martedì 25 marzo 2014

Lista per Tsipras



Lista per Tsipras

Diario 253

L’idea di una lista per Tsipras è sembrata una buona idea, non c’era da sperare un grande successo, ma sarebbe stata un’occasione intelligente e politicamente fondata perché la sinistra potesse presentarsi unitariamente, con un obiettivo che molti poteva condividere, e per questa strada cogliere un discreto successo.

Non si poteva sperare in una grande vittoria ma in una significativa affermazione. Molto importante per dare corpo ad una fondata richiesta di cambiamento politico della UE, una sua democratizzazione, una sua attenzione, finalmente, ai popoli. Per quanto non trasbordante una presenza significativa della sinistra nel Parlamento europeo avrebbe potuto porre all’ordine del giorno una politica di contrasto contro la finanza internazionale, senza la quale parlare di crisi e di fuoriuscita dalla stessa non è che una favola.

Una consistente affermazione della lista avrebbe potuto, inoltre, costituire un viatico rilevante per le prossime elezioni italiane (prima o dopo ci saranno). La nuova legge elettorale, se rimanesse come licenziata dalla Camera dei deputati, falcidierebbe la rappresentanza, lasciando privi di rappresentanti un popolo di sinistra frammentato e non in grado di superare lo sbarramento, mentre una lista unitaria, nuova, potrebbe sperare di superarlo.

Insomma c’erano tante buone ragioni per un impegno nuovo e rinnovato, proprio in presenza di un sentimento antieuropeo di destra, la nuova lista avrebbe potuto attrarre i critici consapevoli di sinistra. Le modalità di lancio e formazione di questa nuova esperienza, per altro, evitava gli errori di esperienze similari del passato. Una identità riconoscibile, un progetto di sinistra, degli obiettivi condovisibili.

Il condizionale speranzoso si è dimostrato costruito sulle sabbie mobili. La sinistra è incapace di dismettere il proprio individualismo per abbracciare una individualità, certo non omogenea, ma in grado di cogliere la drammaticità della situazione e che mostrasse la volontà di un lavoro comune in grado di promuovere una mobilizzazione di popolo su obiettivi condivisi.

Nonostante l’impegno di alcuni dei promotori della lista, pare che tutto stia naufragando nel Mare della divisione e nel Mare delle contrapposizioni. L’articolazione di queste contrapposizioni non ha difficoltà a trovare le sue motivazioni (in questo la sinistra è maestra). I comitati locali, segnalo il plurale, che avrebbero dovuto essere la base della mobilizzazione, si stanno dimostrando un pasticcio che tutto mette in discussione. Non lo strumento di mobilizzazione (poi perché più comitati localmente?), né tanto meno strumento di democrazia dal basso, ma gruppi contrapposti di sostegno a quel o quell’altro “candidato” (l’uno contrapposto all’altro perché “migliore”, più di “sinistra”, ecc.).

Tutto questo avviene mentre la destra, nelle sue varie coloriture, avanza in tutta Europa.

Si può sperare, ancora l’ottimismo, che si riesca a correggere il presente andazzo, altrimenti si resterà fuori dal Parlamento europeo e soprattutto si sarà persa una nuova occasione di ripensare la sinistra. Nonostante l’ottimismo, va detto che l’esito che si sta scrivendo è quello del fallimento, nessuno capisce più chi è la lista per Tsipras, e nella confusione anche i più disponibili arretreranno. Cattivo lavoro non può dare buon esito.



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