venerdì 10 gennaio 2014

Matteo Renzi … controllati


Diario 240




Matteo Renzi … controllati

Questa è l’invito che molti, amici, compagni fedeli, antagonistici, ecc. fanno quotidianamente al neo segretario del PD Matteo Renzi. Ma è un invito che non può non cadere nel vuoto. E come se si invitasse un gatto a non cacciare i topi. 

Renzi è questo: spavaldo, pieno di sé, ambizioso, lingua sciolta, qualche volta più veloce del pensiero, arrogante, e, in qualche modo, si sente predestinato a salvare il Paese. Cosa aspettarsi da un predestinato?

Tutte virtù e vizi non controllati, non gestiti con intelligenza strategica, il suo credo fondamentale e “rompere” per passare, ma non sa bene cosa fare delle macerie. È convinto che piegherà tutti abbagliandoli con il gioco di fuoco delle parole e delle proposte, spesso generiche. Chi lo segue è nel giusto, altrimenti sbaglia e lui è pronto con il fucile puntato.

È giovane, ma non si tratta di una virtù ma solo di un fatto di calendario; ma alla sua giovinezza, come è giusto, affida le sue fortune, e fa anche finta che questa virtù lo fa paziente, può aspettare, ma ogni sua parola e gesta denunzia impazienza. È contro i riti ma ne costruisce di nuovi: le riunioni alle 7,30; la bicicletta; la colazione al sacco pagata di tasca propria, le riunioni fuori le mura di Roma. Tutte cose forse utili, sicuramente emblematiche ma che rischiano di denunziare la loro faccia propagandistica e non una regola di governo. La sua idea di collegialità è … un uomo al comando.

È il segretario del maggior partito (anche della “sinistra”) italiano, a questo ruolo si è preparto molto per tempo, le varia riunioni alla Leopoldo dovevano servire a formare una piattaforma per il nuovo possibile, per il nuovo segretario, per il nuovo capo del governo. Ma non si conoscono le sue opinioni su alcuni dati fondamentali della situazione italiana. Cito alla rinfusa, gli armamenti, la patrimoniale, il debito sovrano, la diseguaglianza, la fiscalità, l’acqua, le provincie. Su altre questioni affondi propagandistici e non chiari come il lavoro, la politica economica, l’industria pubblica, ecc. Certo non deve sapere tutto, ma la collegialità serve, appunto, per mettere a fuoco le diverse questioni e fare delle … proposte. 

La famosa proposta sul lavoro pare fatta a posta perché ciascuno ci trovi un fiorellino da raccogliere, ma essa è vaga e indeterminata. Un sommario dice sul quale lavorare. Lavorare chi, come, quando, a quale finalità. Ormai tutti si sono fatti scaltri, e ad ogni proposta puntano al dito sul … costo. Così il rischio e di non fare nulla o poco. 

Nelle proposte, comunque, manifesta il massimo del suo carattere: la “furbizia” (anche questa una virtù da gestire con attenzione e parsimonia). Per esempio le possibili “tre” diverse soluzioni di legge elettorale offerta ai partiti e al parlamento, non appare un fatto di democrazia, una apertura verso gli altri per giungere ad una scelta condivisa, ma piuttosto si tratta di alternative che hanno lo scopo di fare litigare i partiti, soprattutto quelli dentro la maggioranza. Una maggioranza e un governo che non ama, ma che deve ancora sopportare sottoponendolo a continue scosse telluriche (del resto il governo ci pensa da sé a fare pasticci e a offrirgliene il destro). 

Che sia l’uomo della … vittoria, lo sperano in molti. E se poi non fosse così? L’” Italia cambia verso” sembra un buon slogan, ma quale è il verso che il paese imbocca. È un cappotto rivoltato come si faceva durante la guerra o un capo nuovo?.

Il povero ha un handicap, è sorto nel momento sbagliato. Fino a dieci anni fa forse poteva andare bene, il paese, in qualche modo, andava avanti quindi una sferzata di gioventù e di un riformismo pasticciato poteva servire, ma ora non è così. È appena sorto il 2014, l’anno delle ripresa, che già si avanzano dubbi non solo sulla ripresa ma anche sulla ripresina. Le ricette proposte da Renzi, piacciono o non piacciano (l’opportunismo è merce abbondante), non colgono il momento di transizione, non hanno sentore della modifica strutturale del sistema capitalista (di cui in questo diario si è più volte scritto). Dove ci porterà l’inconsapevole Renzi e la sua giovane squadra, “verso” quale Italia? Nuvole, nuvole.



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