Mentre discutiamo del tasso di fascismo
contenuto nel pensiero di Giorgia Meloni, la destra al governo mostra la sua
faccia.
Se qualche provvedimento del governo sembra
venire incontro ai bisogni delle famiglie (soprattutto di quelle bisognose), la
sostanza complessiva mostra uno sdraiarsi sulle domande del padronato.
Basti pensare alla distribuzione dei
vantaggi che deriverebbero dalla modifica del cuneo fiscale, a vantaggio soprattutto
delle imprese (neanche Draghi aveva fatto una cosa simile).
Come pure il privilegiare le famiglie
più numerose richiama alla memoria la politica demografica del governo di
Mussolini, indifferenti alla crescita della popolazione mondiale.
Mentre l’accanirsi del governo contro il reddito di
cittadinanza ci pare un indicatore chiaro di chi pensa di premiare il governo
Meloni e a chi pensa di chiedere i soliti sacrifici.
Tutto sembra molto chiaro, ma a
protestare, fino ad oggi, sono solo gli studenti contro l’attacco alla scuola; una
strategia in atto da anni per accrescere la natura di classe della scuola e renderla
funzionale solo alla tipologia di manodopera
che il sistema esprime (ma forse è il sistema che andrà aggredito e
trasformato).
Le opposizioni sembrano aspettare il
passaggio in Parlamento per dare battaglia, ma alla fine farà un’opposizione
poco incisiva essendo, appunto, minoranza.
Si può sperare in ulteriori errori del
governo che possano irritare i lavoratori che pure l’hanno votato. Ma anche qui
non è chiaro se esistano forze politiche
pronte a cogliere la possibile opposizione nascente tra i lavoratori.
Il dibattito che si svolge nelle pagine
di La Repubblica sul futuro del PD, spesso pare muoversi in un ambito di vuoto
delle realtà e dei problemi del paese, né pare che la sostituzione di Letta
alla segreteria del PD per correggere la sua indeterminatezza (onesta) sia la
soluzione per la sinistra. Non si tratta di indeterminatezza, ma di una scelta
di campo esplicita e determinata
elaborata nelle sue finalità e nei suoi mezzi.