domenica 8 luglio 2012

Diario 180


Diario 180
2 – 8 Luglio 2012


  • Diritti, servizi, tagli, ideologia
  • Citazioni: nel bene e nel male
  • Gli F35?   
  • Sentenza DIAZ

Diritti, servizi, tagli, ideologia
Che l’amministrazione pubblica sia la centrale di molti sprechi non si può negare; che la sua produttività spesso sia bassa tanto da fare infuriare il cittadino è cosa evidente; ma non bisogna dimenticare che le prestazione che gli apparati dello stato, delle regioni e dei comuni forniscono sono, nella loro massima parte, un fondamentale contributo affinché i diritti di cittadinanza non restino pura e semplice affermazione di principio, ma in qualche modo reali conquiste (scuola, salute, ecc.).
Si continua a blaterare che il welfare così come articolato è strumento di garanzia non per tutti, che ampia è la platea degli esclusi attuali e futuri; se così fosse, e in parte lo è, si tratta di ampliare gli inclusi fino alla totalità della popolazione (immigrati compresi) e non già di ridurre le garanzie di chi oggi è partecipe dei vantaggi dello stato di benessere. Si fa finta di non capire che esclusione e inclusione dipendono dalla scarsa crescita e sviluppo dell’economia, dall’esistenza di una massa “crescente” di disoccupati o inoccupati. Il WS può e deve subire delle modifiche, ma non una diminuzione delle prestazioni, ma un loro adeguamento ai mutamenti della società che influenzano la domanda di servizi e deve ampliarsi fino ad includere tutti.
Non pare che la cura dei “tagli” della spesa pubblica vada in questa direzione. Non va nella giusta direzione per gli obiettivi, per i mezzi, per le scelte.
Un obiettivo di ripensamento della funzione pubblica, puntando ad una sua maggiore efficienza e soprattutto efficacia, non può essere effettuata per fare cassa e garantire per questa strada l’equilibrio di bilancio. Il debito sovrano è sicuramente una palla al piede, il modo come questo governo lo tratta ne moltiplica il peso e il gravame sul paese. Chi è in difficoltà tenta di operare sul debito, ricontrattandolo, spostandolo nel tempo, pagando gli interessi ma non il rimborso del capitale, o viceversa, pagandone solo una parte, ecc. strumenti normali nella finanza. L’unica cosa che non è corretto fare è digiunare fino a morire, impegnarsi a ridurre il tempo di rientro, considerarlo un debito privilegiato rispetto a quello degli altri cittadini (pensioni, spese sanitarie, per l’istruzione, ecc.) in quanto proibito per legge. Se proprio lo si volesse onorare bisognerebbe prendere le risorse la dove si annidano e crescono, ma la patrimoniale a Monti non piace, e la Fornero arditamente dichiara che non si può fare perché non esiste un registro dei patrimoni, affermazione da ridere se non fosse da piangere.
Le cure Monti sono sbagliate, nonostante i grandi suoni di tromba per il successo del nostro paese e del nostro presidente del consiglio a livello internazionale, lo spread non va giù e la speculazione sul nostro debito e sulla nostra economia impazza.
Il controllo della spesa pubblica e il raggiungimento di maggiore efficienza ed efficacia non avrebbe dovuto avere niente a  che fare con il debito, avere collegato le due cose ha dato risultati perniciosi..  E meno male che è intervenuto un ripensamento circa la folle proposta di tagliare i fondi all’università per darli alle scuole private. Ma è paradossale che nel momento in cui la fisica italiana trionfa a livello internazionale il relativo istituto subisce la maggiore decurtazione tra tutti gli istituti scientifici (pare che la ragione dipenda dal fatto che i fondi di questo istituto in misura di gran lunga minore, rispetto agli altri istituti,  sono impegnati per il personale mentre una quota cospicua va in “ricerca”). Insomma  governo e ministri sono sempre a rischio di ridicolo.
L’attacco frontale è alla sanità. Non più di 3,7 posti letto ogni mille abitanti (3,7 e perché non 3,8, o 3,2?, magia dei numeri decimali). È così che si misura l’efficienza e soprattutto l’efficacia di un servizio vitale? Ci voleva la cultura della Bocconi per giungere a questo? Certo che la minore dimensione rischia di essere meno efficiente ma forse, considerando la distribuzione della popolazione nel territorio, la distribuzione della popolazione per età, ecc.. magari rispondono meglio a criteri di efficacia. Cosa privilegiare l’efficienza o l’efficacia, ma non in assoluto ma sulla base di specifiche analisi di dettaglio. Stiamo parlando di un servizio essenziale (ci curiamo che la TV arrivi in ogni punto del paese e in ogni casa, ma sulla sanità siamo più sommari).
I tagli alle regioni e agli enti locali, ovviamente, parlano la lingua della riduzione dei servizi e dell’aumento delle quote a carico delle famiglie. Si parla della messa in crisi del trasporto pubblico collettivo locale; anche qui mentre tutti si stracciano le vesti contro l’uso dell’auto (per ragioni energetiche ed ambientali) nessuno si occupa di misurare gli effetti delle decisioni: se il trasporto collettivo locale fosse messo in crisi il ritorno all’auto sarebbe inevitabile.  
Certo che gli acquisti centralizzati possono portare a notevoli risparmi, ma la centralizzazione mi para vada bene per gli acquisti di routine, gli acquisti “speciali” (macchine, attrezzature o materiali) hanno bisogno di una valutazione di merito non solo di costo.
L’accorpamento delle provincie non si capisce (il criterio della superficie o del numero di abitanti, pare, come dire, grossolano). Il problema da impostare avrebbe dovuto seguire una diversa traccia: stabilire prima dell’opportunità e necessità di una istituzione intermedia tra comune e regione, una risposta positiva avrebbe dovuto portare ad un’analisi dell’insediamento e quindi ad una decisione adeguata. Troppo tempo e forse troppo complicato per dei bocconiani?
Così come il taglio (in %) dei dirigenti e degli addetti della pubblica amministrazione non si capisce che criterio usa, se non quello del risparmiare (troppi ovunque? mancano in qualche situazione?). 
Le auto blu, e poltrone, va bene ci mancava che non ci fossero.
Il dr. Bondi pare sia un ottimo “tagliatore”, non dubito, ma la valutazione del “prodotto” della pubblica amministrazione è complesso, ha a che fare con l’efficacia della sua azione, nell’impresa il confronto tra costi e ricavi può essere un buon parametro, ma i ricavi della pubblica amministrazione sono complessi da valutare, e quando l’output corrisponde al lavoro (medico, insegnate, medico, ecc.) Baumol ci insegna gli aumenti di produttività non sono facili. Se poi lo strumento principale è stato l’interpolante statistica bisogna dire che di pubblica amministrazione il consulente e il governo non hanno idea.
Nella e sulla pubblica amministrazione c’è molto da fare, è probabile che si annidi una dirigenza numerosa, non competente e forse non sempre limpida, ma per avere risultati importanti e duraturi ci vogliono analisi attente, esami puntuali, riorganizzazione complesse, le regressioni statistiche valgono come indicatori incerti non come strumento di decisione.
Ma la filosofia del presidente del consiglio non si poneva e non si pone l’obiettivo di riqualificare la pubblica amministrazione, quanto di ridurla (meno stato e più mercato) e soprattutto nella fase attuale è considerata  una mucca da mungere per realizzare l’obiettivo del pareggio di bilancio (che comunque non mi pare sia alle porte).

Gli F35?   
Essendosi armato di accetta, alcuni sostengono di bisturi (forse della dimensione di un’accetta), non si capisce perché il consigliere ai tagli e il governo non abbiano tagliato qualche F35, che in termini di risparmio sarebbe stato di grande dimensione, piuttosto che accanirsi sui centri di ricerca (alcuni dei quali grandemente meritevoli).

Sentenza DIAZ
Ci è voluto tempo ma alla fine la condanna per i poliziotti massacratori è arrivata. Basta? certo che no. Restano all’ordine del giorno: la vigilanza affinché non si inventino scappatoie per lasciare i condannati ai loro posti (o nelle vicinanze); ma soprattutto un processo di rieducazione alla non violenza delle forze dell’ordine.

Citazioni: nel bene e nel male
Mario Monti, La Repubblica, 6 luglio 2012
“Non posso accettare veti di nessuno, ogni settore dello Stato è chiamato a contribuire” (bella e netta dichiarazione, il che significa che salvare gli F35 è stato un moto proprio del presidente del consiglio? Si fa fatica a crederlo, o forse no!)

Mario Monti, Corriere della Sera, 6 luglio 2012
“Si può essere tanto più assertivi in Europa quanto più si hanno le carte in regola in Italia” (perché bisogna essere assertivi e non convincenti? “carte in regola” sta per macelleria dei diritti?)
Antonio Manganelli, Il Manifesto, 7 luglio 2012
“Sulla Diaz è giunto il momento delle scuse” (ci voleva la sentenza della Cassazione?  il capo della polizia niente sapeva e niente immaginava?)

Piero Giarda, L’Unità, 7 luglio 2012
“Questi sono tagli lineari come quelli di Tremonti” (detto da un ministro che avrebbe dovuto essere il titolare della spending review ci dice due cose, che lo stesso ministro è stato esautorato e che tutto sta in capo al Tesoro, cioè a Monti e al suo vice ministro senza sorriso)

Maura Palma, Il Manifesto, 8 luglio 2012
“Proprio questa carenza apre al tema più ampio della dimensione culturale delle forze dell’ordine: Genova non è stata seguita da segnali di controtendenza, dalla percezione di un  “mai più” implicitamente inviato come messaggio agli operatori di polizia”.

Ignazio Marino, Il Manifesto, 8 luglio 2012
“Fra i paesi dell’Europa continentale, siamo il penultimo per spesa sanitaria complessiva … Ora dobbiamo dirci una cosa:consideriamo il servizio sanitario pubblico un punto fondamentale per la vita e l’uguaglianza delle persone, oppure pensiamo che tutto sia sacrificabile al debito pubblico… Ma all’ultimo sopralluogo fatto in un pronto soccorso ho trovato una donna legata ad una barella. Fra due mesi rischio di trovarne cinque, di persone, perché non ci saranno più posti letto per pazienti acuti. Dietro un letto per pazienti acuti in meno può esserci un morto in più”.  

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