Diario
12 giugno 2018
1. È
opinione comune che il presidente del consiglio, Professore Conti, sia un pupazzo in mano a Salvini e Di Maio;
privo di una sua volontà, senza un suo disegno politico, non può fare altro che
quello che i due vice presidenti del consiglio (di guardia) dicono.
A me sembra un’opinione non
corretta. È vero Conte è privo di una sua forza parlamentare, né ha ancora un’opinione
pubblica che lo sostenga. Ma attenzione l’uomo è molto ambizioso,
altrimenti non sarebbe a quel posto, e anche spregiudicato. Il suo
atteggiamento è quello che non vuol pagare dazio e attende tempi diversi.
Egli è sicuramente debole, ma
ha una forza nascosta: le dimissioni (nel senso delle minacce). Si tratta di
una grande forza perché i contraenti il contratto sanno che dopo le sue
dimissioni sarà difficile ricucire l‘alleanza. Ma Conti cosa pensa della
società? Questo mistero è un vero pericolo perché rischia di coniugarsi con i
peggiori pensieri dei sui vice.
Si dice che a Salvini non
dispiacerebbe andare alle elezioni, ha il vento in poppa, come si dice, ma
attenzione gli “immigrati” pagano ma il resto no, come sarà l’umore degli
elettori quando non c’è una nave da non fare attraccare?
2. Salvini,
vince! Ma sarà vero? L’immigrazione parla alla peggiore pancia del paese, ma
siamo sicuri che si tratta del tema che assorbe tutti gli altri disaggi della
popolazione.
La maggioranza dell’opinione
pubblica si assesta su una posizione “attendista”: aspettiamo, facciamoli lavorare
e poi giudichiamo. Non c’è niente da attendere questo governo (a trazione
sempre più leghista) non può darci niente di buono. Soprattutto il clima
culturale e sociale sarà dei peggiori (con l’esaltazione dell’autodifesa, per
esempio). Anche la vittoria di Salvini-Italia nei riguardi dell’Europa, non
pare convincente. La UE è enormemente carente,
tanto per usare un eufemismo, ma il “ricatto” non sembra lo strumento adatto,
soprattutto se fatto sulla pelle degli immigrati.
3. “governo
del mutamento”, ma quando? ma dove? ma come?
Il mutamento non è la
sostituzione di qualche sedia o di qualche quadro nel salotto buono. Il mutamento che la
struttura sociale richiede, ormai le riflessioni sulla crisi del capitalismo
sono numerosissime di autori non comunisti.
Bisogna buttare dalla finestra il salotto buono e attrezzare stanze, uffici,
poteri adeguati ad una necessaria trasformazione sociale. Il “governo del mutamento” pensa di mettere
assieme dei tamponi alla situazione,senza speranza risolutiva.
4. Il PD “respira”, i risultati delle elezioni
amministrative sembra dare una boccata di ossigeno ad un malato (forse
terminale).
Se il malato deve essere
dimesso allora non basta una boccata di ossigeno, ma un progetto di cambiamento
sociale: cioè modifica dei rapporti sociali di produzione, livelli crescenti di
egualitarismo, riorganizzazione delle modalità di lavorare, sviluppo economico
generalizzato e controllato…
Ma di questo nel PD non si parla,
speriamo.
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