venerdì 30 agosto 2013

Perché si taglia l'Imu?



Le imposte si possono cambiare, aumentare, diminuire, ecc., si possono anche cancellare (magari per finta) ma deve essere chiaro perché si fa ciò. Ogni cancellazione o riduzione di imposta produce una minore entrata per lo Stato (o Regioni o Comuni) il che, in assenza di risorse abbondanti, comporta o lo spostamento di risorse da una voce all'altra o un aumento di entrate fiscali travestite. Il povero Fassina è stato messo in croce (anche dal suo partito) perché ha avanzato l'opinione che la cancellazione della prima rata dell'Imu avrebbe costretto all'aumento dell'Iva (già previsto da tempo). Il che è il meno che possa avvenire.

In questa storia c'è qualcosa che con la ragione non ha niente a che fare, o meglio ha a che fare con le peggiori "ragioni"  della politica: l'Imu si toglie non perché si tratta di una tassa mal fatta che non rispetta quasi per niente la progressività, si toglie non per avvantaggiare le famiglie, si toglie non per rilanciare i consumi (questa è la motivazione più stupida), ma in sostanza si toglie per salvaguardare la stabilità del governo.

Non è chiaro perché il segretario del PD continua a tuonare sull'impossibilità di scambiare la legalità con la stabilità (leggi decadenza di Berlusconi e crisi di governo), che speriamo sia una posizione che duri nel tempo, mentre non tuoni sullo scambio socialità e stabilità del governo. L'Imu poteva e doveva essere riformata, ma cancellarla, almeno nella sua prima rata, è un'operazione che va contro la progressività dell'imposte (vedi articolo di  Roberta Carlini, riportato in questo blog con l'etichetta "la voce degli altri") e non fa ben sperare per il futuro.

Con un mattone al collo

da http://sbilanciamoci


29/08/2013
Confermando la cancellazione della prima rata dell'Imu 2013, rinviando alla legge di stabilità la decisione sulla seconda rata e spostando sulla “service tax” il compito di sostituire l'Imu nel 2014, il governo Letta-Alfano non ha solo ribadito la sua abilità sopraffina nella tattica del rinvio. È vero, di fatto non c'è ancora nulla di nuovo, tant'è che la Commissione europea aspetta lumi sulle coperture finanziarie prima di pronunciarsi sulla sparizione dell'Imu dall'orizzonte dei conti fiscale 2013. Ma questo non vuol dire che siamo al nulla di fatto: c'è molto di fatto, e tutto in negativo. Cioè in senso esattamente contrario alla equità tra cittadini, tra generazioni, tra territori. E dunque, in senso opposto a quello che un partito di pur vaga collocazione a sinistra come il Pd dovrebbe volere, e che infatti pur vagamente aveva scritto nei suoi programmi e promesso ai suoi elettori. Per questo, al di là della maggiore abilità propagandistica, sull'Imu ha davvero vinto la destra.
Partiamo dalla fine, cioè dal 2014 e dalla fantomatica “service tax”. Che non è l'ennesimo cambio di nome della stessa cosa, ma uno spostamento: da imposta pagata dai proprietari (cioè patrimoniale) come Ici e Imu, a imposta pagata da chi vive in una casa, cioè anche gli inquilini. Perché l'abolizione dell'unica patrimoniale esistente in Italia? In linea generale, i motivi per la sopravvivenza di un'imposta patrimoniale sugli immobili c'erano e ci sono tutti. Nei testi di scienza delle finanze, nella realtà di tutto il mondo civile, a maggior ragione in quella italiana dove tra l'altro lo chiederebbe anche la Costituzione, che chiede di commisurare le tasse alla capacità contributiva. E non c'è dubbio sul fatto che chi possiede una casa ha maggiore capacità contributiva di chi non ce l'ha. Semmai è necessario discutere di come esentare una fascia di proprietari poveri, con scarso reddito: ma solo di questi, non di altri. Invece, l'Imu sulla prima casa è abolita per tutti (quest'anno la pagheranno solo i proprietari di ville e castelli, se non li hanno truccati al catasto facendoli risultare come stalle).
Attenzione, la differenza e lo scontro non passano solo tra proprietari e inquilini intesi come classi sociali, in linea orizzontale: dopo le politiche dissennate di sparizione dell'edilizia pubblica, degli incentivi a comprare case con mutui oltre il 100% e dei numerosi disincentivi all'affitto, la legge dei numeri sta dalla parte dei primi, i proprietari. Ma a uno sguardo diverso, in verticale, che guardi alle generazioni, le cose cambiano completamente. I giovani sono tutti inquilini o potenziali tali, salvo i figli delle famiglie con più di una casa. (i numeri sono qui: http://sbilanciamoci.info/Sezioni/italie/La-casa-al-centro-i-giovani-al-margine-16403). Tra gli under 30, la maggioranza è danneggiata dal decreto Letta-Alfano. Un'ulteriore conferma del fatto che la retorica giovanilista dispensata all'insediamento del governo dell'under 50 Letta era, appunto, retorica. E non basta certo, per riequilibrare i pesi, riavviare la macchina dei mutui a vita, con gli incentivi a indebitarsi per comprare casa: non tutti potranno farlo, e non è detto che sia desiderato e desiderabile l'aumento dell'esercito dei proprietari. Certo aiuterà i più grandi operatori del mercato immobiliare, che non sanno più a chi vendere gli smisurati quartieri che hanno costruito alle periferie delle nostre città.
In proposito, arriva la ciliegina sull'indigesta torta dell'Imu: sulle case nuove, costruite e invendute, non si pagherà l'Imu. Cioè i costruttori risparmieranno qualcosa come 35 milioni (nel complesso), a fronte di un patrimonio invenduto che si aggira sugli 1,5 miliardi (stime riportate dal Sole 24 ore, 29/8/2013). Riepilogando: un giovane precario e senza casa, che va a vivere da solo facendo i salti mortali ogni mese per pagare l'affitto, pagherà la nuova Imu; Caltagirone e i suoi colleghi, che hanno costruito case che non riescono a vendere, correndo quello che dovrebbe essere il normale e fisiologico rischio d'impresa, non la pagheranno. In compenso, quelli che il rischio d'impresa lo pagano sempre, cioè i lavoratori dipendenti e non, sono del tutto scomparsi dalla scena: alla cassa integrazione, agli esodati andranno le briciole che restano dopo aver trovato le coperture dell'Imu; agli atipici, precari, indipendenti neanche quelle.
L'effetto redistributivo della manovra è evidente e plateale anche prima che arrivino i dettagli che preoccupano la Commissione Ue, i custodi del tetto del 3% del rapporto deficit/Pil: se è chiaro che per la prima rata lo sgravio dell'Imu è stato pagato un po' prendendo soldi dal 2014, un po' con tagli veri e trucchetti vari, non è ancora chiaro come sarà pagata l'abolizione della seconda tranche. Fondi dormienti tagli semi-lineari: i giornali abbondano di termini fatti apposta per respingere i lettori. Per ora di certo c'è una sanatoria sui gestori dell'unico affare che va in Italia, le slot machine: erano protagonisti di un lungo contenzioso con lo Stato, al quale addirittura dovrebbero 2,5 miliardi, gli si chiede di pagare “pochi maledetti e subito” 600 milioni, e nessuno più ci dirà che aveva ragione e chi torto in quel processo. Del resto, a che servono i processi?

sabato 24 agosto 2013

Le divergenze interne al popolo (si fa per dire)

Sempre più spesso, discutendo tra amici, emergono delle differenze di prospettiva politica. Sarebbe un errore classificare le diverse posizioni come ottimiste o pessimiste, mi sembra  che c’è in queste  diversità qualche elemento di concretezza e di verità (parola grossa). Vorrei esporre in modo più oggettivo gli elementi che in generale ci trovano d’accordo e quelli, più importanti, di disaccordo. Un tentativo di coinvolgere i frequentatori di felicita futura, oltre, ovviamente gli amici con i quali ho discusso, ad una discussione senza rete.
In generale siamo d’accordo sulla natura dell’attuale crisi economica: non corrisponde a una congiuntura negativa, per quanto lunga, ma a una crisi del sistema di produzione capitalistico. Modifiche nei processi di accumulazione (finanziarizzazione), come pure rilevanti innovazioni tecnologiche che modificano elementi non marginali  del sistema di produzione, nuova divisione internazionale del lavoro, unificazione mondiale del mercato, aumento delle disparità economiche, nonché aspetti che riguardano l’ambiente,  appaiono come elementi che  mettono in dubbio la sopravvivenza della formazione sociale che c’è nota. Alcuni, pochi, sono più cauti su questa diagnosi, condividendo i grandi e profondi cambiamenti, pare loro che il sistema possa stare ancora in piedi anche se ampiamente trasformato e da trasformare (del resto i continui annunzi della ripresa alimentano questa interpretazione).
Parlare di crisi del sistema di produzione non significa considerare superati gli specifici rapporti di produzione, né, tanto meno, immaginare che i rapporti di potere (sociale e internazionale) pesino meno. Si ha la consapevolezza che i rapporti di potere si stiano esercitando in termini di impoverimento delle masse (almeno in occidente) e di diminuzione dei gradi di libertà. Tutto questo non ci fa dire che siamo alle soglie di un’alba radiosa. I forti aumenti nelle diseguaglianze economiche e sociali stanno a indicarci che la crisi differenzia molto e quello che ci appare all’orizzonte è una crescente società differenziata e autoritaria.
Tutti appaiamo convinti di un cambiamento necessario.  
È proprio su tale cambiamento che cominciano le differenze. Come detto non è questione di ottimismo o di pessimismo, come non c’entrano destra e sinistra; quello che ci divide, per dirla in formula, è l’identificazione del “motore della storia”.
Una differenza è sulle reazioni. La domanda banale è: come mai non ci si organizza per combattere questa situazione?
Anche se si usano parole diverse circa lo stato  della società (vale soprattutto per l’Italia  e la Spagna, ma forse anche in generale) mi pare che comune sia l’analisi. Alcuni ritengono che la “via di crescita” assunta dalla società mondo possa essere rappresentata dall’immagine di una mano che stringe la piramide sociale che ci era nota per proiettare pochi in alto e molti in basso, ma soprattutto scomponendo i membri della società la maggior parte dei quali avendo perso il contatto con gli strati sociali superiori ma vicini nella vecchia scala sociale, perdono la “speranza”.  Altri di noi preferiscono parlare di disarticolazione, se ho capito bene, non come effetto dei processi prima descritti, ma come espressione di “potere” per evitare che la società si ricomponga in modo antagonistico. È probabile che tra i due punti di vista si possa intravedere un effetto somma.
Parlare di “speranza perduta” a molti dei miei amici non piace, ad altri pare un dato essenziale: la perdita di speranza non genera antagonismo, ma piuttosto sconforto, individualismo mentre  la società incarognisce.
A molti la rivoluzione sembra necessaria, se da una parte essa non può essere la ripetizione delle rivoluzioni del passato, essa non può non incidere sui rapporti di potere. Non sono sicuro ma mi pare che alcuni di noi pensano che il cambiamento possa scaturire da iniziative individuali (di piccoli gruppi) che non hanno come obiettivo la rivoluzione ma un contributo parziale al miglioramento della vita che come somma darà la modifica della società. La maggior parte di noi pensa che l’iniziativa individuale o di gruppo, anche di lotta sociale, che non abbia un’analisi, una teoria e un obiettivo, possa essere utile ma non risolutiva.
Una rivoluzione del sistema deve per forza possedere una piena consapevolezza dei cambiamenti di sistema, perché solo intervenendo su questi si possono produrre trasformazioni.
Vanno colti sia i mutamenti strutturali, come la finanziarizzazione dell’economia, sia i mutamenti ideologici, l’individualismo e il liberismo, sia quelli di natura antropologica e comportamentale. Uno di noi sottolinea come la corruzione non si limita alla corruzione come viene descritta dai giornali, ma investe i nostri comportamenti, che per mezzo di “amicizie” cercano vantaggi a svantaggio di altri membri della società (vedi per tutti la “raccomandazione”). Detto brutalmente non sono  solo le “caste” ad essere corrotti ma lo siamo tutti (certo con effetti diversi e mezzi diversi), si tratta di un effetto dell’individualismo esasperato.
Ma come e verso dove andare?
Dove andare e insieme difficile e facile: cancellare le diseguaglianza, dividere il lavoro secondo necessità e possibilità, ricostruire un tessuto sociale collettivo, rafforzare le istituzione che garantiscono formazione, salute,eec.,  difendere l’ambiente delle trasformazioni inutili e dannose, ecc. Tutto questo prevede la trasformazione dei rapporti sociali  di produzione. Secondo un amico, la soluzione sta nella trasformazione della moneta in bene comune (grazie anche alla crescita della moneta elettronica). Che ne evita cioè l’ereditarietà  ma non l’accumulazione (individuale); e questo è un problema. Per altri, la moneta come bene comune potrà essere un effetto della trasformazione e non lo strumento della trasformazione.
Ma è sul come che le differenze si fanno più profonde. La necessità di corpi sociali intermedi (sul tipo dei partiti) paiono ad alcuni essenziali, per formare una coscienza collettiva, per mobilitare, per organizzare e finalizzare le lotte. L’idiosincrasia per i partiti, (la casta), se da una parte ha ragione di essere dall’altra parte costituisce un elemento del degrado della società e della lotta politica e anchde uno strumento di oppressione. Le terapie per la trasformazione dei partiti per adeguarli alle necessità odierne non sono né chiare né semplici.
Alcuni fanno molto affidamento sui “movimenti spontanei” e soprattutto sui giovani: i giovani non vanno considerati senza speranza ma la speranza. L’obiezione che i movimenti ai quali si è assistito in questi anni di crisi, non hanno tenuta in ragione di una carenza di analisi e la mancanza di una teoria, non scalfisce i sostenitori di questa posizione. Si replica che non resistono ma producono poi iniziative diverse e soggettive (di cui si è detto).  
In realtà in queste discussioni, come è ovvio,  le divagazioni sono state moltissime, ma da parte mia ho cercato di cogliere il nocciolo, e  spero raccontato con quella obiettività di cui sono stato  capace nonostante il mio diretto convincimento.
La quotidianità politica, non poteva mancare in questi discussioni per lo più conviviali, ma su questo terreno nessuna novità se non una differenza di giudizio sul declino definitivo di Berlusconi.
C’è un punto che è stato affrontato marginalmente ma che meriterà di essere approfondito: non c’è dubbio che la situazione italiana e spagnola si caratterizzano per un peggioramento della situazione sociale ed economica di fasce consistenti di famiglie e individui (riduzione dei redditi, delle pensioni, disoccupazione, disoccupazione giovanile, cassa integrazione, ecc.) ma si ha l’impressione che a livello di “consumi”, soprattutto della loro qualità, la crisi non appaia. Si sta creando una nuova bolla di debiti?

   

giovedì 22 agosto 2013

Il "grillo"del Pdl

Non demorde, tutti sono preoccupati; sembra che anche una pesante sentenza definitiva non ci liberi dall'ex cavaliere Silvio Berlusconi. Una preoccupazione alimentata dalla resistenza del condannato. Le sue dichiarazioni che, comunque, resta il"capo" del centro destra sembrano presagire ancora una sua "forte" presenza nella politica delnostro paese. Non e' così, e' finito.
Le sue affermazioni fanno intravedere che egli vorrebbe svolgere lo stesso  ruolo di
Grillo (M5stelle) nel Pdl. Ma il Pdl non somiglia neanche lontanamente al Pdl, e poi Berlusconi non e' Grillo. Non ha la forza (fisica), non ha la verve e non ha l'età.  
Ci farà ancora penare ma e' finito, ed anche il suo Pdl o versione Forza Italia sarà un campo di battaglia con morti,  feriti, e abbandoni. Più sei in alto più il precipitare e' disastroso.
Detto questo i guai per il paese non si risolvono con la sua caduta, qualsiasi sia l'esito, nuovo governo o nuove elezioni, essi restanto immutati, si .aggraveranno ogni giorno di più, n ostante che gli esploratori continuino a vedere luce in fondo al tunnel. Ma questa e' altra storia.

sabato 10 agosto 2013

Una storia finita



Alessandro Pavolini, un gerarca fedelissimo del Duce (Mussolini) per il suo fanatismo nella difesa della Repubblica di Salò fu indicato come "L'ultima raffica di Salò". Quella fu una tragedia. Mentre in farsa può essere tradotta "l'ultima raffica di Arcore", attribuibile all'on. Bondi (il poeta bonario) quando ha annunziato una prossima guerra civile in difesa di Berlusconi, del suo onore (sic!), delle sue imprese, dei suoi interessi.

Il PDL dovrebbe riflettere su quali siano gli effetti (anche di consenso) quando il "capo carismatico" viene disarcionato. Va bene che la sroria non è maestra di vita, ma forse qualche indicazione la fornisce.

La verità è che la stella polare del PDL è sempre stata costituita dagli interessi di Berlusconi. Interessi corposamente materiali e personali. I maggiorenti di quel partito fanno finta (non potrebbe essere diversamente, essendo molto navigati) di credere al programma di "libertà"  delle origini (fa eccezione Bondi, forse, perchè determinato da credulità). Si appellano al programma della prima ora, facendo finta di crederci, e ad esso come scialuppa di salvataggio si aggrappano.

Il carisma di Berlusconi è tutta una favola, ad un uomo di potere economico gli si riconosce carisma proprio in virtù di questo potere non di personali capacità. Si tratta in realtà di un buon venditore porta a porta di spazzole, solo che lui vende illusioni a gente a cui piace illudersi e soprattutto sognare ad occhi aperti.

Anche la storia di Marina Berlusconi si situa in questa lunghezza d'onda. La signora Marina non scnderà in campo (con grande e mal celata contentezza dei tanti che vorrebbero sostituire il capo), non scenderà in campo perchè una sua sconfitta rischierebbe di essere disastrosa per gli interessi economici dei berlusconi. La condanna del papa Silvio, gli altri processi in dirittura di arrivo, non saranno buoni auspici per le imprese della famiglia, tanto vale, pensa Marina e il papa concentrarsi su quelli.

Insomma una storia è finita, vediamo se si riesce a iniziarne una diversa, nel segno degli interessi collettivi e non di alcuni. Si può solo sperare con il cuore stretto dall'angoscia.

lunedì 5 agosto 2013

La resurrezione impossibile



Si fa fatica a crederci, non ci vogliamo convincere, che Silvio Berlusconi e la "sua" rivoluzione libeerale, pardon, personale, è tramontata per sempre. Non vogliamo credere alla realtà e ci ripetiamo che tante volte è sembrato finito e poi lo si è visto risorgere, una sorta di resurezzione permanente.

Le condizioni e i tempi sono cambiati; certo qualche amico mi ripete che non sono cambiati gli italiani, ma questo dovrebbe dare un po' di sicurezza: non sono fedeli.

Forza Italia e poi il PDL sono stati fondati sugli interessi del capo-padrone, e sulle convenienze dei seguaci senza voce. Non è un caso che rappresentano la riunione di molte macerie politiche. Ma ora? certo si tratta di seguaci fedeli, ma educati a guardare al sodo dei loro interessi; cominciano a capire che i loro interessi non corrispondono più a quelli del capo-padrone, che poco può e ancora meno potrà garantire in futuro. Non sarà facile per molti di loro "ricollocarsi", i marpioni staranno sempre a galla , ma sono troppi.

Un chiaro esempio di qusta diversità di interessi si legge nelle decisioni prese da Berlusconi (fino a quanto valgono): la continuità di appoggio al governo Letta (zio a parte) è determinata, non già come recita la vulgata per gli interessi del paese, ma solo per gli interssi di B. che in questo modo ha possibilità ancora di contare, di ric attare, di imporre. I Falchi, non sono degli estremisti, ma dei raziocinanti che pensano che elezioni subito (a parte la resistenza di Napolitano) sarebbero per molti garanzia di rielezione sulla base dell'emozione della condanna, ma più passa il tempo meno questo doventa sicuro.

E' proprio questo ginepraio di interessi contrapposti che costituisce garanzia di una impossibile resurrezione e di una molto probabile sfaldatura.

Dobbiamo abituarci a far a meno di berlusconi.

domenica 4 agosto 2013

I creduloni in parlamento



L'elettore si aspetta che i suoi rappresentanti in parlamento siano onesti, se non onesti intelligenti, se non intelligenti maturi, ma mai può aspettarsi che siano stupidi creduloni, che credono alle favole. E invece si deve ricredere i suoi rappresentanti forse non sono onesti, forse non sono intelligenti, forse non sono maturi, ma sono creduloni e credono alle favole che neanche un bambino.

Tanto per fare degli esempi, hanno creduto alla favola che Rubi fosse la nipote di Mubarak,, che Berlusconi abbia telefonato alla questura di Milano perché la ragazza fosse liberata onde evitare una crisi internazionale, che Alfano niente sapesse e immaginasse della deportazione di madre e figlia in kazachistan.

Ma ora viene il bello, scusate il peggio, dovrebbe credere alla persecuzione giudiziaria contro Berlusconi dopo tre livelli di giudizio, in sostanza dovrebbe credere che Silvio Berlusconi non abbia evaso le tasse. Infine dovrebbe credere alla imminente guerra civile e alla necessita', per evitarla, di una grazia impossibile che il presidente della repubblica dovrebbe concedere in modo da ripristinare la democrazia (mentre e' assolutamente  democratico che il presidente del consiglio durante il suo mandato evada le tasse).

Se fosse cosi' di un parlamento che crede alle favole non sappiamo cosa farcene.

sabato 3 agosto 2013

Un Buon Agosto 2013



Non è facile mettere ordine, ma un tentativo va fatto.

Il punto di partenza non può che essere la conferma che l'ex cavaliere Silvio Berlusconi ha commesso  reati contro lo Stato e cioè contro noi tutti. Il primato della legge sul potere è stato riaffermato (era tempo) dalla Cassazione e da dei giudici che sicuramente non possono essere accusati di essere "politicizzati".

La sentenza mette fine alla carriera politica di Berlusconi. Nonostante l'agitazione di questi giorni questo è l'esito sicuro, ma mette fine anche al PDL ( a pprescindere dalla decisione di Berlusconi) e rende difficile il rilancio di Forza Italia (alla guida di Marina Berlusconi? siamo alla farsa dell'eridarietà).

Berlusconi è penalmente colpevole in via definitiva, per alcuni giorni si alimenterà ancora la favola delle persecuzione giudiziaria, ma poi si tornerà alla realtà del condannato (e con altre gravi accuse pendenti in vari tribunali).

Il senatore Schifani, già presidente del Senato (seconda carica dello stato), può dichiarare con impudicizia che si sente orgoglioso di avere come leader Silvio Berlusconi (un condannato in forma definitiva). Non fa meraviglia, Schifani è quello che è, non si è mai preoccupato che nel suo (o nel partito di Silvio Berlusconi) fossero presenti personaggi come Previti, come Cosentino, come Formigoni (e mi fermo per non consumare molte pagine.

Alfano si commuove, Brunetta si commuove, le amazzone piangono, ma non serve a niente Silvio e caput.

Con l'arroganza del potere, ma senza coscienza di averlo perso, chiedono la "Grazia" al Presidente della Repubblica che, meno male, nega ogni possibilità.

Allora passano alle maniere forti: dimissioni di tutti i ministri e in prospettiva di tutti i senatori e deputati.

Ahi! Ahi! i "nominati", non lo danno a vedere ma cominciano a preoccuparsi. No è detto che PDL o Forza Italia o qualsiasi altra cosa vinca le elezioni, non è detto che si vada a votare con il porcellum.

Altre maggioranze in Parlamento sono possibili, anche solo per cambiare la legge elettorale. E poi  chi trascinerà alla vittoria l'ex PDL? Alfano, a cui manca il quid, Marina Berlusconi che tutti dicono di volere mentre tutti pensano che sia meglio stia a mediaset-mondadori, che le vere guide sono già che scalpitano: la "signora" dal dito medio, Schifani che ha perso il senso di realtà, Brunetta che sarà almeno due anni che lavoro a questo fine, la Biancofiore, amazzone dal primo giorno, poi ci sono gli inquisiti Scaiola, Verdini, Formigoni ... Insomma una pletora impresentabile ma tutti convinti di avere le stigmate del vincente.

La caduta definitiva di Berlusconi impesterà l'aria ancora per un po' di tempo, ma sarà anche il tempo per la disintegrazione del partito padronale, nonostante i soldi (evasi) la disintegrazione è nelle cose di questo mondo e di questo paese (abbattere le statue e negare qualsiasi compromissione con il vecchio regime. Già visto)

Se prevalesse un minimo di ragione politica, si andrebbe alla riforma elettorale e poi alle elezioni, che sarebbero una storia tra il Centro-Sinistra e il M5*, mentre nel campo ora di Brelusconi, avremmo i resti di tanti: del PDL, degli ex-An, di Monti, di Casini, ecc. Le forze per questa riforma in Parlamento ci sono e cominciano a dichiararsi disposti.

Detto tra di noi in segreto, tutto sommato questo agosto 2013 non è male, ma non bisogna illudersi che le nuove elezioni risolvano i problemi della crisi del paese, questo no, nessuno ha idea di cosa bisogna fare. Ci vorrebbe dell'altro ma per questo il tempo è poco (ma non perdiamolo).

venerdì 2 agosto 2013

Definitiva condanna



L'ex cavaliere Silvio Berlusconi è stato riconosciuto colpevole anche di aver evaso il fisco mentre era presidente del consiglio. Quello che si dice un buon esempio.

Ma invece di nascondersi, emigrare, magari fuggire, recita un proclama difensivo, giustificativo, mendace e programmatico.

Secondo questa versione è individuabile un "potere", quello giudiziario, che si è sostituito a tutti gli altri a partire da mani pulite. Si è dimenticato di dire che uno dei personaggi più emblematici, della procura di Milano, Di Pietro, era stato invitato a fare il ministro (della giustizia) nel supo primo governo. Forse era un atto di riconoscimento al fatto che involontariamente gli era stata aperta la strada per la sua discesa in campo. Di Pietro non abbocca.

Ma se fosse stato assolto il giudizio sul potere giudiziario sarebbe stato lo stesso?

Il primo processo che non viene cancellato da prescrizioni, modifiche di legge, ecc. che attraversa tutte e tre gli scalini di giudizio lo vede condannato. Questa è la verità.

Tutti a domandarsi che "farà"? ma un condannato per reati contro lo stato può avere voce in capitolo?

Non mi è chiarò cosa farà e cosa dirà, mi pare tuttavia che non solo il PDL ma anche la speranza di Forza Italia siano ormai fortemente depotenziati. Agli sgoccioli, non basteranno i soldi, non basteranno le "amazzoni", ecc, Silvio è politicamnete finito (questa volta neanche il PD riuscirà a rianimarlo).

Sempre in questo arrogante e mendace proclama esalta i suoi meriti imprenditoriali, ma niente ci dice dei "favori" ottenuti dai socialisti al governo.

Ma non vale la pena fare la punta ai chiodi, la sentenza l'hai inchiodato alle sue responsabilità, mentre pendono altri processi dalle gravissime imputazioni. Sepolto da un mare di sentezze avverse.   

giovedì 1 agosto 2013

In che paese viviamo?



Fa impressione; ma da diverse settimane la politica e quindi il governo del paese è sospeso in attesa di una sentenza della Cassazione che potrebbe confermare o meno ben due sentenze, di corte di appello, che ha condannato Silvio Berlusconi, anche di reati contro lo stato (cioè contro noi).

In qualsiasi paese di media, o anche sotto media, democrazia la questione sarebbe di pertinenza soltanto ed esclusivamente del condannato il quale si sarebbe già dimesso da ogni incarico pubblico, compresa la "rappresentanza del popolo". In Italia no! si discute se l'esito della sentenza può o meno fare cadere il governo.

Tutti gli imputati si sentono perseguitati, e in un certo senso è vero, sono perseguiti dallo stato per i fatti che hanno commesso e che speravano rimanessero nascosti. Scoprire i reati ha un po' di persecuzione, ma  dopo la persecuzione c'è la condanna e questo dovrebbe bastare.

E mai possibile che se un ministro, in un altro paese, viene accusato di aver copiato in parte la sua tesi di dottorato si dimette subito e in Italia due condanne, pesanti, non spingono lo "statista" (ah!ah!) a dimettersi, ma più tosto fa calcoli su gli anni di eventuale interdizione dei pubblici uffici per potersi ricandidare e rappresentare il popolo?

Altro che santi, poeti e navigatori questo è il paese dei marioli, degli imbroglioni e dei malvessatori.