Diario
3 maggio 2021
Dalle notizie approssimative pare di
capire che negli USA si stiano cambiando
i criteri di impostazione della tassazione sul reddito. Il nuovo presidente ha bisogno di ulteriore
risorse per far fronte al cospicuo investimento pubblico che vuole realizzare, indirizzato
alla ripresa economica e al miglioramento delle condizioni sociali dei più
deboli. Crescerà il prelievo sulle
imprese, oggi a livelli da vergogna, e crescerà quella sui redditi più alti,
idem; ci si è convinti, e studi accreditati l’hanno dimostrato, che abbattere
le imposte per le grande imprese e per i grandi redditi non porti ad un aumento
degli investimenti e a ricchezza diffusa, ma all’accrescersi di patrimoni e di
rendite.
Anche il presidente del nostro Consiglio
dei ministri, professore Mario Draghi, nelle recenti repliche alla Camera e al
Senato ha parlato della necessità di un nuovo sistema fiscale caratterizzato da
razionalità e progressività. Pur prescindendo da cosa seguirà alle parole, la
progressività è un principio chiaro ma equivoco.
È progressivo un sistema che va dall’1%
al 50% d’imposta per le diverse fasce di reddito, ma lo è anche un sistema che
si articola dall’!% al 90%. Ma quale dei due è il più razionale o anche quello
più eticamente corretto. Dal punto di vista della singola persona forse il
primo sistema sembrerebbe più accettabile, ma dal punto di vista della società
nel suo insieme forse il secondo sarebbe più giustificabile. Ma ancora si
potrebbe formulare una proposta basata
sul criterio che qualsiasi sia il sistema di tassazione questo non dovrebbe
essere di ostacolo allo sviluppo futuro.
E qui si aprono questioni enormi. Qualsiasi
sia il sistema preferito non si può non considerare le grandi trasformazioni in
atto. Lo “sviluppo futuro” lo misuriamo in termini di PIL, di occupazione, di
salvaguardia dell’ambiente? Ogni opzione ha conseguenze enormi per la
popolazione. Non possiamo non considerare che ogni investimento nel sistema di
produzione, primario, secondario e terziario, è teso al risparmio di lavoro, e
che succede del surplus di lavoro? Sicuramente non si potrà andare avanti con
il sistema sociale attuale, né saranno sufficiente i criteri di salvaguardia sociale
attivi, ci vuol altro.
La speranza di un nuovo sistema sociale,
più giusto, più equo, più solidale, più libero è possibile, la sua
realizzabilità non passa per la presa del palazzo d’inverno, ma per l’eliminazione
dei “ricchi”, non degli intraprendenti e visionari, abbiamo gli strumenti ma
sappiamo che i ricchi resisteranno. Ci vuole intelligenza politica e determinazione.
Valuteremo Draghi, non per i passi che farà verso il Quirinale, ma per i passi
verso questo tipo di società.
Abbiamo qualche speranza? Poco. Non può
essere un banchiere, per quanto bravo e impegnato, che si muova su questa strada.