mercoledì 27 febbraio 2013

Diario 208



Diario 208

27 gennaio – 3 febbraio 2013

  • “Piano del lavoro” della CGIL
  • Metamorfosi
  • Il Monti che mi piace
  • Banche, banche, banche e banchieri, corruzione e incompetenza (forse)
  • Università, situazione drammatica
  • Città, disastro
  • Berlusconi e il Dux
  • La lista
  • Citazioni: nel bene e nel male (Alberto Statera, Vittorio Grilli, Mario Monti, Angelo Panebianco, Mario Monti, Pier Luigi Bersani, Stefano Fassina, Nichi Vendola)


“Piano del lavoro” della CGIL
Il documento, denominato “Il piano del lavoro” prodotto dalla CGIL è importante da molti punti di vista. È importante che il più grande sindacato italiano rifiuti lo schema ristretto dentro cui il centro destra vuole rinchiudere il sindacato “occuparsi solo della contrattazione”, magari di secondo livello e non occuparsi d’altro. Con questo documento la Cgil riafferma la presenza come sindacato generale che deve avere a cuore i destini del paese per poter difendere le condizioni dei lavoratori. Non pare poca cosa.
Il secondo elemento importante sono i suoi contenuti (si può discutere di alcuni, si possono approfondire, non è questo il problema): nell’insieme essi rispondono ai bisogni del paese. E se l’attenzione particolare è posta al lavoro, alla diminuzione della disoccupazione, all’occupazione per i giovani, questo interesse non è scisso da che cosa fare. Il documento ha un impianto keynesiano, ma non rivendica soltanto più spesa pubblica per creare occupazione, ma chiarisce, come può un documento di massima, anche i settori verso i quali questa spesa pubblica deve essere indirizzata: bonifica e difesa del territorio, innovazione tecnologica, rinnovamento del welfare e della pubblica amministrazione, innovazione nelle reti infrastrutturali. Riqualificazione dei settori tradizionali (agricoltura, industria, servizi).
Non solo ma fissa le necessità di risorse: 50 miliardi annui nel periodo 2013-2015, e indica dove trovare queste risorse (riforma del sistema fiscale con allargamento della base imponibile e una più consistente progressività della imposizione, imposta patrimoniale, imposta sulle transazioni finanziarie, ecc. che potrebbero portare a circa 40 miliardi di maggiore imposte. Riduzione dei costi della politica con un risparmio di 20 miliardi. Riordino dei trasferimenti alle imprese con il recupero di almeno 10 miliardi. ecc.).
Inoltre sono indicate alcune riforme di notevole portata: quella dell’istruzione (innalzamento obbligo scolastico; diritto allo studio, istruzione permanete); quella della pubblica amministrazione (riduzione dei livelli istituzionali, aggregazioni, stabilizzazione del lavoro, ecc.); della legalità; programmazione dell’intervento pubblico.
Il piano di lavoro contiene anche degli esercizi econometrici sul suo impatto sulla crescita, l’occupazione, ecc.
Mi pare un documento al quale il futuro governo dovrebbe porre molta attenzione e che esclude, concretamente, ogni ipotesi montiana.
Insomma una strada diversa c’è e si comincia a vedere.         

Metamorfosi
La metamorfosi del professore Monti ha dell'incredibile. Dismesso il loden ha indossato la corazza e con la mazza in dotazione colpisce pesantemente e senza ritegno Vendola (prima di tutto) e Bersani che di Vendola è l'alleato. Ma non basta: terrorizza gli elettori annunziando che con LUI non ci sarà finanziaria di aggiustamento,  mentre se vincesse qualcuno altro (il centro-sinistra) allora non si può dire che non si renderà necessaria. Ma ancora, convinto che sono i mercati a decidere la politica, si fa garante del fatto che i mercati non si fidano di Vendola, quindi lo spread, in caso di vittoria del centro-sinistra, risalirà. Non ci fa mancare neanche una berlusconiata e alla TV elenca tutte le tasse che taglierà (Imu, le imposte sui redditi più bassi, ecc.) da finanziare con i tagli alle spese pubbliche (il suo pallino preferito). Come se con meno tasse ma anche con  meno servizi gli stupidi elettori saranno felici. Non si vuole convincere che la macchina pubblica non va “tagliata”, ma meglio organizzata e per fare questo ci vogliono, non è escluso, più risorse.
Insomma è iroso, offensivo, minaccioso, ricattatorio, supponente, pieno di sé e, in più, si presenta come il salvatore della patria.
Ma ha anche paura, di un fallimento della sua lista, e gioca la carta dell’instabilità, che per uno che ha a cuore gli “interessi del paese” sembra una linea contraddittoria e forse fraudolenta. Ma la vera ragione di questa paura è che non crede di poter esercitare una egemonia di pensiero, e quindi si affida alla possibilità che venga fuori una palude dove i coccodrilli (dalle lacrime apposite) sguazzano senza rivali. Ormai gli sembra chiaro che le sue ricette liberisti che non convincono nessuno ed allora vuole creare una situazione nella quale non le idee contano ma la forza. Solo che non ha neanche quella.  
Ma avevamo proprio bisogno di uno come Lui? Ci liberiamo di Berlusconi e ci tocca Monti, diversi, ma appartenenti allo stesso schieramento.
Con questa boria credo che pesanti e incomprensibili devono essergli apparsi i primi fischi e i primi lanci di uova marce. O forse no, rotto a tutto. 

Il Monti che mi piace
Il Monti che insieme ad Ichino ha presentato un aggiornamento della sua agenda di governa è quello che mi piace. Mi piace per quel forte senso di autenticità che esprime il suo discorso; mi piace perché è sul suo terreno e traduce la sua ideologia in programma; mi piace perché non è completamente investito dalla campagna elettorale, e quindi le sue parole non si indirizzano a quelli che lui pensa essere dei finti antagonisti ma verso le vere sue bestie nere: i lavoratori e i sindacati (conservatori).
Semplificando ha detto: basta con la rigidità del lavoro il lavoro deve essere flessibile, solo contratti a tempo indeterminato ma con libertà di licenziamento. Certo se è possibile ci sarà oltre che la flessibilità anche la security (reddito di cittadinanza? No, vedremo). Lo statuto dei lavoratori è vecchio, nella lingua di oggi delle politica, andrà rottamato. Così non si ha più il problema dell’artico 18.
I suoi studi di economia l’hanno portato a questa rivoluzionaria teoria: se c’è disoccupazione, se questa aumenta, se i giovani non trovano lavoro, la colpa non è in un restringimento della domanda, non è nella assenza di investimenti, non è nella mancanza di un indirizzo di sviluppo, ma è tutta e sola colpa della rigidità del lavoro. Basta eliminare la rigidità ed entreremo nel paradiso del benessere per tutti. I cattivi operai che non sono disposti a farsi tranquillamente licenziare, sono i veri nemici dell’Italia.

Banche, banche, banche e banchieri, corruzione e incompetenza (forse)
La pentola del Monte dei Paschi di Siena è stata scoperchiata. Non si può certo dire che c'era del buon brodo, ma solo un minestrone maleodorante. Operazioni nascoste, e molto costose, forse (direi sicuramente) tangenti, frodi e chi sa cosa ancora.
E quando si scopriranno gli altri pentoloni, pentole e pentoline che cosa si pensa che possa venire fuori, se non delle cose simili? I pasticci, la corruzione, le tangenti, stanno nella … finanza e nei suoi oscuri e palesi maneggi e anche nella sua crisi.  Ormai è chiaro che la riforma del 1993, che ha varato il TUB (Testo unico sul sistema bancario), e ha tolto i paletti sulle attività delle banche con la costruzione di una banca universale, è all'origine dei disastri attuali e di quelli ancora da scoprire.
Il nuovo governo (Bersani) deve mettere mano ad un nuovo TUB e modificare quello varato sotto il governo Ciampi, che riproponga, al minimo, la divisione tra le diverse funzioni bancarie (oggi pare di questa opinione anche l'ex ministro Enzo Visco); che metta ordine sul ruolo e funzione delle fondazioni.  Ma di questo non si parla né nei programmi, né nelle varie agende. Speriamo che Palazzo Chigi illumini, soprattutto chi va a sedere al ministero del Tesoro.

Università, situazione drammatica
Il CUN (Consiglio Universitario Nazionale) denunzia la gravissima situazione dell'università del nostro paese: diminuzione degli iscritti, diminuzione dei professori, diminuzione delle borse di studio, diminuzione dei dottorandi, diminuzione delle spese di funzionamento, diminuzione degli investimenti. Alcuni Atenei, soprattutto al Sud sono sull'orlo del fallimento. Tutto questo fa bene al paese? Depone a favore del suo futuro sviluppo? Non è così, ma il tema non è da campagna elettorale, chi sa perché?

Città, disastro
Ha fatto sensazione che gli autobus di Napoli sono rimasti al deposito per mancanza di “soldi” per la benzina. Ma nei comuni e nelle regioni i tagli sono all'ordine del giorno, esito della cura dimagrante alla quale sono stati sottoposti dalla crisi e delle soluzioni montiane. Che le rette degli asili siano aumentati e cosa corrente (si chiama difesa della famiglia); che le imposte sui rifiuti siano aumentate e materia corrente (si chiama sostegno al reddito delle famiglie); l’eliminazione della manutenzione urbana e di tutti i comuni (si chiama aiuto all’occupazione); che i comuni fanno a gara a vendere parti del loro patrimonio, come in modo significativo fa il Sindaco di Roma, è la conseguenza della spinta del governo alla privatizzazione (ciò, senza ironia si chiama aiuto alla speculazione e impoverimento delle città). La sopravvivenza delle città come luogo di convivenza e di realizzazione dei diritti di cittadinanza è messa in discussione. Mentre si discute del nuovo welfare si cancella quello locale.

Berlusconi e il Dux
Certo l’occasione è stata sbagliata, ma nessuno scandalo, non è la prima volta che Berlusconi loda Mussolini e il fascismo, sono parenti ideologici; in altri tempi sarebbero andati assieme in trattoria e poi al bordello.
Esternazioni per un disegno politico? Non si sa, ma forse più semplicemente vera condivisione.

La lista
Non la lista politica, ma la lista delle spese sostenute dai consiglieri regionali lombardi e pagati con i soldi destinati alle attività politiche. C’è da scandalizzarsi per la miseria sociale: profumi, cravatte, lenzuola, vini, blocco per appunti, libri (pochi per la verità), reggiseni, mutande, ecc.. Miserie, piccoli approfittatori, avari, meschini. Non un tocco di stile da grande approfittatore, da corruttore e da corrotto. Vengono i brividi: quella politica non è una “casta” ma piuttosto un gruppo di straccioni e profittatori.
    
Citazioni: nel bene e nel male  

Alberto Statera, Affari e Finanza de La Repubblica, 28 gennaio 2013
“E se nascondere la polvere sotto i tappeti - copyright Bersani su Monti - o chiudere per anni micidiali accoprdi segreti in cassaforte fosse un’usanza non solo al Montepaschi di Giuseppe Mussari e di Antonio Vigni? Per carità, nella situazione in cui si trova il paese, sarebbe imperdonabile creare altro allarmismo. Ma lo scandalo di Siena non può non porre almeno qualche interrogativo sulla credibilità del sistema bancario italiano  e anche sull’efficacia dei controlli delle istituzioni” (Non è imperdonabile creare allarmismo, è pericolosissimo nascondere il marcio che c’è nel nostro sistema bancario e l’inefficienza di chi dovrebbe controllare. La situazione in cui si trova il paese è anche frutto di tale sistema)  

Vittorio Grilli, La Repubblica, 30 gennaio 2013
“MPS e sistema bancario sani” (Se lo dice il triste ministro non c’è proprio da credergli)

Mario Monti, Corriere della Sera, 31 gennaio 2013
“Se lui (Vendola) avesse un grande impatto, e prima che i mercati si accorgano che Vendola è un solido cultore della stabilità finanziaria, qualche problema (con i mercati) ci sarebbe” (Monti si sta rovinando la salute, non riesce a dormire la notte avendo il pensiero assillante per Vendola, non riesce a scacciarlo via dalla mente).

Angelo Panebianco, Sette, supplemento al Corriere della Sera, 1 febbraio 2013
“Certo che bisogna farlo (perseguire gli evasori). Ma per farlo con serietà richiede due cose e non una soltanto: controlli efficienti e regime di tasse basse. Per quanto efficienti possano essere i controlli, se le tasse son alte l’evasione fiscale non verrà domata. Volete che come in America, l’evasore fiscale sia colpito da generale riprovazione sociale? E allora tasse di livello americano” (Il professore Panebianco aderisce all’idea berlusconiana che gli evasori hanno ragione di evadere perché le tasse sono alte. Forse sconosce che in paesi nei quali le tasse sono più alte che da noi l’evasione è molto bassa? Chi è propenso ad evadere non fa un calcolo “razionale” su quello che gli conviene, tra evasione e sanzioni, evade perché non vuole pagare, qualsiasi sia il livello di imposizione. In America non c’è solo “riprovazione sociale”, ma pene pesantissime per chi evade, al punto che, vedi il caso di Al Capone, non potendo condannare un criminale per mancanza di prove, lo si manda in galera per 15 anni per evasione. Inoltre finanche alcuni dei più ricchi americani si sono recentemente scandalizzati di pagare meno imposte che la propria segretaria. Ma perché tutti devono cavalcare il tema delle tasse, pare facile, ma non lo è, gli elettori, per quanto forviati non sono scemi).

Mario Monti, La Repubblica, 2 febbraio 2013
“Vecchi partiti. Uno fondato nel 1994 e quindi non nuovo, e uno nel 1921. Entrambi non in grado di offrire una visione nuova per l’interesse di cittadini, come siamo noi, membri della società civile” (che miseria. È la data di nascita che garantisce?, ma quella del partito o la data di nascita del suo leader? Il professore è sempre stato debole in storia. Quello nato nel 1921 dovrebbe sapere ha contribuito non poco e con non poco merito alla difesa dell’Italia dai nazisti e alla costruzione dell’Italia repubblicana)     

Pier Luigi Bersani, L’Unità, 3 febbraio 2013
“Mi sorprendo se in una situazione come questa, in viviamo la peggiore crisi economica dal dopoguerra ad oggi, il tema al centro della campagna elettorale non è come ne veniamo fuori. Vedo invece che da parte degli inseguitori si cerca il colpo propagandistico. Grillo che promette a tutti mille euro al mese per tre anni. Berlusconi e Monti che assieme in una giornata hanno tolto più di 30 miliardi di tasse sul 2014”.

Stefano Fassina, La Repubblica 3 febbraio 2013
“La lista Monti continua con la ricetta della svalutazione del lavoro per recuperare competitività. Non funziona”.

Nichi Vendola, La Repubblica 3 febbraio 2013
“L’Italia di Monti sale verso la disoccupazione, verso la recessione, con mezzo milione di disoccupati in più nell’anno del suo governo”.

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