martedì 2 luglio 2019

E' necessario un nuovo soggetto politico?


Diario
1/luglio/2019



Non si fa che parlare della necessità della nascita di un nuovo soggetto politico, oggi il solito Carlo Calenda ne ha pubblica un manifesto sul Foglio, nei giorni scorsi il sindaco Sala l’ha evocato, ecc. Tutto questo ragionamento parte sempre dall'inadeguatezza del PD di Zingaretti. Voglio correre il rischio di essere accusato da M.C. di non capire nulla di politica, ma il tema mi pare di un certo interesse.
Intanto da che cosa nasce l’inadeguatezza del PD di Zingaretti? Continuare a ripeterlo non fa che realizzare l’affermazione, ma certo un problema esiste.   
Ho una mia idea: il guaio del PD deriva dal fatto di essere il centro-sinistra, banalmente il centro sinistra è un’alleanza tra una forza di centro e una di sinistra, una collaborazione programmatica; ciascuna delle due parti è portatrice di ragioni e di progetti, la mediazione tra queste ragioni e questi progetti definisce un programma di governo, che non è di centro, non è di sinistra, ma, appunto, di centro-sinistra. Un esempio forse chiarisce: un movimento di centro democratico e progressista, è contro l'applicazione della flat tax non perché non ci siano le coperture, ma perché si tratta di una forma fiscale che abbatte la democratica e progressista progressività della tassazione del reddito, alcuni l’hanno detto. Una sinistra radicale (non rivoluzionaria, secondo tradizione) è contro la flat tax non solo per le ragioni prima indicate, ma anche perché riterrebbe necessaria una tassazione non solo progressiva ma anche in grado di combattere le diseguaglianze. Tra queste due ragioni si potrebbe trovare una soluzione mediata e meditata che non arretri sulla progressività ma che rincorra meccanismi di uguaglianza.
Torniamo al problema; a me pare che l’inadeguatezza del PD dipenda dal fatto che questo partito vorrebbe esprimere insieme le due anime, così facendo una blocca l’altra e ambedue bloccano il partito e il suo segretario. Sarebbe enormemente salutare, da questo punto di vista, che le due anime si separassero e che sulla base delle rispettive elaborazioni cercassero un punto d'incontro per un possibile governo.
Non si tratterebbe, come qualcuno potrebbe dire, di un’operazione fatta a tavolino. Appare assolutamente consistente un blocco di forze sociali che non si riconosce nel PD ed è alla ricerca di una rappresentanza che sia al tempo stesso democratica e progressista, che si riferisca ai valori della nostra Costituzione, che sia aliena dalla violenza politica e che aspira a un governo in grado di difendere i valori democratici della nostra recente storia, i valori culturali della nostra tradizione e che sia impegnato allo sviluppo della scienza e alla difesa dell’ambiente e alla crescita economica. Certo queste forze esprimono anche umori corporativi, ma è essenziali che essi non finiscano per rafforzare il pericoloso Salvini.       
Dall'altro lato un PD liberato dalla sua componente di centro potrebbe rappresentare una buona occasione per porre fine alla continua e inconcludente divisione della sinistra “radicale” (sic!), dando origine a un partito di sinistra plurilingua, in cui ciascuno non si senta continuamente messo in discussione da una componente di centro. Un partito di sinistra, aperto a tutte le componenti di sinistra, ha da rivendicare obiettivi di trasformazione, quali una politica economica razionale e pensata per lo sviluppo del mezzogiorno, una politica per il lavoro che salvaguardi la dignità di operai e tecnici e di tutti quanti posti a lavoro dipendente, che sia portatore di sviluppo tecnico e scientifico a favore di tutti, che faccia della salvaguardia dell’ambiente una priorità ma non un banale vincolo alla crescita economica, che sia portatrice di uguaglianza e abbatta ogni forma di discriminazione, che faccia della scuola e della cultura una priorità senza la quale ogni altro obiettivo può sembrare vacuo, che difenda la laicità dello stato, in ogni sua forma, e che sia portatrice e difensora di ogni forma di libertà ma insieme sia attivo costruttore di società. Che si batta per un’Europa dei popoli. Molte forze sentono l’inattualità di una continua divisione a sinistra, molti stanno alla finestra con le lacrime agli occhi, ma tutto questo non fa politica, fa sicura sconfitta.
Non si tratta di rifare da una parte la DC e dall'altra parte il PCI, ma piuttosto due forze che non alienando tradizioni ed esperienze, siano in grado da punti di vista differenti, ma convergenti sulla qualità della società, di affrontare le questioni nodali che il nostro tempo, meraviglioso, ci pone: come distribuire il lavoro, come affermare uguaglianza e libertà, come non spaventarsi dal progresso tecnico e scientifico ma come governarlo garantendo autonomia di ricerca e attenzione all’umanità, come fare del mondo, un mondo sempre più rimpicciolito e di tutti, come garantire la pace, come fare dell’accoglienza una cifra della nuova civiltà, come ridurre il vincolo del denaro, anche nella sua forma elettronica, come fare del laicismo una religione dalle molte fedi.
Ci vuol tempo, ma cominciare bisogna. Una nuova esperienza politica nel nostro paese che prenda le mosse da una divisione e ricomposizione può essere un vicolo che potrà trasformarsi in un’autostrada.