Diario
27 aprile 2022
Mi pare che un insieme di forze e di
paesi, in testa gli USA, hanno deciso per la continuazione della
guerra in Ucraina, per il suo approfondimento,
né li ferma la possibilità di una estensione della guerra, in terza guerra
mondale, con connesse possibilità di uso di armi nucleari. Al contrario sembra
che questo vogliono. E’ evidente, anche se non paradossale, che l’industria
degli armamenti prema nella direzione della guerra, si tratta di un affare di
miliardi di dollari. E’ invece paradossale che i “militari” sembrino più cauti
dei politici, che con il petto in fuori attendono il crollo della Federazione
Russa. Vogliono la vittoria dell’Ucraina sulla Russia. E’ noto che lo spirito
bellicista è alimentato da speranze irrealistiche.
Che l’aggressore sia la Russia non si
discute, che bisognerebbe premere per una soluzione diplomatica è certo, che
invece si crea un clima di provocazione nei riguardi degli assalitori è altrettanto
visibile. Così come le sanzioni imposte alla Russia si stanno riversando contro
i paesi occidentali, non solo ma la Russia potrebbe imporre lei a noi sanzioni,
non alimentando, come già si vede dalle prime avvisaglie, il rifornimento di
gas e petrolio.
A questo punto la speranza è che si
muova la Cina e imponga una soluzione diplomatica.
Ma tutto questo se uno leggesse qualche
giornale, o ascoltasse qualche telegiornale sarebbe subito evidente, e non meriterebbe
parlarne se non per denunziare follia e inettitudine. Ma c’è qualcosa sulla
quale conviene spendere qualche parola: come la guerra i cambiamenti relativi
modificano i nostri comportamenti.
Non mi riferisco all’allucinante ondata
di razzismo verso musica, letteratura, cantanti, direttori d’orchestra, ecc.
Posizioni insensate, stupide, oltraggiose per la nostra intelligenza e il buon
senso; ormai circolano nel nostro paese diffuse posizioni di questo tipo,
insieme alla ricerca affannata dei puntiniani.
Ma piuttosto, vorrei fare qualche
brevissima notazione sulla schizofrenia dei nostri comportamenti.
Le foto e le notizie “dal fronte”, ci
mettono angoscia, ci addolorano; quando ci rendiamo conto che tutti lavorano
per la continuazione della guerra, ci indigniamo. Siamo arrabbiati, ci sentiamo
impotenti, cupi di umore, addolorati.
Ma poi torniamo alle nostre incombenze,
ci distraiamo, l’angoscia per la guerra svanisce lentamente, fino al prossimo
telegiornale.
Siamo come divisi in due, e questo mi fa
arrabbiare, mi fa sentire fasulli, fintamente addolorati, mentre invece siamo presi
dalle nostre incombenze, dal fare la spesa, a incontrare un amico. Questa nostra
frammentazione, questa doppiezza, ci pare innaturale, mentre, forse, è solo un modo di difenderci.
Ma devo dire che non mi piaccio.