martedì 16 giugno 2020

Mobilizzazione di massa per il lavoro


Diario
15 giugno 2020

Mi pare che l’obiettivo di cui si discute, al di la delle affermazione di sburocratizzazione,  fibra veloce, ecc. sia quello di far ripartire la macchina così come era dal punto di vista sociale. Certo un po’ di distribuzione di euro a pioggia, alle imprese che piangono, alle famiglie in condizione precarie, ecc.
Quello che più preoccupa e il continuo riferimento alla riforma fiscale. Si parla di una aliquota, di due di tre aliquote, ma lo scopo dichiarato e più spesso sottointeso, è la diminuzione della pressione fiscale. Mentre non si fa fatica a riconoscere che nel comparto della fiscalità esistono storture e pasticci che possono essere eliminate, ma non mi pare sia questo il tema. Per ridurre la pressione fiscale, di cui molti si fanno paladini, l’unica strada è quella di ridurre le imposte ai redditi maggiori, operare sui redditi minimi potrebbe essere un atto di giustizia sociale ma con un effetto minimo sulla pressione fiscale.
A me pare che una delle maggiori storture del nostro sistema economico-sociale sia la distribuzione del reddito tra individui e famiglie. Una distorta distribuzione che, contrariamente a quanto affermato da più parti, non produce tendenza all’investimento produttivo, ma in chi si appropria della parte maggiore sviluppa investimenti finanziari (produrre denaro a mezzo denaro e a scapito dei merli e in favore delle crisi).
Mi faccio carico della debolezza di questo governo, e di qualsiasi governo che eventualmente lo sostituisca, nell’aggredire la questione alla base, mettendo dei drastici limiti ai processi di accumulazione. Diamo per impossibile in questa fase (ma chi sa in quale?) di colpire il processo di accumulazione distorta e poniamo il problema di come si possa fare diversamente.
Non potendo operare sui redditi maggiori si può operare sui rediti minori o sui senza reddito (per esempio i disoccupati). Partiamo dalla considerazione che ci sono migliaia di lavori da fare, compresi alcuni indicati dallo stesso governo, ma perché la realizzazione di questi lavori possa incidere anche sulla distribuzione del reddito bisognerebbe promuovere una mobilizzazione di massa, di uomini, donne e giovani,  impegnandorli in lavori necessari, una mobilizzazione di massa con una prevalenza nel mezzogiorno, ma non solo. Non elargire sussidi di varie specie ma dare salari equi. Non distribuire euro alle imprese, che sembrano ormai degli extra-comunitari con la mano tesa all’uscita dei supermercati,  ma offrire loro la possibilità di impegnarsi autonomamente in questa mobilizzazione di massa e con  la concreta prospettiva di una crescita della domanda. Svincolare quote di popolazione dalla sottomissioni ai caporali, a elargitori di favori,  alla carità, e alla indignitosa povertà, attraverso lavori dignitosi, in grado si utilizzare saperi nuovi e tradizionali, saperi riqualificati, lavori sicuri e continuativi è la strada per aumentare la dignità dei singoli, l’autostima, la sicurezza familiare, e contemporaneamente innalzare il livello della socialità.
I lavori sono infiniti come per esempio, infrastrutture e loro manutenzione, manutezione di edifici pubblici e di scuole, difesa dell’ambiente, attività che possano scongiurare disastri ambientali, cura dei bambini, istruzione dei giovani ma anche degli anziani, cura degli anziani, cura dei malati, innovazione energetica, miglioramento delle città e dei paesi, difesa dell’acqua dallo sperpero,  sistemazione di archivi pubblici e di biblioteche,  ecc. Tutti lavori che possono coinvolgere livelli diversi di professionalità e di capacità operativa.
Per fare questo sarebbe necessario la costituzione di un Segretariato governativo per la riqualificazione del paese, che fosse svincolato da molti meccanismi burocratici e che operasse sulla base di poche ma chiare ed essenziali regole, che operasse scelte in rapporto diretto  con le autonomia locali,  che fosse diretto da un responsabile coadiuvato da un gruppo di esperti corresponsabili, e che forse costretto ad una rendicontazione semestrale al Parlamento. Mentre un gruppo di esperti indipendenti e di valore potrebbe  costituire una sorta di comitato di consulenza e di garanzia.   
Si è detto di una mobilizzazione di massa, ma sia chiaro quello a cui ci si riferisce è un grande processo politico, partecipato e dominato da obiettivi chiari sia sul piano politico-sociale che su quello tecnico realizzativo, mentre la partecipazione degli enti locali potrebbe costituire un buono strumento per l’individuazione di specifici obiettivi.  Un Segretariato che abbia capacità politica e organizzativa e non si affossi sul piano burocratico.
Solo così nemmeno un euro andrebbe sciupato. Come piace dire.

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