mercoledì 9 dicembre 2015

Massimo Pinchera


Diario n. 306
8 dicembre 2015

Dolore. Un'amicizia lunga  cinquanta sette anni si è rotta senza speranza di ricomposizione, il mio amico Massimo Pinchera è morto. Un'amicizia che ci ha coinvolti a tutti i livelli, affettivo, familiare, politico, di lavoro, di condivisione di idee e giudizi sul mondo, sapida, spesso ironica e allegra, altre volte triste e preoccupata; abbiamo condiviso tante idee e tante riflessioni, anche l’amore per il mare.
Massimo aveva messo al primo posto della sua vita la politica. Una forma specifica della politica: come qualcosa da vivere quotidianamente, come impegno verso la società e non verso se stesso, non la ricerca del potere, ma la lotta per la conquista di libertà ed eguaglianza per tutti. Un atteggiamento questo portato avanti con determinazione, a scapito dei propri interessi, quasi da lesionista. E' stato promotore di molte iniziative, la sua capacità di "mettere insieme" persone e pezzi della sinistra è stata fondamentale nella costruzione del Comitato Vietnam, una delle organizzazioni più vivaci e meno settarie dell'articolato movimento degli anni '60 e '70 a Milano. Non abbiamo mai militato nello stesso partito, né nella stessa organizzazione, ma era come se lo fossimo.
Avrebbe potuto fare un’ottima “professione” politica e istituzionale, la sua rettitudine sarebbe stata una garanzia per tutti ma, dirigente e funzionario della Federazione del PCI di Pavia, non si piegò al conformismo richiesto.
Ha spinto la realizzazione di molte iniziative politiche di diffusione della conoscenza: ha sostenuto Sapere la rivista diretta da Alfredo Maccacaro e Giovanni Cesareo; è stato uno degli animatori della fondazione del supplemento alla rivista Abitare denominato SE Scienza ed esperienza.
Ha collaborato con Silvio Leonardi  al Centro di analisi sulla struttura economica italiana, della Fondazione Feltrinelli.
Sul piano professionale, tra le altre cose, va ricordato la condivisione, per alcuni anni, dello Studio di Guido Veneziani; ha diretto, con la collaborazione di Daila, la catalogazione del patrimonio storico della Sardegna; svolte ricerche per la regione Toscana e la provincia di Sassari.
Tuttavia da più di quaranta anni il suo impegno crescente è stato per il CIRIEC (Centro italiano di ricerche e di informazione sull’economia delle imprese pubbliche e di pubblico interesse) sezione italiana dell'associazione internazionale sull'economia pubblica. Prima come collaboratore di Alberto Mortara, vice presidente e segretario generale, e alla morte di Mortara (1990) il Consiglio lo ha chiamato a sostituirlo. Al CIRIEC ha impegnato le sue migliori capacità, anche quando l'economia pubblica ha perso qualsiasi appeal e molti soci (imprese pubbliche, enti pubblici, comuni, regioni, ecc.) hanno allentato il loro interesse e la loro partecipazione, mettendo l’istituzione in mal partito. La determinazione di Massimo è stata fuori dall’ordinario, nelle difficoltà, sempre screscenti, ha provveduto al trasloco del Centro e della sua rilevante biblioteca, ha continuamente ricucito l’interesse dei soci, ha cercato e trovato spesso risorse per le iniziative (ricerche, pubblicazioni, la rivista). Nelle difficoltà crescenti il suo impegno è stato sempre maggiore, dedicando a questa istituzione tutto il suo tempo ed anche risorse personali. Riteneva un obbligo sociale e politico che il CIRIEC continuasse a vivere, sentiva come un obbligo nei riguardi di Mortara evitare la chiusura del Centro. La collana dei libri CIRIEC, iniziata da Mortara  porta anche il segno di questo impegno, così come aver dotato il  centro di una rivista permanente (Economia Pubblica) in sostituzione di un modesto “bollettino” è il risultato della sua affiliazione al CIRIEC.
Massimo mi mancherà, mi mancheranno, dopo la morte di Daila, le cene tra noi due, nelle quali esercitava la sua abilità culinaria; che erano da noi amate, ci piaceva essere a tu per tu a discutere dei casi politici del nostro paese, malignare, ricordare, ma anche reciprocamente prendendoci in giro per le rispettive  manie, lui era patologicamente ordinato e questo era oggetto di ironia, ma con quella che lui diceva essere la sua dote  all'autocritica e all’autoironia, riconosceva questa mania, ma l'ammantava di preziosità. Del resto la sua emeroteca e la sua biblioteca, di grande valore sociale e politico, è figlia di questa pignoleria.
Manca e marcherà alle sue figlie, ai suoi nipoti, alla sorella, ai parenti e ai suoi amici.  Ci ha lasciato uno dei migliori frutti di un’esperienza politica complessa, che ha riconosciuto nei “movimenti”  l’alito di un futuro di libertà e giustizia; un uomo dagli interessi ampi, di grande determinazione ma non settario.    

A lui questo mondo, che non ha saputo apprezzarlo come avrebbe dovuto,  non mancherà. Non può, ma se potesse, credo che avrebbe pochi rimpianti.

1 commento:

  1. Ebbi l'onore e la fortuna di conoscere Massimo Pinchera durante la stesura della mia tesi di laurea sulla storia della Federazione pavese del Partito comunista negli anni sessanta.
    Massimo Pinchera - allora funzionario federale - fu ideatore, promotore ed organizzatore del Circolo culturale Labriola. Un esperimento culturale attraverso il quale egli cercò di far dialogare il partito comunista e il mondo universitario. Attraverso l'attenta lettura dei processi sociali ed economici fu tra i primi a cogliere in nuce lo smuoversi di sommovimenti che avrebbero poi fatto esplodere anni dopo la Contestazione studentesca. Egli riuscì altresì nell'intento - davvero arduo all'epoca - di aprire una federazione come quella pavese - sorta e cresciuta con le lotte agricole nel proprio DNA - al mondo accademico. Fu, inoltre, ispiratore di una nuova generazione di intellettuali come Franco Bolis e Guido Crainz, che in seguito saranno membri di primo piano di Lotta Continua.
    Ebbi il piacere di trascorrere un giorno intero nella sua residenza milanese, colma e stracarica di libri. Oratore eccelso, uomo la cui intelligenza, assolutamente non comune, fu pari solo alla cortesia ed alla liberalità con cui accolse me, allora giovane studente universitario.
    Lo rividi in occasione di una tavola rotonda sulla storia della Federazione pavese che tempo dopo organizzai in collaborazione con l'Istituto di storia Contemporanea di Pavia (ISREC-PV).
    Una brutta notizia. Che apprendo ora e che mi duole. Molto.

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