martedì 26 gennaio 2021

Le dimissioni, pronti per i giochi di fuoco

 

Diario 26 gennaio 2020

 

Siamo arrivati alla conclusione, le dimissioni di Conte. Ma dopo? Il dopo è incerto, oscuro e anche melmoso. Ma vediamo con ordine:

1.      È una scelta molto pericolosa lasciare il paese senza un governo o con un governo che ci porti alle elezioni. Questioni sanitarie, soprusi delle case farmaceutiche, difficoltà economiche, impegni con UE, ecc. sconsigliano fortemente questa soluzione. Detto questo le elezioni non sono uno scandalo, il confronto con la destra va consumato. Sappiamo che nel paese le pulsioni di destra sono robuste ma non si può sfuggire al confronto e nel confronto si può avere fortuna.

2.      Conte punta ad un suo terzo governo, con una maggioranza che ancora non si vede ma che non si esclude si possa concretizzarsi. Una maggioranza che escluda Renzi o lo includa in una situazione tale da renderlo innocuo e non in grado di imbastire altri processi degenerativi perché compensato da gruppi definiti Europeisti-democratici-progressisti-….. Gruppi che si genererebbero proprio per permette a Conte di formare il governo. Se dobbiamo chiamare le cose con il loro nome diciamo che si tratta di gruppi opportunistici (sicuramente per difendere le posizioni acquisite), ma che diventano sgraditi se comprendono, per esempio, la senatrice Binetti, integralista cattolica, che si è distinta per le sue posizioni anacronistiche, per usare un eufemismo, su omosessualità, famiglia, aborto, ecc. A tale senatrice, con assoluto spregio di ogni ragionevolezza e dignità, sembra essere stato promesso  il ministero della famiglia.

Il Conte ter è l’opzione più gettonata e quella sulla quale si sono attestati i maggiori partiti della maggioranza, ma

3.      Ma se la soluzione del Conte ter fallisse (non importa perché), allora soluzione infinite, ma restringendo

a)      Un governo con una personalità espressa da uno dei due partiti maggiori, difficile, il partito che si candiderebbe pagherebbe un forte prezzo elettorale;

b)      Un governo con un nome terzo indicato dall’attuale maggioranza, difficile, i partiti di questa maggioranza non possono affidarsi ad un terzo senza controllo;

c)      Un governo istituzionale, per esempio  con l’attuale ministro degli interni, per portare il paese alle elezioni.    

Personalmente penso che prevarrà l’opzione 2, cioè un Conti ter. È la soluzione che garantisce meglio tutti. Non lacera i due partiti maggiori, permette il consolidarsi dei gruppi europeisti ecc., garantisce i singoli membri di questi gruppi nella stabilità del loro attuale status, riduce la prepotenza renziana. Conti ne esce con una maggiore caratura politica, non poteva fare altro che dimettersi, l’ha fatto e si è costruita un’alternativa. Garantisce il paese: questo governo ha saputo in qualche modo combattere la pandemia, ha programmato, al netto dello sgambetto delle case produttrici, un piano di vaccinazione, ha avviato un piano per le risorse che arriveranno dalla UE, ecc.  Ma come sarà questo governo dipenderà dalle obbligazioni che Conte dovrebbe pagare ai nuovi arrivati nella maggioranza. Ma del resto quando mai i nostri governi sono stati lindi e senza compromessi. Inoltre potremmo scampare all’ipotesi di vedere Berlusconi presidente della repubblica e preparare una decente legge elettorale. In questa soluzione Conte avrà da affrontare dei passaggi stretti, ma forse li può attraversare, dico questo senza nessun desiderio di sposare politicamente l’avvocato del popolo.

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