mercoledì 15 aprile 2015

Maurizio Landini, Tito Boeri, Graziano Delrio, Massimo D’Alema

Diario n. 284
6 aprile 2015

Maurizio Landini, Tito Boeri, Graziano Delrio, Massimo D’Alema

Maurizio Landini
Avevo già scritto che Landini mi sembrava l’unica speranza per la ricostruzione della sinistra; pensavo che avesse carisma, intelligenza e volontà. Lo penso ancora, ma da alcuni giorni mi domando quali dovrebbero essere i punti forti di un programma in modo da mobilitare gli arrabbiati, i timidi e i distratti. Devo confessare che mentre le parole sono facili la loro declinazione mi pare difficile (impossibile?).
So per certo che un concetto di sinistra sia l’eguaglianza, non parlo ovviamente di un livello unico di situazione economica/sociale, ma almeno la definizione di un ventaglio di posizioni che permetta alla situazione meno ricca una vita piena e soddisfacente, e che la posizione più ricca non possa che essere un multiplo ragionevole della meno ricca (diciamo cinque/otto volte?). Mi sembrerebbe questa una proposta molto attrattiva, per una fascia ampia, molto ampia, della popolazione.
So per certo che un concetto di sinistra sia un’equa distribuzione dell’occupazione, che non vuol dire solo la piena occupazione, ma anche una distribuzione dei periodi di lavoro e di non lavoro (retribuiti) diversi da quelli imposti dall’attuale sistema. Che so, per esempio (ma si possono trovare nuovi modi): lavorare da 20 a 30 anni, non lavorare da 30 a 40, lavorare da 40 a 50, non lavorare da 50 a 60, lavorare ancora, secondo i tipi di lavoro, da 60 a 70, ed essere impegnato successivamente in attività di servizio civile. Credo che un’ampia fascia della popolazione sarebbe d’accordo.
So per certo che un concetto di sinistra sia un’istruzione generale ampia e laica per tutti, il che vorrebbe dire una scuola pubblica gratuita per tutti obbligatoria fino alla scuola superiore e facoltativa per l’università. Sta in quest’ambito la scuola per l’infanzia adeguata al numero dei bambini. Forse anche questa potrebbe essere una proposizione di successo.
So per certo che è un concetto di sinistra l’eguaglianza dei diritti di cittadinanza, che cioè tutte le persone che abitano in una paese godano degli stessi diritti. Questo forse è un concetto di minor successo dei precedenti.
È ancora di sinistra la libertà, declinata in religiosa, culturale, dell’informazione, ecc. Non credo si manifestino a questo proposito opposizioni.
Potrei continuare con la salute, l’ambiente, le città, la liberta sulla nascita e la morte, la libertà sessuale, la pace, la sicurezza, la moneta, ecc. ecc.
Insomma una serie di concetti di buon senso che facilmente potrebbero diventare di senso comune. Ma allora?
Il problema mi pare si ponga non appena da queste proposizioni di senso comune si passa alle trasformazioni che l’affermarsi di questi concetti di senso comune presupporrebbero. Per esempio la gestione tecnica e manageriale delle imprese e non più capitalistica; la riduzione della proprietà privata; un sistema fiscale fortemente progressivo (ed efficiente); l’eliminazione dell’economia finanziaria; l’eliminazione di ogni forma di eridarietà (che non fosse di natura affettiva); la riduzione dei consumi opulenti; ecc. ecc.
Ammesso che esistessero le forze per affermare tutto ciò,  questo è possibile in un paese solo? Tutto questo è possibile senza una forte organizzazione politica?
L’impresa di Landini, ammessa a che avesse questi connotati, appare disperata, ma non si può restare inermi e apatici. In questa polarità si gioca la tragedia e la speranza della politica ai nostri giorni.  La “battaglia culturale” (come si diceva un tempo) appare fondamentale per dare corpo a questo possibile senso comune, e un ruolo fondamentale lo gioca lo svelare la verità, mettere in chiaro gli inganni del nostro tempo, le mistificazioni ideologiche, le false promesse e gli stereotipi consolatori. Il legame internazionale appare una necessità.
Il capitalismo marcisce, nonostante le grandi affermazione di soluzione della crisi, e rischiamo di marcire con lui.
La guerra è sempre più una costante, morte, violenza, distruzione, e noi insieme.
Non si può stare immobili, non si può pensare di essere fuori. Non si può essere inattivi e apatici.

Titto Boeri
Il professore Titto Boeri è apparso come un economista di sinistra o almeno progressista. Ma da quando è asceso alla presidenza dell’INPS ha perso, almeno così mi pare, il suo smalto.
Appellarsi alla sostenibilità del sistema pensionistico mi pare faccia dimenticare che di uomini e donne si tratta. Tirare fuori, sempre nell’ambito della sostenibilità del sistema, la questione delle pensioni contributive e salariali, non è un tratto di innovazione.
È certo che il sistema pensionistico presenta discrepanze, ma il punto di vista non dico progressista ma soltanto umanitario dovrebbe prendere le mosse dalla necessità di assicurare una pensione dignitosa (a prescindere dal criterio di contribuzione) a tutti, in grado di permettere una conduzione di una vita normale, e la definizione di un ventaglio all’interno del sistema, tra questa pensione dignitosa minima e le pensioni superiori (diciamo 5 volte al massimo?). Questa impostazione comporterebbe alcuni tagli ad alcune pensioni stravagantemente alte e la richiesta al tesoro delle risorse necessari per garantire un nuovo sistema pensionistico.
Certo ci sono i diritti acquisiti, ma siamo certi che su questi non si possa intervenire in punta di diritto?
Da un presidente come Boeri non ci si aspetta una razionalizzazione sostenibile del sistema, ma un sistema pensionistico che garantisce la sostenibilità ai pensionati. Mi sarei immaginato una sua presa di posizione su quello che appare sempre più un imbroglio come il sistema della pensione integrativa.

Graziano Derio
Il nuovo ministro delle infrastrutture risulta essere stato uno scienziato prestato all’amministrazione (Sindaco); un amministratore prestato alla politica ed ora un politico prestato al governo. Che si tratti di un uomo onesto non si dubita, la qual cosa al ministero delle infrastrutture è cosa di grande rilievo. Ma quello che preoccupa e la sua capacità. A fianco di Renzi, come si dice, è stato l’uomo macchina, può darsi che in questo sia molto abile (non esistono parametri di giudizio a tale proposito), ma a lui si accredita la riforma delle provincie. Un pasticcio da cui non si sa come uscirne. Così come l’ennesima decisione a favore della formazione delle città metropolitane, che da vent’anni sono sempre le stesse. In vent’anni il mondo è cambiato tranne le città metropolitane italiane.
Ora questi provvedimenti attribuiti al nuovo ministro delle infrastrutture non depongono bene.  Pare che a Derio manchi la capacità di analizzare gli effetti delle sue decisioni. Che per un ministro non è poca cosa.

Massimo D’Alema
Da sempre giudico Massimo D’Alema un politico di vaglio, anche se non condivido nessuna delle sue scelte e delle sue strategie, ma è sicuramente intelligente e capace.
Quello che ha sempre disturbato della sua personalità non è tanto la sua antipatia, che considero un tratto simpatico della sua personalità, quanto l’esibizione dell’ascesa sociale, sempre fastidiosa ma fastidiosissima in un politico. Su questo le sue défaillance dello spirito, ma forse anche dell’intelligenza, sono molte. Vale la pena di ricordare la querelle, di tanti anni fa,  se non sbaglio con un proprietario di un cane che gli aveva “rovinate le scarpe pagate un milione di lire”. Perché un uomo politico deve “produrre del vino” (se non fosse una tradizione di famiglia e non il cedimento ad una moda) che vende alle cooperative? Perché scoppiato lo scandalo politica, non giudiziario, deve farsi bello in modo arrogante che dopo lo scandalo sono aumentate le richieste del suo vino? Perché un uomo politico di prestigio deve piegarsi al fatto che una cooperativa compri 400 copie del suo ultimo libro? (le case editrici hanno dei settori commerciali preposti alla diffusione dei libri).
Insomma sarà intelligente, sarà perspicace, sarà autorevole ma soffre di una debolezza sociale pericolosa.

  

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