martedì 2 febbraio 2021

 

Sogno

15/06/2020

 

Scena prima

Sto facendo uno stupido gioco. Ho un mazzo di carte che per metà sono rosse e per l’altra metà sono nere, il mio compito è quello di fare dei gruppi ordinati che vadano dal K all’Asso, ma mancano alcune carte, in particolare dei 7 e dei 9, ma ci sono anche delle carte coperte da scoprire alla fine in qualche modo sono riuscito a realizzare l’obiettivo.

 

Scena seconda

Sono in un bosco o comunque in mezzo ad alberi. Dormo su un tavolaccio. Contemporaneamente so, non so come, che potrei essere assalito da uccelli rapaci. Sono anche vigile, così sento l’arrivo di un grosso uccello, il quale però si infila sotto il tavolaccio dove dormo e sparisce, del suo passaggio resta una grande macchia marrone sul terreno di una sua cacca, ma lui è sparito.

Nel mentre parlo, mi pare al telefono, con un’amica che mi annunzia l’arrivo di uccellacci, mi parla di una poesia che parla di morte ma che non mi legge ma che mi spedirà. Poi mi narra di un cavaliere, una specie di cavaliere antico, che era sceso nel bosco e aveva incontrato 333 nemici, che lui aveva ucciso nella misura di 332, uno si era salvato, era lui stesso.

Annunzi, racconti, un po’ sconclusionati. Non so cosa pensare.

Mi guardo intorno e vedo vicino, posato su una tavola, una tavola adatta ad essere lavorata da un falegname, un grosso uccello rapacce, fermo con l’occhio aperto e immobile. Mi alzo lentamente dal mio giaciglio e mi porto dietro l’uccello rapace, raccolto una tavola uguale a quella dove è posato l’uccello e con questa colpisco l’uccello, lo schiaccio sotto la tavola. Ma l’uccello era morto, si spappola in una nube di penne. In un certo senso sono deluso, ma anche contento.

 

Scena terza

Decido di attrezzarmi per difendermi da un eventuale attacco di uccelli. Mi armo di un “coppo”, quello che si usa nella pesca, la mia idea è che se arriva un uccellaccio lo prendo prigioniero con il coppo, e poi lo uccido a bastonate con un bastone di cui mi sono armato.

In questa configurazione sono ancora io ma da ragazzino, appunto quando andavo a pescare con il coppo, e con in testa un cappello da esploratore.

 

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