martedì 6 giugno 2017

I conti sbagliati

Diario n. 346
6 giugno 207



Tutti i commentatori, e non solo, sono convinti che si andrà a votare a settembre (mese della maggior parte dei disastri); lo vogliono i partiti dell’accordo elettorale, lo vuole Matteo Renzi, nonostante tutte le affermazioni precedenti.
Tutti si domandano perché? ad eccezione del “buon” Gentiloni, agnello sacrificale. C’è solo una ragione: la legge elettorale.
Il meccanismo che le due Camere del parlamento si apprestano a votare in gran fetta, come è noto, prevede uno sbarramento al 5%, che il vorrebbe dire lasciare fuori dal parlamento (dati dell’intenzione di voto di maggio) i rappresentati di almeno il 13% degli elettori che hanno dimostrato di avere intenzione di votare (a questa percentuale andrà aggiunta la quota degli astenuti e di quanti votano scheda bianca o nulla). Insomma ci si avvicina al 50% degli aventi diritti. Si può esultare: abbiamo raggiunto una democrazia matura.
Tutto pacifico? Ma neanche per sogno! Da qui la voglia e il desiderio di andare subito al voto. Se fosse tutto pacifico non sarebbe necessaria nessuna accelerazione, ma siccome nell’area di quanti sarebbero privati di  rappresentanza c’è movimento (i cespugli, come dispregiativamente sono chiamati i partiti che non raggiungono il5%), siccome esiste una massa di non rappresentati che cerca rappresentanza, il calcolo sbagliato è allora quello di anticipare al massimo il voto, per evitare che i movimenti in atto si consolidano. Ma qui sta l’errore: l’acceleratore potrebbe essere un potente coagulante.
Per esempio potrebbe mettere le ali ai piedi dell’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia (che potrebbe ottenere un’ulteriore spinta dalla eventuale vittoria dei laburisti in Gran Bretagna). È noto che l’impresa di Pisapia è ardua e densa di ostacoli: programmatici, differenze di prospettive, idiosincrasie personali, ecc. Ma ridurre i tempi potrebbe facilitare l’impresa. In questo caso non solo raggiungere il 5% sarebbe molto, ma molto facile, ma questa lista punirebbe il PD, soprattutto, e in parte 5*.
A anche a destra le cose si muovono; Alfano è in affanno, sicuro, ma anche lui è alla ricerca di soluzioni: il movimento di Parisi? la discesa in campo di Ciriaco de Mita? Gli stessi deputati e senatori verdiniani, ormai senza capo? Non so, ma certo anche in questo caso l’accelerazione potrebbe essere un buon viatico, con il risultato di colpire Forza Italia e 5*.
La fretta, come diceva mia nonna, fa i gattini ciechi. Per questo i conti dei partiti dell’accordo elettorale mi sembrano sbagliati.
Tutto questo, nell’uno e nell’altro caso, sembra avere poco a che fare con i destini (parola roboante) del nostro paese.

  

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