alcune corporazioni non debbano essere smantellate.
Ci siamo accorti come la Grecia sia sparita dalla cronaca giornalistica? Dopo la cura da cavallo di liberismo la Grecia è alla fame. Nessun giornale vuole registrare questa realtà: povertà materiale diffusa, assenza dei medicinali di base, bambini sottonutriti, aumento delle rapine, ecc.
L’Europa si è mobilità per imporre alla Grecia soluzioni drastiche (vietandole anche una consultazione democratica), ma poi se ne è lavata le mani, al punto da lasciarla sola a contrattare con i suoi creditori. Quella che si dice solidarietà tra i popoli.

Le agenzie di rating
Con il declassamento di molti paesi le agenzie di rating hanno fatto il loro mestiere? Forse si, ma qualche sospetto circa i legami di queste agenzie con la speculazione finanziaria permette di avanzare qualche dubbio. Intendiamoci, può essere che queste agenzie tengano il sacco alla speculazione, ma può darsi che queste agenzie conoscono, ovviamente, molto bene la speculazione finanziaria e sanno interpretarla meglio dei governi. Questi si baloccano con la “fiducia” dei mercati da conquistare con politiche di bilancio mentre niente fanno per lo sviluppo.
Non è che le politiche di sviluppo possono risolvere il problema della speculazione finanziaria ma almeno danno un po’ di respiro alle popolazioni. In realtà l’Europa si sta incartando in un groviglio di depressione economica per guadagnare la fiducia dei mercati, mentre crea le condizioni per nuove speculazioni.
Ma una politica di sviluppo non è una politica di liberalizzazioni e privatizzazioni, ma di investimenti tonici pubblici, che possano sia far crescere la domanda interna sia intervenire nelle maggiori storture del paese (risanamento territoriale, infrastrutture, energie alternative, ecc.).
È certo, come ripetiamo da molto, che la prospettiva grega sta ancora nel nostro orizzonte, e fino a quando non si affronta in modo intelligente e costruttivo il problema del debito (ristrutturazione, moratoria, ecc.) la Grecia è un nostro possibile futuro.


L’acqua no!
Il governo fa finta manfrina e cerca di fregarci. È rispettoso, così dice, del referendum sull’acqua, che infatti resterà pubblica, quella che si privatizza non è l’acqua ma la sua distribuzione. Con un sottosegretario o ministro, non ricordo, che afferma che il referendum è stato un imbroglio. Come se i referendum non riguardasse complessivamente l’acqua negando che su questo bene comune non si potevano fare profitti. Non si può permettere che questo governo, e qualsiasi altro governo, faccia strame della volontà popolare espressasi senza equivoci.
Il Presidente della repubblica, garante della democrazia, come gli piace descriversi, non ha niente da dire?
Lo stile di questo governo è diverso, ma la sostanza resta violentemente antipopolare.

La legge non è uguale per tutti
Non so se l’onorevole Cosentino sia colpevole, sta ai giudici deciderlo, una cosa so che per l’inchiesta nel quale è coinvolto consiglieri di enti locali, professionisti, ecc. sono in galera, una galera preventiva prevista data la gravità dei reati attribuiti, l’on. Cosentino invece no. I suoi colleghi parlamentari hanno deciso che per lui l’uguaglianza della legge non vale. Senza dire che sia gli applausi, sia gli abbracci e baci di cui è stato oggetto dopo il risultato del voto, lasciavano presumere la conquista di un premio Nobel dell’onestà.

La legge elettorale … quando?
La Corte costituzionale avrà avuto le sue brave ragioni (costituzionali) per dichiarare inammissibile i due referendum avversi alla legge elettorale vigente (il così detto porcellum), non discuto. Rifletto solo sul fatto che i referendum costituivano una fortissima pressione per l’approvazione di una nuova legge elettorale. Mancando lo stimolo del referendum si farà una nuova legge elettorale? Se si tiene conto dei modelli sul tappeto e delle varianti su ciascuno di essi non si fa fatica ad immaginare che un accordo su una nuova legge sarà, come dire, difficilissimo.
Ma voglio dire di più: siamo sicuri che i “partiti” (cioè i gruppi dirigenti degli stessi) al di la delle affermazioni, circa la necessità di restituire in qualche forma il potere di scelta delle persone all’elettore, non siano contenti del meccanismo attuale che dà alle segreterie dei partire di scegliere i loro deputati? Mi viene forte il dubbio che questo potere non è mal visto nelle camere alte dei partiti. E se questo meccanismo da come esito un parlamento in parte indegno (come dimostra la compra-vendita dei voti, i giochi politici fatti a dispetto o a favore, ieri di Milanesi oggi di Cosentino, ecc.) nessuno ci fa più caso.
Spero di sbagliare ma credo che andremo a votare ancora con il porcellum, e se poi l’elettorato si disamora … meglio.

Controlli della Finanza a Cortina
Avevo deciso di pubblicare le dichiarazioni dei molti politici (deputati, ex ministri, ex sottosegretari, ecc.) a proposito dei controlli effettuati dalla Finanza a Cortina, ma devo confessare che non posso, mi vergogno per loro. Hanno perso un buona occasione per tacere, come uomini politici, delegati del popolo, avrebbero potuto apprezzare l’iniziativa e semmai sottolinearne il ritardo. Anche perché i controlli hanno individuato un 30% circa di macchine di lusso intestati a persone fisiche appartenenti a cittadini che denunziano meno di 30.000 € di reddito. Mentre il 10% di quelle intestate a società appartengono a imprese che negli ultimi due anni hanno dichiarato perdite. Onorevoli, il problema non sono i controlli ma l’evasione.

Alesina e Giavazzi e … l’equità
I professori Alberto Alesina e Francesco Giavazzi hann ritenuto di dover fare una lezione circa il concetto di equità. Ben due pagine del Corriere della Sera (2 gennaio) sono dedicate a questo concetto e a mettere in luce le articolazioni possibili, le contraddizioni e le relazioni che è possibile costruire con il concetto di equità. Tutto interessante e in parte condivisibile ad eccezione della relazione di equità che mettono in campo tra salari e produttività. Gli illustri professori sanno benissimo che la produttività ha a che fare molto con gli investimenti, la tecnologia, l’organizzazione, e poco con il lavoro, ma nella foga questa banalità è stata dimenticata.
Il punto di avvio, che ha meritato tanto consumo di inchiostro, è il giudizio su una manovra che non è sembrata equa. I due professori sono allarmati per l’idea, che secondo loro si fa strada nell’opinione pubblica, secondo la quale “la ricchezza comunque ottenuta, vada perseguita e punita”. A parte che non m i pare che sia questa la strada intrapresa da questo governo, i due editorialista non hanno inteso bene di che cosa si parlava quando si invoca equità. La manovra del governo Monti chieda al paese un “sacrificio”, la richiesta di equità faceva riferimento alla distribuzione di tale sacrificio. È apparso evidente che il peso di tale sacrificio non era relazionata alla ricchezza posseduta dai singoli (chi più ha più deve dare), ma al contrario gravava in modo non equo su chi meno aveva (al punto che si è dovuto fare una battaglia politica perché fossero risparmiate le pensioni più basse). Non una vendetta sulla ricchezza ma, come dire, un’equità cristiana (altrimenti è inutile andare a messa!).
I due illustri economisti dovrebbero sapere, sono sicuro che sanno, che negli ultimi venti anni le aliquote di tassazione sono fortemente diminuiti per i redditi più alti. Sembra loro equo che l’82% dell’Irpef deriva dalla denunzia di lavoratori dipendenti e da pensionati? Sembra loro equo che il 45% della ricchezza è in mano a solo il 10% delle famiglie più ricche? Viva la ricchezza!

Non è colpa di Monti
Le dimissioni del sottosegretario Carlo Malinconico (vacanze pagate dalla cricca), gettano un ombra sul governo Monti (anche perché altri membri del governo non hanno evitato di fare “buoni affari”, anche se legittimi, e perché alti funzionari stanno facendo delle operazioni di privatizzazione a tutto vantaggio dei compratori – non si sa se con qualche ritorno). Ma non è colta di Monti, il fatto è che senso dello stato e onestà non sono virtù coltivate, soprattutto negli alti livelli. Quello che prevale è l’approfittare, il chiedere piaceri, fare fruttare, anche economicamente, le posizioni di potere. Per potare questa mala pianta ci vuole tempo, serietà e provvedimenti conseguenti.

I Bot vanno a ruba
Vanno a ruba i Bot del Tesoro italiano. Crollano i rendimenti, lo spread respira. L’asta dei Bot spinge la borsa di Milano in salita del 2% (dai giornali). Questo giovedì 12. Segue venerdì nero il 13. Ancora non si è capito cosa succede e si inseguono labili segnali e incerte spiegazioni.

Quanto si può essere ridicoli? Tantissimo!
Apprendo (Corriere della Sera 27 dicembre) con vera sorpresa e meraviglia che il comune di Filettino, 550 abitanti, a settembre, si è autoproclamato principato e che il principe reggente è l’avv. Carlo Taormina (che tutti ricordano come ex deputato del Pdl e protagonista della difesa del delitto di Cogne). Secondo il reggente Cina, Giappone e Canada stanno per riconoscere il principato. Ma come se non bastasse il sindaco PD di Collepardo, sostiene l’iniziativa e vuole entrare a far parte del principato. Ma non ridono di se stessi?

Esiste un caso Vattani ?
Prescindiamo della fulgida carriera di questo console (di familismo non è privo neanche il Ministero degli esteri), ma si tratta di un funzionario che non può rappresentare il nostro paese all’estero perchè si dichiara ammiratore della Repubblica sociale, inneggia alla violenza razzista e politica, un fascista che neanche La Russa. Certo ci sono le procedure da rispettare e seguire ma l’Italia democratica si aspetta una sua cacciata dalla diplomazia. Non si tratta di opinioni ma di reati.

Citazioni: nel bene e nel male
Ida Dominijanni
“Il nodo democratico viene al pettine qui con urgenza e una drammaticità che non consentono ulteriori rinvii, né ulteriori imbrogli. L’imbroglio neoliberale, che per trentanni ha predicato l’indipendenza della forma liberaldemocratica dalla sostanza delle politiche sociali, ovvero l’assoluta congruità fra libero mercato e liberaldemocrazia, con la crisi dell’euro è arrivata al capolinea: la favola è finita, e senza happy end”, Il Manifesto 7 gennaio 2012.

Valentino Parlato
“Non si tratta di fare l’apologia del debito, ma di evitare che, pur motivati dall’attuale crisi, si stronchi l’iniziativa pubblica. Non è proprio il caso di promuovere le banche e il debito pr9ivato e di maledire il debito pubblico…. Se in Italia vogliamo veramente la crescita – come l’attuale governo promette – ricorrere al debito pubblico sarà necessario, anche se siamo piuttosto indebitati” Il Manifesto 8 gennaio 2012. (Non sarà il caso anche di ridurre il debito pubblico, almeno con una sua ristrutturazione?)

Sergio Marchionne
“come si fa ad incoraggiare investimenti stranieri in Italia con i continui ostacoli che le parti sociali pongono alle imprese che vogliono fare impresa?” Corriere della Sera 10 gennaio 2012. ( L’idea di Marchionne di fare impresa è peggio del “padrone delle ferriere”, vorrebbe sindacati silenti, operai ubbidienti, e salari tali da permettere i suoi bonus. Presto neanche negli Usa e in Brasile sarà così)

Giorgio Bocca
“La differenza abissale fra un Mussolini e un Berlusconi sta proprio qui: che il primo voleva commuovere e il secondo vendere, in primo voleva incantare e il secondo comprare, il primo cercava di dare corpo ai suoi sogni e credibilità alle sue promesse e il secondo ha capito che qualsiasi cosa detta da chi ha il megafono è vera o creduta vera. Il primo era nato dal socialismo e dalla sua retorica, e il secondo è convinto che tutto si compra”, da Grazie no, Feltrinelli, 2012

1 commento:

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