mercoledì 13 novembre 2013

La crisi dà le carte, la piramide va in frantumi (dario 233)





La crisi dà le carte, la piramide va in frantumi



Gli analisti incrociano i dati e “scoprono”: che i ricchi sono diventati più ricchi e che i ricchi sono anche un po’ aumentati di numero.

Questo significa che la crisi ha distribuito le carte e mentre a pochi ha dato una scala reale ad altri, i molti, ha dato una coppia di due. I pochi hanno ritirato piatti ricchi, i molti hanno perso la loro posta.

Forse l’ho già scritto ma voglio ripeterlo. Tutti abbiamo in mente il triangolo che rappresenta la struttura economica sociale: in basso ci stanno quelli che hanno meno, i poveri, e a mano a mano che si sale si trova chi di ha di più fino al vertice dove ci stanno i pochi ricchi. Tutti sappiamo che tanto maggiore è la distanza tra la base e il vertice tanto più la distribuzione della ricchezza è “squilibrata”, le “diseguaglianze” molto accentuate. Possiamo immaginare, come si ripete continuamente da più fonti, che dentro la crisi c’è stato un spostamento di ricchezza dal lavoro al capitale. Quindi ci si immagina che la distanza nella immaginaria piramide tra base e vertice sia aumentata. Ma questa descrizione forse coglie solo una parte della realtà.

Proviamo ad immaginare che la mano di un gigante (la crisi) stringa la nostra piramide in mezzo, facendo schizzare pochi verso l’alto e molti verso il basso, e trasformando la nostra piramide in una specie di clessidra (anche se le due parti non sono uguali). Questa sembra una descrizione metaforica più realistica. Ma se così fosse le conseguenze sociali e politiche sarebbero gravissime.

Intanto si ha la tendenziale scomparsa del “ceto medio”, certo di atteggiamento conservatore ma possibile alleato con la classe operari per progetti di trasformazione. Il “ceto medio”, la sua analisi, la sua collocazione sociale e politica ha costituito nel passato uno dei temi fondamentali della sinistra (per esempio era un tema affrontato a più riprese dalle rivista di sinistra, Problemi del Socialismo, Rinascita, Società, ecc.); il tema delle alleanze si coniugava rispetto a questa realtà (oltre che a quella cattolica). Non era un nemico, ma neanche un amico, ma poteva diventarlo. 

Oggi il tema è scomparso perché il ceto medio tende a scomparire e la sinistra è già scomparsa. 

Inoltre, e fa il paio con la precedente osservazione, sta per essere frantumata la continuità sociale: la piramide segnava delle differenze sociali ed economiche ma descriveva una società nelle quali i singoli strati erano in continuità con gli altri strati (superiori e inferiori). Una continuità che dava alla società dinamismo e nella quale ciascuno cercava di raggiungere lo strato superiore; che ci riuscisse, in questo ragionamento, non è importante, quello che vorrei cogliere è il dinamismo, la spinta, le motivazioni, ecc. Inoltre la continuità rendeva sensibili verso chi meno aveva, il che costituiva spinta ad una socialità dei diritti. È chiaro, non mi riferisco alla volgare dizione “siamo tutti nella stessa barca”.

I diversi strati erano magari tra di loro conflittuali, ma anche contigui e quindi potenzialmente alleati, potevano trovare momenti e occasioni di accordo per il cambiamento. 

Se così fosse, non voglio farla troppo lunga, la situazione che si sta creando ha notevolissime conseguenze, oltre che sociali, anche politiche. L’incapacità politica, di qualsiasi forza che volesse misurarsi con la realtà sociale per un proprio “progetto”, dipende, credo, anche da questa situazione. Quella che viene chiamata frammentazione sociale, individualismo, solitudine, ecc. è uno degli effetti della rottura di quella che ho chiamato continuità sociale. 

Non c’è soltanto il 99% contro l’1%, ma soprattutto quello che si può cogliere è la lotta dell’1% contro il 99%; e quell’1% ha una grande capacità (economica) di mobilitare la repressione, l’imbonimento, potentissimi apparati ideologici sia per combattere ogni ribellismo (e magari incanalarlo nella violenza non politica) sia per far prevalere una ideologia che renda questo cataclisma come … naturale. 



1 commento:

  1. Mi ricordo di aver letto da qualche parte che la grande città contemporanea in parte rappresenta la scomparsa della classe media e in parte la richiede. nelle città con aree fortemente specializzate nelle nuove tecnologie o nella finanza si trovano lavoratori iperformati e iperspecializzati che occupano i piani alti dei grattacieli ma ci sono anche quei lavoratori dei servizi di base (pulizie, ristorazione, sicurezza, ecc) che costituiscono la base della "clessidra"

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