mercoledì 30 novembre 2016

Perché Dio. Un testo di Carlo Rovelli

Diario n. 324
29/11/2016

Cari amici, oso inviarvi, invece del solito pensierino sulla politica (Renzi, Salvini, Grillo, ecc., la crisi e l’uscita dal tunnel)  questo Elzeviro del fisico Carlo Rovelli, pubblicato sul Corriere della sera. Spero che molti di voi possano apprezzarlo. È il mio regalo per le prossime festività.
Un abbraccio e che il prossimo anno non ci porti un nuovo referendum, e che chi governerà possa capire verso dove ci moviamo e non ci racconti altre favole. Sperare è possibile anche se forse è inutile.
Un abbraccio Francesco  

Carlo Rovelli
Diverse persone mi hanno chiesto perché dico che non credo in Dio. Ecco la mia risposta.
   A me non piacciono quelli che si comportano bene per paura di finire all'infer­no. Preferisco quelli che si comportano bene perché amano comportarsi bene. Non mi piacciono quelli che sono buoni per piacere a Dio. Preferisco quelli che sono buoni perché sono buoni. Non mi piace rispettare i miei  simili perché sono figli Dio. Mi piace ri­spettarli perché sono esseri che sentono e che soffrono. Non mi piace chi si dedica al prossimo e coltiva la giustizia pensando in questo modo di piacere a Dio. Mi piace chi si dedica al prossimo perché sente amore e compassione perle persone.
   A me non piace sentirmi in comunione con un gruppo di persone stando zitto dentro una chiesa ascoltando una funzione. Mi piace sentirmi in comunione con un gruppo di persone guardando i miei amici negli occhi, parlando con loro, e guardando il loro sorriso. Non mi piace emozionarmi davanti alla natura perché Dio l'ha creata così bella. Mi piace emozio­narmi perché è così bella. Non mi piace consolarmi del­la morte pen­sando che Dio mi accoglierà. Mi piace guar­dare in faccia la limitatezza della nostra vita e imparare a sorridere con affetto a sorella morte. Non mi piace chiudermi nel silenzio e pregare Dio. Mi piace chiudermi nel silenzio e ascoltare le profondità infinite del silenzio. Non mi piace ringraziare Dio: mi piace svegliarmi al mattino, guardare il mare e ringraziare il vento, le onde, il cielo e il profumo delle piante, la vita che mi fa vivere, e il sole che si alza.
A me non piacciono quelli che mi spiega­no che il mondo l'ha creato Dio, perché pen­so che non lo sappia nessuno di noi da dove viene il mondo; penso che chi dice di saperlo si illude; preferisco guardare in faccia il mistero, sentirne l'emozione tremenda, piutto­sto che cercare di spegnerla con delle favole. A me non piacciono coloro che credono in Dio e così sanno dove sta la Verità, perché penso che in realtà siano ignoranti quanto me. Penso che il mondo è per noi ancora uno sterminato mistero. A me non piacciono quelli che conoscono le risposte. Mi piaccio­no di più quelli che le risposte le cercano, e dicono «non so».
Non mi piace chi dice di sapere cosa è bene e cosa è male, perché sta in una chiesa che ha il monopolio di Dio, e non vede quante diver­se chiese esistono al mondo. Quante morali diverse, e ciascuna sincera, esistono al mondo. Non mi piace chi dice a tutti cosa tutti devono fare, perché si sente forte grazie al suo Dio. Mi piace chi mi dà suggerimenti sommessi, chi vive in un modo che mi stupi­sce e ammiro, chi fa scelte che mi emozionano e mi fanno pensare.
Mi piace parlare agli amici, provare a con­solarli se soffrono. Mi piace parlare alle pian­te, dare loro da bere se hanno sete. Mi piace amare. Mi piace guardare  il cielo in silenzio. Mi piacciono le stelle. Mi piacciono infinita­mente le stelle. Non mi piace chi si rifugia nelle braccia di una religione quando è sper­so, quando soffre; preferisco chi  accetta il vento della vita, e sa che gli uccelli dell'aria hanno il loro nido, ma il figlio dell'uomo non ha dove posare il suo capo.
E siccome vorrei essere simile alle persone che mi piacciono, e non a quelli che non mi piacciano, non credo in Dio.
(da Corriere della sera, 26/11/2016)


Nessun commento:

Posta un commento