giovedì 19 dicembre 2019

Sardine




Diario 19 dicembre 2019

Che non si potesse dare per certa la sconfitta, non era un becero ottimismo, ma rifletteva sul fatto che nonostante gli indicatori , in termini generali, fossero tutti negativi per la sinistra non era facile prevedere gli andamenti politici di massa spontanei, un movimento poteva sconvolgere le previsioni. Tanto per dire, nessuno si aspettava il ’68. Per quanto la società sia posta sotto osservazione, per quanti bravi siano gli osservatori, non sempre si riesce a cogliere lo stato d’animo, per così dire, di parti importanti della popolazione; si coglie il disagio ma non è chiaro a cosa esso svolge. Di questo qualche mese fa ragionavo insieme a Rossana.
Salvini, con il suo razzismo, la sua volgarità, la sua semina di paura e di odio, sembrava trionfante, ma oggi non è più così certo. Merito delle Sardine.
La mia generazione è stata maestra nel “dividere”, ogni sfumatura era un buon motivo per dividerci. I gruppi si moltiplicavano, facevano tentativi di unirsi per subito dopo dividersi in pezzi ancora più numerosi. Per questo dobbiamo stare lontani dalle Sardine, e se andassimo in piazza dovremmo stare zitti, non possiamo fare domande, non possiamo neanche indicare i nostri errori. La cosa, infatti, che mi entusiasma è il senso antidivisivo che ha assunto questo movimento. Si può pensare che l’unità non sia tutto, ma bisogna riflettere che la divisione è peggio.
Un’altra cosa importante, ed è una novità nel recente presente, è la dichiarazione di collocazione “politica”, ma anche sociale, delle Sardine, si dicono di sinistra e antifascisti; non adoperano, per fortuna,  l’equivoca formula “né di destra né di sinistra”.
Mi pare di cogliere un’ansia in molti che praticano la politica da anni e i cui capelli bianchi suggeriscono saggezza (che non c’è): non facciamogli domande, dicono, ma nello stesso tempo le domande negate vengono avanzate; dichiarando entusiasmo per la loro autonomia e indipendenza dai partiti, così ripetono, e nello stesso tempo, con finto rispetto, si suggerisce tra le righe cosa è opportuno che facciano.
Non diamo lezioni, non cerchiamo di cavalcare quello che non ci appartiene e che non conosciamo neanche tanto bene.
La mia generazione ha sbagliato tutto, anche con generosità, perché non ha saputo cogliere le opportunità politiche che si presentavano, non ha saputo approfittare politicamente dei grandi movimenti di protesta, si è divisa e suddivisa, ogni volta illudendosi di avere la carta vincente. Se qualcosa, anche piccola, l’ha ottenuta è merito dei grandi movimenti di massa. La generazione successiva si è accodata all'andazzo del tempo, distruggendo il poco ottenuto, ma una parte ha continuato a “lamentarsi” e questa parte guarda con “fede” alle Sardine pronti a fare gli stessi errori.
Guardiamo e … impariamo; ascoltiamo e … riflettiamo; non predichiamo e speriamo con ottimismo.       


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