giovedì 11 luglio 2013

Senza regole e senza dignità

 
Si possono mettere assieme sia la sospensione di un giorno dei lavori parlamentari sia l’estradizione forzata e molto probabilmente non legale di A. Shalabayeva e della figlia di sei anni, sotto la rubrica senza regole e senza dignità.
Il PDL aveva chiesto TRE giorni di sospensione dei lavori parlamentare in contrapposizione alla così detta “accelerazione” della Cassazione nei riguardi della decisione su una sentenza che condannava Berlusconi. Evidentemente secondo il PDL un fatto come questo meritava un lutto nazionale di tre giorni. Una richiesta che aveva lo scopo di mettere un potere dello Stato, il parlamento, contro un altro potere, quello giudiziario e soprattutto di mostrare il potere di Silvio Berlusconi, nonostante già condannato.

Dire che la richiesta era inaudita è un eufemismo, ma pare assolutamente gravissimo che il PD abbia trattato, mediato e alla fine si sia accordato per un solo giorno di sospensione dei lavori parlamentari. Umiliando Parlamento e parlamentari. Che dire? Forse con questa tattica il governo Letta avrà lunga ma assolutamente inutile vita.

Sul sequestro da parte di uomini della Digos della signora e della figlia kazaka, a Roma da molto tempo (la figlia andava anche a scuola a Roma) c’è da dire, molti lo dicono, che si è trattato di un “favore” fatto a qualcuno da qualcuno. Non interessa se il marito della signora, che vive a Londra, sia un dissidente kazako né che fosse o meno implicato in loschi affari, interessa che si sia sequestra una persona e la si sia imbarcata su un aereo “privato” per consegnarla alle autorità kazake.
 
La signora, e tanto meno la figlia di sei anni, non erano accusate di niente neanche in patria, ma le nostre autorità pare abbiano scoperto un reato di immigrazione clandestina e per questo immediatamente rimpatriata.
 
Appare evidente che lo scopo di questo rimpatrio è la predisposizione delle condizioni per ricattare il marito (roba da banda criminale, a questo ci siamo prestati). Di quale “favore” si è trattato, fatto da chi dei governanti presenti e passati meriterebbe fosse reso trasparente. Il ministro degli interni e il presidente del consiglio dovranno riferire al parlamento (umiliato) non solo del comportamento delle nostre autorità di polizia, ma anche dei retroscena di questo “affare”. Ma non c’è speranza di un sussulto di dignità, non diranno nulla e copriranno tutto con la versione “non sapevamo”, che non alleggerisce ma aggrava le rispettive responsabilità.

Tutte e due i casi, anche se così lontani nella specie, sono strettamente legati dall’assoluta mancanza di rispetto di norme e dal segno inconfondibile della indegnità.





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