venerdì 16 agosto 2019

e ora?

“E ora?”, questa è la domanda che molti compagni si fanno, e la domanda che si legge negli occhi di molti
 interlocutori. Domanda legittima, niente può essere dato per scontato. Ma quello che sembra mal posto
è il senso “depressivo” che si coglie. Intanto bisogna sorridere, Salvini non ha imposto le sue regole
ed è finito in minoranza in parlamento. Una prima battuta d’arresto in una marcia trionfante; un carro
armato colpito nei suoi cingoli e non in grado di guidare la sua direzione rischia di diventare un ferro
vecchio inutile. Siamo a questo? Sicuramente no! Ma esistono le premesse che questo possa avvenire.
L’unico che abbia convenienza ad andare a votare e Salvini, anche sulla base di una ricomposizione
(ancorché non pacifica) del centro destra. Ma un successo di Salvini sarebbe un bene per il paese? Non c’è da
crederlo: una politica nei riguardi dell’emigrazione quale quella imposta dall’ancora ministro degli interni
è uno schifo, la semina di odio è pericolosa, come pure l’autodifesa armata, l'attacco agli insegnanti definiti
comunisti perché non proni alle regole delle diseguaglianze per colore di pelle e al contrario portatori di
eguaglianza, per non parlare di tutta la partita economica. Tre anni di decantazione di questo blaterare
continuo di marca autoritaria e fascistengiante farebbe bene al paese. Matteo Salvini non sarebbe forse
un cattivo soggetto (mentre è sicuramente un “furbo” politico), ma è sicuro che il potere ha determinato un
qualche scompenso psicologico e nell’intelligenza, tanto da portarlo da trionfatore a “politico battuti”; un ciclo
quanto mai rapido e ingiustificato, mentre si arrovella sulla sensazione che un politico sconfitto perde molto del
suo ascendente e richiamo (gli esempi anche recenti non mancano).
Il movimento 5* non ha nessun interesse per il voto. La loro forza verrebbe fortemente ridimensionata,
mentre hanno bisogno di tempo per ricostruirsi una posizione politica meno demagogica e più razionale. Non
si tratta di buttare tutto al mare, non servirebbe a nessuno, sono importanti alcuni dei valori costitutivi che
hanno determinato il forte consenso dell’origine.
Lo stesso ragionamento vale per Liberi e Uguali.
Il PD è in in posizione complicata, vorrebbe sfidare Salvini al voto, ma in una fase ancora di “ricostruzione”
del partito e delle sue relazioni sociali con il corpo vivo della società. L’orgoglio non sempre è un buon suggeritore.
Mi pare che il PD dovrebbe ragionare sul l’interesse del paese, questo vuole il “centro destra Salviniano” lontano
dal governo. Si rifletta che c’è un paese da ricostruire nei suoi valori, nella sua capacità di accoglienza, nella
sua aspirazione alla giustizia sociale. Allontanare il voto farebbe bene al PD e ala suo segretario: ha ancora
molto lavoro da fare.
Certo diverse convenienze di parte non garantiscano un buon successo. Tentare con onestà e apertura la
formazione di un governo di legislatura è una cosa da fare, non tanto nell’interesse dei partecipanti, ma
nell’interesse del paese. Perché rimettere in sella Salvini e fare così danno al paese e incarognire ancora
di più la nostra società. Si può sostenere che non tutto è già scritto, ma mi pare di un ottimismo senza
fondamento  l’idea che dalle urne il centro destra salviniano esca sconfitto. Il voto subito mi sembra un regalo
non meritato a Matteo Salvini. Dobbiamo saperlo e non meravigliarci dopo. La battagli politica vuole oggi
impegno.


Inviato da iPad
a

Nessun commento:

Posta un commento