Diario
19/11/2017
Siamo a questo punto: dopo le prossime elezioni il paese
sarà governato o da una coalizione guidata da Berlusconi, o dal movimento 5*.
Cosa è peggio lo lascio decidere a voi. La sinistra o il centro sinistra non ha
possibilità di entrare in graduatoria, ma su questo dopo.
Intanto la neopresenza invadente, come è nello stile
dell’uomo, di Berlusconi che organizza, tratta, elargisce consigli a Salvini
della Lega e alla Meloni del raggruppamento fascista. Quello che appare
sconcertante non è tanto una qualsiasi strategia di “presa del potere”, ma come
i mezzi di comunicazione di massa (e gli stessi alleati) abbiano memoria corta,
cortissima. In sostanza Berlusconi è nato ieri ed è un perseguitato perché non
può candidarsi secondo i risultati processuali e la legislazione vigente nel
nostro paese. La storia di Berlusconi è cancellata: nessuno ricorda la
corruzione di un senatore, nessuno ricorda le leggi ad personam che hanno
cancellato fattispecie penali dai nostri codici nei quali era incappato lo
stesso expresidente del consiglio a quel tempo presidente del consiglio,
nessuno ricorda altre leggi ad personam
di riduzione di pena e aumento della prescrizione per reati nei quali era coinvolto sempre lo
stesso. Nessuno ricorda i possibili rapporti con la mafia di cui si è parlato e
per il quale un suo stretto collaboratore e amico è stato condannato
eincarcerato. Nessuno si ricorda della sua vita privata, delle “cene eleganti”
e dei possibili rapporti con minorenne. Tutto cancellato.
In contrapposizione a Berlusconi si muove il movimento
5*, accreditato di novità, di essere fuori dai giochi di potere, tutto dedito
al bene del paese. Credibile, solo un poco, molto poco; le esperienze di
governo che suoi rappresentanti hanno fatto, solo a livello locale, sono
disastrose e non aliene da pasticci, per essere gentili, o da manovre poco
chiare, falsi in bilancio ecc. Questo a livello locale, dove tutto doveva
essere più semplice, immaginiamo cosa possa succedere a livello nazionale.
Per dirlo in modo tradizionale il paese si trova tra
l’incudine e il martello. So che alcuni dei miei amici che leggono questo
diario in questa situazione si dicono concordi nell’appoggiare il movimento 5*,
personalmente mi pare pazzesco. Tra un populismo reazionario e fascista e un
populismo governato da un qualche algoritmo faccio fatica a scegliere.
La sinistra, senza altra qualificazione, mi pare fuori
gioco: non solo perché questo è sostanzialmente un paese di destra, e per molti
versi anche peggio, ne danno testimonianza le aggressioni continue subite dagli
extracomunitari, l’insopportabilità crescente per gli immigrati, la corruzione dilagante anche ai bassi
livelli, il potere maschilista, ecc. Tutto il paese si può descrivere in questo
modo? Non di certo, ma questa considerazione appare una giustificazione, ci
consoliamo pensando alla solidarietà della chiesa e di molti cattolici, ci
consoliamo pensando al volontariato (all’interno del quale sono stati
denunziati violenze sessuali), e a tante altre cose buone, il tono principale
del paese non è dato da queste cose accettabile e buone (non è un caso che il
buonismo è diventato un’accusa denigratoria), ma di tutte le cose prima
descritte. La sinistra senza altra qualificazione non può
vincere perché questo è il Paese ma anche per i suoi ritardi, per le sue divisioni, per
i suoi personalismi. In un paese che di mala grazie sopporta un Papa appena più
consapevole delle cose del mondo e lo sente come un estremista comunista, in un
paese che sostanzialmente considera un modesto presidente del consiglio come
una figura emerita, solo perché non baldanzoso e cauto, una sinistra senza
qualificazioni non ha possibilità di convogliare su di sé un consenso
massiccio. Ci sarebbe bisogno, allo scopo, di una nuova ondata di politicizzazione di
massa, ma perché questo accada bisognerebbe che fosse di senso comune la natura
del meccanismo economico vittorioso, la sua trasformazione, il fatto che
degrada i lavoratori, che non dà speranza ai giovani e sfrutta le risorse
lasciando per il futuro un piatto vuoto. Un sistema economico vincente nelle
sue diverse forme e ormai globale. La sinistra in un solo paese (paragrafando
ben altre situazioni, non si dà), come dimostrano i risultati elettorali
americani ed europei più recenti.
Se questa fosse la situazione vale la pena di
interrogarci se un’alleanza di centro-sinistra sia possibile e se questa possa
essere vincente. Andiamo per ordine.
Un’alleanza di centro sinistra non è un’alleanza per il
comunismo e neanche per il socialismo, ma può essere un’alleanza progressista
che si faccia carico della situazione delle persone in carne ed ossa e a queste
offra soluzioni “mediate” ai propri bisogni, significa non una maggiore ma
finalmente una politica di equità, che possa proibire l’accumulazione smodata
di risorse finanziarie, che colpisca pesantemente i lasciti ereditari, che
attivi una tassazione fortemente progressiva, che si impegni per la scuola e la
formazione, che sviluppi economie di solidarietà, che punti all’innovazione
tecnologica diffusa, un progetto per il mezzogiorno del paese, che cerchi di
liberare i cittadini dall’invadenza di potentati nella loro vita personale, che
metta in moto meccanismi in grado di evitare la formazione di caste immuni da
ogni giudizio popolare e della legge, ecc. Insomma una civile società “giusta”
fatta di uomini liberi e nella quale prevalga il diritto e non il potere.
Per questa alleanza un centro c’è già: è il PD (e così
facciamo riposare l’on. Casini). Non sembri un’offesa; le dichiarazioni del suo
leader e del suo gruppo dirigente definiscono una politica di centro e per
alcuni versi anche populista: la dichiarazione per una riduzione della
tassazione, per esempio, la politica del lavoro che solo di sponda può essere
considerata favorevole all’occupazione, i benefici accordati agli esportatori
all’estero di capitali, ecc. Certo un partito di centro fa anche cose buone,
per esempio lo jus soli, l’attenzione alle periferie, il sostegno ai più
disagiati, ecc.
Ammettiamo che la sinistra-sinistra riesca a quagliare
una sua struttura, oltre esiste il gruppo di Pisapia, forse è recuperabile il
gruppo di Montanari e Falcone (colpiti da individualismo estremo), tutta questa
costellazione potrebbe stringere con il PD una alleanza di centro-sinistra. E
se in grado di darsi la carica potrebbe anche sconfiggere sia Berlusconi, Salvini
e la Meloni sia 5*. Ma quest’esito è improbabile, ma, anche mi pare possibile ad alcune precise
condizioni.
Un raggruppamento di questo tipo richiede discontinuità
(tutti lo dicono)i. Detto papale papale: Matteo Renzi non raccoglie il consenso
dell’alleanza. Diciamo ancora più brutalmente gli altri non si fidano di Renzi
(compreso Pisapia che oggi chiede la presenza di un “garante”); il giovane
segretario del PD non ha lesinato motivi di diffidenza: a cominciare con lo
“stai sereno” rivolto a Enrico Letta poco prima di scaricarlo, ma a seguire, il
pasticcio della riforma costituzionale con l’arrogante referendum, il rifiuto
di considerare le molte osservazioni dei “compagni” sulle molte leggi a partire
del jobs acta, le fiducia sulla legge elettorale, ecc. ecc. Credo che Renzi sia
animato da una forte ambizione, questo non è male di per sé, ma se crede a
quello che dice, cioè che lui lavora per il “paese”, deve prendere atto che
questa assenza di fiducia gli consiglia un passo indietro (a favore del paese),
una passo indietro vero, non una furbizia (tipo il capo del governo lo
decidiamo insieme dopo le elezioni), anche se fosse convinto di essere il
“migliore”. Non credo che dall’altra parte ci sia una brama di potere
personale, nel raggruppamento più conistente non credo che Bersani aspiri al
governo, le sue performance non sono state brillante, forse è stato un buon
presidente di Regione, ma come ministro lasciamo perdere, né tanto meno D’Alema,
l’aver messo la sua intelligenza al servizio di furberie lo rendono
impresentabile.
Ora senza pensare a rinnovamenti giovanilistici, né a
riferimenti alla “società civile”, penso che oggi chi può fare il miracolo di
guidare un’alleanza di centro-sinistra sia Pietro Grasso. Credo che sulla base
di un programma chiaro e ben definito, sia sugli indirizzi che sulle cose
immediate da fare, un’alleanza che raccolga la sinistra-sinistra, le altre
sparse membra e il centro, il tutto guidato da Pietro Grasso quale presidente
del consiglio pre-indicato possa anche vincere. Possa, non è certo.
È quello in cui molti di noi speravano, sicuramente no,
ma la scelta è brutale: questa possibilità possibile o piuttosto una governo Berlusconi+i fascisti o un governo
5*? Ma c’è di più in assenza di un centro sinistra dal risultato molto
consistente, l’esito elettorale negherà
la maggioranza a chiunque, e allora quali alleanze? Il pallottoliere da molte
soluzioni. Evviva! siamo tornati al peggio della I
Repubblica.