Diario
24 ottobre 2019
È evidente a molti studiosi, ma ormai comincia ad essere
senso comune, che il sistema sociale che ha migliorato la situazione di
miliardi di uomini, sfruttandone fino alla sopravvivenza milioni, si trovi in
una crisi di sistema: il capitalismo non sembra poter garantire più quello che
promette, anzi al contrario determina in molti parti del mondo un profondo
peggioramento della condizione umana.
Che ci sia bisogno di un nuovo e diverso sistema sociale è
evidente, c’è bisogno di un diverso modo di distribuire la ricchezza e i “redditi”,
la tecnologia indica la strada per nuove
forme di produzione, ma non suggerisce niente per la realizzazione di un nuovo
sistema sociale. La questione ambientale richiama alla necessità di profonde
modifiche di produzione e di consumo, ma l’adesione, più o meno sincera, alle
grandi battaglie ambientaliste, al movimento di giovani sempre in crescita, non
produce un effettiva e significativa modifica nella produzione e nel consumo,
questo perché le “regole” di funzionamento del sistema capitalistico non sono
mutate. La guerra, piccola o grande che sia, è ancora lo strumento per
distruggere, oltre le vite umane, beni e servizi e armi, una distruzione che
finisce per alimentare la “ripresina” economica (forse a questo sono funzionali
anche i disastri ambientali).
C’è la consapevolezza che i vecchi metodi che erano state
elaborati per la “rivoluzione”, oltre ad avere dato pessimi risultati, non siano più adeguati alla nuova situazione.
Il mix di capitalismo aggressivo e di comunismo autoritario che si sta
sperimentando in una parte consistente del pianeta, pare di successo perché
deve recuperare dei deficit tragici del passato, ma “rallenta” e presto si
troverà ad affrontare sia crisi politiche che sociali (si hanno i primi
episodi).
È manifesta l’insopportabilità della situazione dalle
manifestazioni e lotte di massa che in diverse parti del pianeta,
consapevolmente o meno, si pongono il problema di un diverso sistema sociale.
Ma non si trovano indicazioni efficaci per la costruzione di un “nuovo sistema
sociale”.
Alcuni sostengono che l’unica strada sia quella dei “piccoli
passi”, non so se sia la strada giusta, ma accettando questa soluzione è
necessaria che i “piccoli passi”, siano significativi, si muovano nella stessa
direzione e incidano, cambiando aspetti significativi del sistema esistente. In
realtà i piccoli passi (quando ci sono) appaiono più tentativi (modesti o meno)
di affrontare alcuni aspetti particolare che emergono con più vigore, piuttosto
che la manifestazione parziale di un disegno chiaro e completo.
Il mio amico Angelo sostiene che l’unico passo necessario
sia quello di trasformare il denaro da bene personale in “bene comune”, a me
sembra non tanto un piccolo passo ma una grande rivoluzione concentrata, e appunto
per questo di difficile realizzazione.
Molti amici, nei discorsi da caffè, si lamentano del fatto
che lasceremo ai nostri figli e nipoti una situazione ambientale disastrosa,
sono d’accordo ma personalmente mi fa specie che lasceremo loro
anche un sistema sociale senza vie d’uscite. Si parla di
evoluzione del “capitalismo”, ma il capitalismo è per sua natura un sistema in
continua trasformazione o, se si vuole, in evoluzione, ma queste non incidono
sui suoi capisaldi.
Buttiamo un occhio, molto rapido e sintetico, sulle questioni
di casa nostra. È manifesto che esiste un problema di diseguaglianze
(economiche, culturali, sociali, geografiche, ecc.), diciamo che esiste, per
usare una modalità descrittiva ormai nota, che l’1% della popolazione concentra
una quota rilevantissima della ricchezza e del reddito, mentre il restante 99%
si divide il resto, con all’interno ulteriori forme di diseguaglianza. In
questa situazione il senso comune dei partiti, anche di quelli che hanno
formato il nuovo governo, è la
diminuzione delle tasse, l’accusa più rovente che l’opposizione fa al
governo e che ha aumentato le tasse ed esso da questa accusa si difende non
affermando il principio che “tassare sia giusto”, ma che non ha aumentato il
carico fiscale. È evidente che esiste una diseguaglianza anche nel sistema fiscale,
ma questa è altra faccenda.
Il governo ha lanciato una campagna, si spera seria, contro
l’evasione fiscale, arrivando fino alle pene detentive per i maggiori evasori
(considerati dei “ladri” e come tali
punibili). Bene, ma il governo ha fatto finta di non vedere la ricchezza di
quel famoso 1% (che si ingrassa in parte anche attraverso l’evasione fiscale),
una imposta sui maggiori patrimoni sembra un’eresia del “buon governo”. Ma è
chiaro che quello della patrimoniale, della fiscalità sulle successioni, ecc.
costituiscono un piccolo passo nella direzione giusta. Esse, infatti, danno una
indicazione antropologica di vita: non dannatevi
per accumulare, mettete le vostre energie nel godersi la vita, la gioia
degli amori, i paesaggi, la lettura, l’arte, il mare, ecc., perché se
accumulate oltre un certo limite lo Stato ve lo toglie, e ve lo toglie per il
bene di tutti ma anche per il vostro bene.
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