Diario n. 328
27 dicembre 2016
Non vi è dubbio che i problemi più gravi dell’attuale
fase (non transitoria) siano il lavoro e le diseguaglianze nella distribuzione
del reddito e della ricchezza. Collegati a questi due, come in una catena,
troviamo la crisi fiscale dello stato (a tutti i livelli), la riduzione dei
servizi sociali, la mancanza di abitazioni a basso prezzo (a cui corrisponde
una grande quantità di abitazioni vuote e di invenduto), la cattiva situazione
delle infrastrutture, la mini criminalità (mentre gode ottima salute quella
organizzata), la crisi del sistema sanitario, la sicurezza, ecc. Una catena che
può essere allungata come si vuole ma che si sviluppa a partire da quei due
anelli. Di questi due problemi un qualsiasi governo si dovrebbe occupare, ma ne
prima né ora le questioni sono all’ordine del giorno con il dovuto impegno e
con le necessarie nuove idee.
Lavoro
I provvedimenti già attivi non solo non sono stati
risolutivi, ma hanno, in un certo senso aggravato la situazione. Gli strumenti
attivati non hanno inciso significativamente sulla disoccupazione e hanno reso
precario e vergognosamente super sfruttato chi il lavoro, anche se marginale, a
tempo, incerto in qualche modo lo ha. I vaucher producono racconti agghiaccianti: 7,5 euro
all’ora per qualsiasi tipo di lavoro (dal servizio di sicurezza, al servizio
bar, passando per il call center , ecc., parcellizzato e spezzettato in modo tale che pochi
riescono ad avere garanzia, sia fa per dire, di un reddito mensile. Non solo pagati con ritardo, ma spesso i voucher sono
utilizzati come “tessera” per un lavoro nero più sfruttato, mentre l’ultima
frontiera è quella della loro utilizzazione per pagare chi sostituisce (sic!) i
lavoratori in sciopero.
La filosofia “meglio di niente” sta ancora di più
imbarbarendo la nostra società e il mercato del lavoro: ogni dignità di se
stessi sembra vanificata dalla ricerca di una elemosina-lavorativa.
La bellezza del paese, la sua cultura, la sua storia, che
poi tradotto in soldoni significa turismo
non solo sarebbe assurdo che portasse ad una società fatta di camerieri, guidi
turistiche e commesse, ma neanche si costruisce con progetti adeguati, mentre
quei specifici settori, insieme all’edilizia sono quelli del massimo
sfruttamento e dell’uso (non chiamiamolo abuso) dei voucher.
Non c’è una soluzione facile, si tratta di modificare
quanto, dove, come e quando ciascuno debba lavorare; come assicurare comunque
un reddito ad ogni famiglia; come riconoscere differenze di ruoli e di
remunerazione che non potranno che essere da limitate.
Non solo i camerieri, non solo le signorine gentili che
assillano dai call center, non solo le rare, ovviamente, start up, ecc. si
tratta di un progetto di società che rifiuta lo stato attuale e che prospetta
una diversa organizzazione sociale fondata sulla dignità.
Diseguaglianze
Le maglie della società, i suoi nodi e i suoi incroci
sembravano offrire a ciascuno, secondo volontà e capacità, di trovare una
propria collocazione che non fosse esclusivamente determinata dalla nascita. Si
trattava di una mitologia, di una retorica, ma in parte costituiva anche una
realtà, ma soprattutto imprimeva le stigmate della “capacità” (anche nel nostro
paese dove vige e si fa sempre forte il familismo, la pratica della
raccomandazione, ecc.). Una società felice, certo che no, una società segnata da
differenze, ma anche da lotte per attenuarle. Nessuno si arrendeva, il vivere
individuale era anche collettivo, l’ “insieme agli altri” era una filosofia di
vita.
Ma oggi tutto sembra cambiato. L’individualismo estremo
ha introdotto una nuova filosofia: da solo e per me stesso. Ma questa modalità
di agire germina l’approfittatore. Non
è il saper fare, non è l’essere parte di una massa in cammino, ma soltanto ed
esclusivamente il saper sfruttare l’occasione. Questa è la matrice generativa
della corruzione (insaziabile e diffusiva),
dell’evasione, del piccolo trucco.
Questa situazione ha moltiplicato le diseguaglianze. Non
si tratta di quella macroscopica tra l’1% e il 99% della popolazione), che sarebbero da
colpire, ma si sono moltiplicate le diseguaglianze anche all’interno del 99%:
corruzione, evasione, trucchi, ecc., tutti governati dal verbo approfittare,
costituiscono il nuovo magma sociale. E che si tratti di un magma male
odorante.
Facile accusarmi di fare di tutta un’erba un fascio, so
che non tutti sono come descritti. Ma so di una società in sofferenza e malata dove il tono complessivo è dato dalla
malattia, e chi non è partecipe di questo povero e indegno banchetto è come
tramortito.
Politica
È chiaro che diseguaglianze e lavoro (sua mancanza, sua condizione, ecc.) si
sostengono a vicenda: la società “civile” che ne emerge è malata, non si tratta
di mele marcie, come spesso si sente dire, ma di una condizione generale.
Spesso quella che ci appare non è più una
società ma una massa di individui agglomerati, dove al massimo vige il
piccolo clan.
Questi mi sembrerebbero gli argomenti della politica, non
necessariamente in questa versione. Ma questo governo, approssimativo come il
precedente, usa la lingua dell’ottimismo, o dice parole indecorose in bocca ad
un ministro.
Lunga o breve che sia la sua vita, il futuro non promette
bene. Anche se, e ripeto se, non sia impossibile che il popolo tramortito non
si svegli, ma anche in questo caso, anzi soprattutto in questo caso, c’è
necessità di politica, di una idea di
futuro, si una idea di società.