venerdì 6 gennaio 2012

Diario 156

Diario 156

19 dicembre 2011 – 5 gennaio 2012

- Laicità dello Stato

- Il “denaro”, da K. Marx Manoscritti economico-filosofici del 1844

- Il “concorso” di ricercatore/trice

- I calciatori corrotti, ma non solo

- Botti e sangue

- Citazioni: nel bene e nel male

Laicità dello Stato

Cosa è uno stato democratico se non uno stato laico? Certo non e solo questo ma questo costituisce uno dei tratti caratteristici. Laico significa che non impone non solo una qualche religione ma neanche le morali che dalle diverse religioni derivano. Laico significa difesa di ogni credo religioso o filosofico, che diventano questione "personali" che non possono essere imposti ad altri. Uno stato laico è auspicabile e desiderabile sia per ragioni intrinseche della sua valenza ma anche per rendere possibile la convivenza tra fedi, filosofie, etnie e tradizioni diversi. Uno stato multi etnico e multi religioso non potrà che essere laico.

Uno stato laico non significa uno stato senza principi. Nel suo documento fondativo, diremmo nella sua Costituzione, indica i principi di dignità, libertà, uguaglianza, che costituiscono i parametri con i quali guardare ogni provvedimento e regola che lo stato impone.

Ma uno stato laico può assumere tra i suoi principi d’ordine il mercato come se fosse un dato di natura? Questo e un problema abbastanza intricante e dipende molto da come si possa interpretare il concetto di mercato. Se lo si assumesse come un meccanismo che permette lo scambio (tra persone caratterizzate da dignità, libertà, e uguaglianza) di esso non credo si potrebbe fare a meno in un mondo complesso come il nostro. Se lo si assume come il processo (neutro?) per l’attribuzione di valore, per la migliore allocazione delle risorse, come si dice, o ancora per garantire la libertà al “consumatore”, allora saremmo alla negazione dei principi fondativi di libertà, dignità e eguaglianza. Allora saremmo alla mistificazione. L’economia di mercato, che non è un dato di natura, è discriminante per sua struttura; non solo nel processo di produzione delle merci, dove si applica allo sfruttamento dei lavoratori (negli ultimi venti anni i profitti sono aumentati proprio perché i salari sono diminuiti), anche nella offerta delle "merci" (aspetto di cui il mercato va oltre modo fiero). Merci diverse, ciascuno libero di scegliere quelle che preferisce. In realtà la diversificazione delle merci serve a offrire a ciascuno quel tipo di merci che si può permettere, in sostanza, serve per mettere ciascuno al posto suo.

Una Costituzione che volesse essere portatrice dei valori di libertà, uguaglianza e dignità non dovrebbe garantire una economia di mercato ma lo "scambio" tra uguali.

Il “denaro”, da K. Marx Manoscritti economico-filosofici del 1844

(approfitto del testo inviatomi in modo augurale dal mio amico Bibo, per riproporvelo, mi pare molto adeguato alla nostra epoca presente)

Ciò che mediante il denaro è a mia disposizione, ciò che io posso pagare, ciò che il denaro può comprare, quello sono io stesso, il possessore del denaro medesimo. Quanto grande è il potere del denaro, tanto grande è il mio potere. Le caratteristiche del denaro sono le mie stesse caratteristiche e le mie forze essenziali, cioè sono le caratteristiche e le forze essenziali del suo possessore. Ciò che io sono e posso, non è quindi affatto determinato dalla mia individualità.
Io sono brutto, ma posso comprarmi la più bella tra le donne. E quindi io non sono brutto, perché l'effetto della bruttezza, la sua forza repulsiva, è annullata dal denaro.
Io, considerato come individuo, sono storpio, ma il denaro mi procura venti quattro gambe; quindi non sono storpio. Io sono un uomo malvagio, disonesto, senza scrupoli, stupido; ma il denaro è onorato, e quindi anche il suo possessore.
Il denaro è il bene supremo, e quindi il suo possessore è buono; il denaro inoltre mi toglie la pena di esser disonesto; e quindi si presume che io sia onesto.
Io sono uno stupido, ma il denaro è la vera intelligenza di tutte le cose; e allora come potrebbe essere stupido chi lo possiede? Inoltre costui potrà sempre comperarsi le persone intelligenti, e chi ha potere sulle persone intelligenti, non è più intelligente delle persone intelligenti? Io che col denaro ho la facoltà di procurarmi tutto quello a cui il cuore umano aspira, non possiedo forse tutte le umane facoltà? Forse che il mio denaro non trasforma tutte le mie deficienze nel loro contrario?
Poiché il denaro, in quanto è il concetto esistente e in atto del valore, confonde e inverte ogni cosa, è la universale confusione e inversione di tutte le cose, e quindi il mondo rovesciato, la confusione e l'inversione di tutte le qualità naturali ed umane.
Chi può comprare il coraggio, è coraggioso anche se è vile. Siccome il denaro si scambia non con una determinata qualità, né con una cosa determinata, né con alcuna delle forze essenziali dell'uomo, ma con l'intero mondo oggettivo, umano e naturale, esso quindi, considerato dal punto di vista del suo possessore, scambia le caratteristiche e gli oggetti gli uni con gli altri, anche se si contraddicono a vicenda. È la fusione delle cose impossibili; esso costringe gli oggetti contraddittori a baciarsi.

Se presupponi l'uomo come uomo e il suo rapporto col mondo come un rapporto umano, potrai scambiare amore soltanto con amore, fiducia solo con fiducia, ecc. Se vuoi godere dell'arte, devi essere un uomo artisticamente educato; se vuoi esercitare qualche influsso sugli altri uomini, devi essere un uomo che agisce sugli altri uomini stimolandoli e sollecitandoli realmente. Ognuno dei tuoi rapporti con l'uomo, e con la natura, deve essere una manifestazione determinata e corrispondente all'oggetto della tua volontà, della tua vita individuale nella sua realtà. Se tu ami senza suscitare una amorosa corrispondenza, cioè se il tuo amore come amore non produce una corrispondenza d'amore, se nella tua manifestazione vitale di uomo amante non fai di te stesso un uomo amato, il tuo amore è impotente, è un'infelicità.

Il “concorso” di ricercatore/trice

L’Università, ha ragione, si lamenta, si oppone, denunzia. tutte le storture e, di fatto, inefficienze, introdotte nei provvedimenti governativi che la riguardano.

Quello che mi fa impressione è, invece, il modo tranquillo con il quale è stata accolta la trasformazione del concorso di ricercatore/trice. Si trattava del concorso più serio esistente per accedere ai ruoli universitari: due prove scritte anonime (le prove venivano annullate se nel testo fosse introdotto, anche involontariamente, tipo citazione bibliografica, la possibilità di riconoscere il candidato); una prova orale; l’analisi dei titoli e del curriculum. Le prove orali aperte al pubblico. Certo tutti i concorsi possono essere falsificati, ma questo, soprattutto in presenza di molti candidati, era non facilissimo.

Questa tipologia di concorso è stata buttata via a favore di una valutazione del curriculum e una discussione orale. Una trasformazione che garantisce, al di la di ogni dichiarazione, il potere baronale.

Sarà forse per questo che su questa trasformazione non si siano avute manifestazione di protesta?

Baroni e candidati si sentono più garantiti, i secondi se appoggiati, gli altri si … impicchino

I calciatori corrotti, ma non solo

La cosa che viene spontanea di pensare è: “con quello che guadagnano hanno proprio bisogno di truccare le partite?”. Ma sono proprio le caratteristiche del “denaro” che spinge ad azioni finanche irragionevoli.

Del resto che dire degli onorevoli che usano le risorse per i “porta borse” in modo altrettanto truffaldino: pagamenti in nero al di sotto del minimo sindacale, uso dei fondi per altri scopo (il mutuo per la casa, anche questo), ecc.

La corruzione del denaro non ha limiti né vincoli di didgnità.

Botti e sangue

I divieti dei botti di capodanno non son serviti: la stupidità è imbattibile. Morti, bambini dilaniati, perdita di arti, occhi, ecc.

Il divieto non serve, si dice “c’è una tradizione”. La tradizione quanto male fa. È un problema di educazione, se i sindaci si svegliano il 20 dicembre per emanare, un divieto nella maggior parte dei casi non ottengono niente. Ma se tutto l’anno facessero una campagna terroristica ed educativa, con manifesti che mostrano i morti e i corpi dilaniati, soprattutto dei bambini, forse, forse, forse si potrebbe ottenere qualcosa (non è certo la stupidità è imbattibile).

Citazioni: nel bene e nel male

Paul Krugman

Il momento giusto per l´austerità al Tesoro è l´espansione, non la recessione": così dichiarò nel 1937 John Maynard Keynes, proprio quando da lì a poco Franklin Delano Roosevelt avrebbe dimostrato la correttezza di questo suo dogma cercando di rimettere in sesto il budget troppo presto e spingendo in una profonda recessione l´economia che fino a quel momento si stava riprendendo con continuità. Tagliare la spesa pubblica in un´economia depressa deprime ancor più l´economia. Per l´austerità si dovrebbe attendere che sia già ben in corso una forte ripresa”, La Repubblica, 3 gennaio 2012 (non sarebbe un rimedio alla crisi da speculazione, ma sarebbe qualcosa di positivo rispetto a quello che stanno facendo i governi della UE)

Luciano Gallino

“Di fronte a una simile realtà, e alla inettitudine dimostrata alo riguardo dal precedente governo, ci si poteva aspettare che il governo nuovo aprisse una robusta discussione con sindacati, industriali, manager, esperti del settore, per vedere se si trova il modo o di rilanciare rapidamente le industrie in crisi, o di svilupparne di nuove affinché assorbano il maggior numero di disoccupati presenti e futuri. Invece no. Il governo apre un tavolo di discussione per decidere quali forme introdurre sul mercato del lavoro al fine di renderlo più flessibile. Ed i sindacati, anziché ribattere che il problema primo e vitale è quello di creare lavoro, accettando di discutere sul come riformare le norme di ingresso e di uscita da un mercato che intanto rischia una contrazione senza precedenti. … Ma se il contratto di breve durata che caratterizza le occupazioni atipiche si riproduce nell’area dei nuovi contratti perché questi implicano la possibilità di licenziare il nuovo assunto, anche senza giusta causa, per un periodo che addirittura supera di molto l’attuale durata media dei contratti atipici, la precarietà cambierà di pelle giuridica ma resterà tal quale nella realtà”. La Repubblica, 5 gennaio 2012. (Il nuovo governo è di fermi principi: il mercato risolverà i problemi; questo bisognava lo sapessimo. La speranza di una politica industriale è vana).

1 commento:

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