martedì 4 maggio 2021

Una società senza ricchi

 

Diario

3 maggio 2021

 

Dalle notizie approssimative pare di capire che negli USA si  stiano cambiando i criteri di impostazione della tassazione sul reddito.  Il nuovo presidente ha bisogno di ulteriore risorse per far fronte al cospicuo investimento pubblico che vuole realizzare, indirizzato alla ripresa economica e al miglioramento delle condizioni sociali dei più deboli. Crescerà il prelievo  sulle imprese, oggi a livelli da vergogna, e crescerà quella sui redditi più alti, idem; ci si è convinti, e studi accreditati l’hanno dimostrato, che abbattere le imposte per le grande imprese e per i grandi redditi non porti ad un aumento degli investimenti e a ricchezza diffusa, ma all’accrescersi di patrimoni e di rendite.

Anche il presidente del nostro Consiglio dei ministri, professore Mario Draghi, nelle recenti repliche alla Camera e al Senato ha parlato della necessità di un nuovo sistema fiscale caratterizzato da razionalità e progressività. Pur prescindendo da cosa seguirà alle parole, la progressività è un principio chiaro ma equivoco.

È progressivo un sistema che va dall’1% al 50% d’imposta per le diverse fasce di reddito, ma lo è anche un sistema che si articola dall’!% al 90%. Ma quale dei due è il più razionale o anche quello più eticamente corretto. Dal punto di vista della singola persona forse il primo sistema sembrerebbe più accettabile, ma dal punto di vista della società nel suo insieme forse il secondo sarebbe più giustificabile. Ma ancora si potrebbe formulare una  proposta basata sul criterio che qualsiasi sia il sistema di tassazione questo non dovrebbe essere di ostacolo allo sviluppo futuro.  

E qui si aprono questioni enormi. Qualsiasi sia il sistema preferito non si può non considerare le grandi trasformazioni in atto. Lo “sviluppo futuro” lo misuriamo in termini di PIL, di occupazione, di salvaguardia dell’ambiente? Ogni opzione ha conseguenze enormi per la popolazione. Non possiamo non considerare che ogni investimento nel sistema di produzione, primario, secondario e terziario, è teso al risparmio di lavoro, e che succede del surplus di lavoro? Sicuramente non si potrà andare avanti con il sistema sociale attuale, né saranno sufficiente i criteri di salvaguardia sociale attivi, ci vuol altro.

La speranza di un nuovo sistema sociale, più giusto, più equo, più solidale, più libero è possibile, la sua realizzabilità non passa per la presa del palazzo d’inverno, ma per l’eliminazione dei “ricchi”, non degli intraprendenti e visionari, abbiamo gli strumenti ma sappiamo che i ricchi resisteranno. Ci vuole intelligenza politica e determinazione. Valuteremo Draghi, non per i passi che farà verso il Quirinale, ma per i passi verso questo tipo di  società.

Abbiamo qualche speranza? Poco. Non può essere un banchiere, per quanto bravo e impegnato,  che si muova su questa strada.