Diario 344
1 maggio 2017
Si capisce la gioia e la soddisfazione di Renzi per avere
raggiunto il 72% dei consensi nel ballottaggio per diventare segretario del
PD. Non fa velo a neo segretario il
fatto di non avere avuti contendenti. È felice e basta, lo si capisce.
Ma non ha seguito il consiglio che da più parti gli veniva
elargito: compostezza, contegno. Non può, non è nel suo carattere, ha
considerato questo risultato un ribaltamento del referendum sulla riforma, che
si tratti di dati non comparabili non interessa, non è la realtà quella che
conta ma l’immaginazione.
In termini di immaginazione nel suo discorso (di
incoronamento) ha esaltato il popolo che lo ha votato, è ha garantito un partito unito, aperto alla discussione,
con idee diverse ma unito. Si è
dimenticato di dire che dati i risultati per forza il partito sarà unito, tutti
gli organi avranno una maggioranza di almeno il 72% di persone all’unisono con
il segretario (le fronde renziane tremano, le così dette opposizione sanno che
avranno il “diritto di tribuna”, ma niente di più). Il PD sarà unito in quanto
renziano in ogni sua piega.
Il governo Gentiloni è stato richiamato all’obbedienza da
Orfini, il così detto presidente del PD, che in una sua intervista ha chiarito
come da oggi forte sarà il pressing del partito sul governo e come da questo
pressing il governo uscirà più … forte.
Renzi nel suo discorso a parlato di tutto, non si
riusciva a frenarlo, era come una bottiglia di Coca Cola agitata a lungo e poi
stappata, la coca esce a fiumi, non la si può fermare, il risultato della
confronto elettorale ha avuto lo stesso effetto sul rinnovato segretario.
Non merita commentare le cose dette e tanto meno le più
numerose non dette, su un punto vale la pena fare qualche pulce: a proposito die
Jobs Act.
Si vorrebbe consigliare a neo-vecchio segretario di
andare a leggere i risultati dell’indagine curata dalla Demos Coop e commentata
da Ilvo Diamanti su La Repubblica del 29 aprile.
Le indagini demoscopiche vanno usate con cautela, ma
quando i risultati sono di grande dimensione qualche indicazione la danno: il
67% degli italiani intervistati crede di sapere che il lavoro nero negli ultimi
5 anni è aumentato, così come il 75% degli intervistati ritiene che sia
aumentato il lavoro precario. Il 71% ritiene che l’occupazione in Italia non sia
ripartita. Il Jobs Act, definito da Renzi una riforma di sinistra, secondo l’opinione
degli intervistati non gode di buon giudizio; l’8% ritiene che la legge ha
migliorato il mercato del lavoro, il 32% ritiene che l’ha peggiorato, mentre un
altro 32% ritiene che sia ancora troppo presto per una valutazione (il
rimanente 27% è composto da un 16% che ritiene la situazione non modificata e l’11%
non sa o non risponde). Certo si tratta di opinioni, ma il problema è: si tratta
di un’opinione sostanzialmente negativa per carenza di comunicazione o
piuttosto per esperienza diretta?
Ma c’è un punto che a me pare tragico: l’84% ritiene che
i giovani di oggi avranno pensioni con cui sarà difficile vivere. Si tratta di
un’osservazione (verità?) che si sente continuamente ripetere, che i
commentatori, economisti, sociologi, politici, ecc. ripetono ad ogni piè
sospinto; dichiarazioni ammantate da leggerezza che al contrario mi paiono connotate
da un cinismo macroscopico. Sta diventando una sorta di legge di natura
(sociale) contro la quale niente si può fare (e la politica?). E nessuno fa lo
sforzo di immaginare in che tipo di società i nostri figli e nipoti vivranno se
questa legge si affermerà.
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